Uno scatto d’energia e sarò al di là del guado!
Il sorriso che da molto ormai il fiore di mia vita colora sento che colore darà ancora soffio che non cesserà mai
Per cessata pioggia discesa nel guardo: penetrò, per fulmineo impeto, in geometrici giochi d’antenne. Decade dalla mia gronda un gocciolio di ballerine che infrangendosi al suolo innalzano una danza schizzando
Al modo d’un libro passa mia vita Come per prodigio quasi fossi ebbro la sento colorita sotto un cielo mai grigio
«Ah, sor Giovanni mio, so’ disperato!! Mi’ fijo Peppino cià cinquant’anni: ancora nu’ lo vedo sistemato e purtroppo me combina solo danni!! “Nun cià un mestiere fisso né un lavoro,
La Natura Nell’attimo fuggente S’immerge nell’eterno Ed è qui, subito, ora Che il bianco si colora
L’Uruguay, molto prima del resto del mondo, accetta il divorzio, il rispetto per la dignità della donna (nel ’38, mentre noi vinciamo il secondo “mondiale”, qui le donne vanno a
Lo specchio incrinato lo specchio fatato lo specchio velato. Il viso indagato Lo sguardo illuminato L’umano finalmente sognato
Amore per niente Povera gente Guardo su Nel cielo blu C’è la pace e la quiete E non si soffre di sete Guardo giù Sempre più C’è tanto dolore E
Decomposizione sedimentaria Morti viventi già fossili nelle intercapedini negli orifizi degli edifici e sonnolenti in piedi per movimenti deambulatori e peristaltici ferruginosi e plastificati all’escrescenza alla putredine focolaio di pusillanime
C’è chi parla di sé C’è chi scrive di sé C’è chi mostra di sé sempre per lo stesso motivo… Perché poi… c’è chi compra uno sguardo, un sorriso.
Guardavo il cielo, il mare, le montagne, gli uccelli, la gente … E sentivo di doverli raggiungere toccare, cercare … Solo così avrei placato quella fame d’inquietudine quella sete di
Tra le quercie Tra i pini Per i prati Di Tuscolo. Splendidi panorami Immacolati, relitti. Brutte, disgustose, ripugnanti vedute e occhiate, sulle "modernità", "romane", d’insieme e dettagli.
Piove improvviso autunno, ma tu lo senti amore mio? Lo tengo in vellutate gocce fin qui lasciate dal vento a scorrere sopra un vetro: schizzi di sperma ramingo che presto
Quello che in testa sento quando tutte le parole finiscono è una stagione di luce passata simile a una notte ripetuta più volte come dio nella disperazione su una terra
Quasi mai lasciamo sciolte le briglie delle nostre emozioni non le mostriamo le reprimiamo non le seguiamo ci costa fatica ma è così mai scoprirsi per come siamo qualcuno potrebbe
spruzzo di rugiada la faccia incatramata in quest’alba torva in quest’aria infuocata
Mirate la Luna di Nemi la triforme Luna di Diana, il pallido disco di Selene cullato nel seno del lago, la seconda poggiata sul mare leggiadra, splendente…. mentre vigila in
Dov’è quel dolce immaginar di me quando primo non c’era idea del mio destino e non duro era mio futuro Viveva il presente mio corpo immerso in pura essenza
Sempre aspra e superba fuori pare mia alma acerba ed ecco che misero mortale agito qual fosse male come se vivesse dolore questo mio immenso amore e la speme è
Come fossi fratel celato sempre lui mando avanti Me pensai tutto ciò ch’egli ridisse Me sempre osservo lui e muto suggerisco frasi e azioni Ciò ch’io non feci mai lui
Una poetessa dentro la cronaca nera [2° parte] Nessuno ha potuto confermare appuntamenti di Delmira con altri uomini oltre a quelli con Enrique, il tutto limitato alla deduzione che, se
La mia foto ingrigita ha il sapore inevitabile di un alibi traballante nessuna novità nel parco giochi solo un’impronta di bimbo nella sabbia granelli alcolici portati via da un vento
Nella sera della mia vita si è stasera spenta una stella. Brillava da tempo, unica figlia di un passato breve ma felice. Era il fuoco della mia voglia di ridere,
Ecco, vedo una grande festa nell’Universo. Gioia e clamore In un abbraccio spirituale. E Voi, miei amati, rivolgete un pensiero che si stenda sopra le nostre teste. La Vostra mano
C’è un sentiero dorato che si dipana così a tratti nel pulviscolo nebuloso di settembre. A tratti risplende sì risplende Il sole a sé lo conduce e l’illumina di piccole
da qui di dentro l’ingresso sono già là che d’ologrammi a destino di tutta la storia s’è fatta compiuta ma di guardare ancora dei quadri a ologramma so’ ancora quelli
Breviario di presenze che la notte brucia e al postumo è conferita lineare soluzione che di vento caldo s’è costruita a infermità di sempre.
Dio mostroso dalle fauci bavose grondante di spuma del mare dio impietoso che emerge dalle onde tempestose…. Si ritira. Il lavoro è fatto sotto gli zoccoli dei cavalli terrorizzati il
Memoria informe a ricordare l’esistito che adesso appare a rimembrare d’allora che Presente non fui