Alla memoria di Gino NataliniL’ultima boccata di fumos’è spenta nell’aria da tempo.La lampada delle tue insonnienotturne, se l’accendo,invia spettri di luce a cercarei fantasmi di un fiato.Qui nella terra di
Raccolgo le spighe cadute per mandarti un po’ di pane.Raccolgo con la mia mano spezzata ciò che è rimasto di soleper mandartelo e perché te ne possa vestire. Ho sentito
Il suo voltoillumina il guancialeIl suo aliareprofuma la notteNel suo senoracchiude un cuoredolce prigionedel mio amoreMollementecon dolcezzadeponi il caposul mio senoAmorevole volauna carezzasui tuoi occhisulle tue labbrati avvolge, caldati acchetaTenero
Vorrei star soloVorrei non cercarefuorich’indica meVorrei ascoltarerumore di meche vien da dentrointimosingolareesclusivoVorrei sentireorigine d’essenzaspecchio del futurosicuro luogoove riflesso di mesempre sarà
Non m’ingannanoi tuoi capelli bianchi, le tue rughe.Sento l’odore di te, aspro di desiderio e rabbia,quando solcavideliriper tenermi in pugno.
Quando c’eri e mi davi giovinezzae camminavo nel verso del mondonasconderti era facile, portartinell’impeto infantile d’una corsasospinto dalla voce ancora vivache mi batteva dentro il sangue: facileera difenderti agli sguardi
Sul lido segretoe candido come una colombasentimmo la sete a mezzogiorno:ma l’acqua era salmastra.Sopra la bionda sabbiascrivemmo il suo nome:fortunatamente soffiò la brezza marinae cancellò la scritta.Con che cuore, con
Uno sguardo rapace,un’idea fugace,un fiore non coltoin quell’angolo distortodi passione e di rabbia,come un pugno di sabbia,spazzato dal ventoin un soave tormento.
Tu ragazzinocol ciuffo e la camiciaa quadridicesti: Africa.E ti sedesti.Io seguii la pista dei leoniper trovarti, e fu il deserto.
Fra i corni del monte orientale gioioso movendosi,osservato dai loti con il riso dei volti di loto,allungate le tenere dita dei raggi,si leva nella volta del cielofestoso per il canto
L’Andalusia non è un vocaboloGuardaColori di musicaTracced’amantiNon cercare altro luogo,Quil’Andalusia dell’acquae la tua Andalusia. (trad. F. De Luca)
II tempo futuronon è la tua vita futura:ci sarà chi al tuo postocostruirà e vivràquel che chiamiamo avvenire.Futuro è il tempo di un verbo,futuro è uno spazio da esplorare,futuro è
Voi che di notte risplendeterischiarando i vicoli stretti,sempre pazienti e uguali siete,voi – le stelle dei poveretti;e l’uomo che a caso procede,di notte, ubriaco, nel gelo,alzando la testa vi vede,e
Signori, degnatevi di udirel’aria del famoso La Palisse,potrebbe farvi divertire,se mai essa vi divertisse.La Palisse era troppo indigenteper dar lustro al suo casato,ma non gli mancò mai nientefinché visse molto
La vita involontaria della vitale sue forme inesprimibili energieche nessuna bocca può tradurrei suoi linguaggi privi di paroleluce di silenzi tra le vieraggi all’infinito dei poteriombre dentro i giornisfumano illusioni
Lembo di spasmo all’angolo del cielotu non sai cosa farne della mia voceForo di vertigine nella memoriatu non sai cosa farne del mio gridoL’ala del vento spezza la spiaggiail buco
O tu che guardi dalle finestre un bel ragazzoe appari come vergine nel volto:sei già donna nel grembo. (trad. S. Quasimodo)
Come nuvole che passanoe scompaiono nel cielo.Come nel cielo le nuvole d’agosto.Questo, questo noi siamo.
catene metabolichee continuità della vitame dentro la vitache la vita scambio di med’un corpo biolicoe del metabolismoe degli umori
facce d’amoree facce disprezzocomunque dagli appuntiche nella menteche poichi della mentedi quanti gl’appuntinulla ricordama solo insegue
Si, al di là della genteti cerco. Non nel tuo nome, se lo dicono,non nella tua immagine, se la dipingono.Al di là, più in là, più oltre.Al di là di
O frenetiche notti!Se fossi accanto a te,queste notti frenetiche sarebberola nostra estasi! Futili ventia un cuore in porto:ha riposto la bussola, ha riposto la carta. Vogar nell’Eden!Ah, il mare! Se
Non puoi offrire il tuo sorrisoSe non ne hai davvero unoFelicità & sofferenzaTutto questo ti rende chi seiDiventa la tua vitaFa’ che la vita diventi tuaLiberati dell’egoLascia tutto quel che
(da: “Suono e visione”) Vengono i giornie vannorapidi e lentipania di vischioquercinofilato dai druidi.
Sogno un sentieroche forse non c’èAi bordi dell’oceano nerol’onda illumina la spiaggiacon bianca spumaNon posso entrareho pauraPosso soloseguire la spumaA volte vedo un Aironelasciar la rivainvolarsi verso il nero oceanolontano
Sei la mia consolazione più pura, sei il mio più fermo rifugio, tu sei il meglio che ho perché niente fa male come te.No, niente fa male come te.Bruci come
Ti tengo stretto negli occhicome un sogno al risveglio, quando sul confineabbraccia gli orizzonti.
Indosso il suo vestito d’acqua e sale:è un saio di freschezza nella luce.Capriole e poi panciate e piroettevoraginosi tuffi e finti crollipagliaccio buffardello cambusiereio rotolando sguazzo e mi crogiolom’inondo e
Scrivo parole che vogliono essere lettee rilette,giorno dopo giorno,astio dopo astio.Giacciono in un cassetto apertoaspettando qualcuno…
Col solela melodia danza:crepuscolo mattutinodi luna tiepida di saleche la marea soave soffiala bruma.