Crepuscolo autunnaleORE 17ultima luce a destra,–>lì, oltre il cavalcaviaarancio e amaranto.Multipli fari solcanoasfalto, esposizionedella retina 1/125°.Diaframma apertoe obiettivo puntato:orizzonte, futuro.Staziona la gru,l’ultima luce cinge,e ti respiro col cuore, senz’affanno, appagato,nel
Nessuno grida di gioia per essersi svegliato,Soltanto gli uccelli all’alba, gli uccelli dietro la finestra,Tutti temono ciò che il giorno porterà loro,Soltanto noi sul ramo no.Nessuno vuole rinunciare a ciò
Anche il ricordo s’infoibaNel sangue della tua terra rossa.Nell’aria rimane l’urlo di gabbianoDella tua gente dispersaE la voce del mare, sempre uguale.
Si è levata di notte,improvvisa, violenta,è passata urlandofra sartie, alberiscuotendole barche al sicuro,forse la boranon mi vuolein questa terrache non è più mia.
Lembo di spasmo all’angolo del cielotu non sai cosa farne della mia voceForo di vertigine nella memoriatu non sai cosa farne del mio gridoL’ala del vento spezza la spiaggiail buco
La chiave di violino,ferma sul pentagramma,sorveglia le sue notecome fosse una mamma.Voi: Sol, Re, Mi, venite qui,non sporgetevi dal bordoe riprovate quell’accordo.Si, Do, Fa, cosi non va,questo suono è poco
Il tuo Natale èun vecchio presepealla porta a proteggertidalla cattiveria del mondoe la pasta di sfogliabuona che aspetta– solo – noi in frigonel silenzio della casaaltri natali brevi e intensifra
T’avviluppoin un caldo sognomai natoe sospesoaspetto d’addormentarmi.
La vita lontana ormai da mecome nell’infinito dispersa.Ma il Natale e il tuo ricordo, madre,sono il risveglio di questa mattina.
Volano come angeli di Nettunoalcuni aerei nel cielo che li sfolla.Resta la linea labile d’esecuzionefra un aeroporto e un’annientata folla.
A faticasalgo le montagnepiù ripideper raggiungerei miei ultimi anni.
La mia musica è solcatasul cristallo di una coppache risuona ad ogni sfioroAddolcisce la mia vitala trasformacome fosse un partosenza travagliola generazione d’un esseresenza doglieAd ogni toccofa vedere dove non
In un campo di patate, sul finire dell’estate,si riunirono pimpantiquattro noti musicanti:c’era Grillo col violino,c’era Tordo col clarino,e Zanzara e Calabronecon la viola ed il violone.Al concerto eccezionaleinvitaron due cicaleper
Se hai scopertoche tutti gli oracoli ingannano,che tutte le strade portano a te stesso,cosa farai delle tue prossime paure?Se hai scopertoche gli astri mentono– o forse si sbagliano –che farai
Terra mia, abbandonataMai stanca d’attendereImpossibili ritorni.Vanamente richiami i figli dispersiChe da lontano ti sognanoE da vicino ti piangono.Terra promessa, non più ritrovata.
Da’ l’allarmeraduna i tuoi amicinonquando urlano le ienenonquando ti gira intorno lo sciacalloo quandoabbaiano i cani da guardianonquando il bue aggiogatofa un passo falsoo il mulo inciampa all’arganoda’ l’allarmeraduna i
Signore: è tempo. Grande era l’arsura. Deponi l’ombra sulle meridiane, libera il vento sopra la pianura. Fa’ che sia colmo ancora il frutto estremo; concedi ancora un giorno di tepore,
Provate a immaginarlele rondiniinvece che garriregridare di disperazioneper il volare senza posa.
Una città distrutta,senza un filo di vento.Il silenzio è dolore,pace ma sconfitta. (Concorso A. Michetti, 2006)
Giungerà l’amata,mi circonderà con le sue braccia,coglierà ogni cambiamento,comprenderà ogni inquietitudine.Da nere correnti, da tenebre fìtte,del taxi dimenticando aperto lo sportellosalirà di corsa i gradini decrepitiin una febbre di felicità
È difficile in questo mondo ottenere la Pace,in questa società troppo veloce e vivace,sempre alla ricerca di ideologie,trovandole spesso nelle ipocrisie.Ragioniamo in tutti gli argomenti,tenendo nascosti i propri sentimenti.In ogni
Abita la Notte nelle cose:ma il cuore più profondo, il seme è d’oro.Bruciano le stelle il firmamentocome lo sguardo i vetri alle finestreche di lontano abbagliano al tramontoe luce e
Penso alla morteproiezione futuradel corpoIl tempo non ha piùil suo freddo mantelloSi è adornato di lucee caloreGocce dorate d’amorehan trillatoPuò l’amore divenirpolvere e fumo?Possono le ideemarcire nella terra?I miei pensierii
Giorni d’intenso, circostante freddo:ieri tramontana, oggi pigro nevischio, l’arrabattarsi tra un cielo sgombroe l’uniforme, conforme grigio all’ultimo orizzonte percepito.Tutto prossimo al Natale, al gelo,ragnatela di cristalli sovrapposta al cuore.Astanti analgesie
Sale dalle fratture della terra il sangue verde del nuovo risveglio.Sale dal profondo la memoria vivadella pietra lanciata nell’azzurro.Sale il profumo della rosadal groviglio di spine che l’arrossa.Tornano i sogni
Andai a trovare la Morte, tante volte era venuta senza incontrarmi.Parliamo, le chiesi.La Signora mi fece accomodare.“E’ lunga la tua vita, Signora Morte”.“Mi nutro bene”.“Oggi hai già mangiato?”“Stavo appunto per
C’incontreremo allora, forsea metà del ponte di paneche riporta a casa –chiari di silenzio e arcobaleno,muri senza altezza:due luci che s’immergono i colorie scoppiano di senso,due bimbi che si prendono
Conosci il paese dove fioriscono i limoni,Le arance dorate ardono tra le foglie scure,Un venticello soave dal cielo azzurro spira,Il mirto è placido e alto l’alloro si erge?Lo conosci forse?
AIl’inizio era il silenzio.Poi il vento passò tra le cannee il suo soffio diventò melodia.Sulla spiaggia risuonaronole onde del maree il rombo del tuono squarciò il cielo.E l’uomo che era
Ella gioca come una bambinaE penitenza è il gioco,Fantastico e sfrenatoPoiché la fine del giornoIndica che presto qualcunoVerrà di casa a dirle –Benché il gioco sia solo a mezzo –«Vieni