Come un cuore che si ferma ascolto cadere le tue ultime gocce, dopo tanto soccorso all’arsura. Il muro di cinta della piazzetta
II Dio del Vento e il Dio della Neve mettono in mostra la loro raggelante potenza. Che io sprechi vino per dar forza alla mia poesia
Quante volte t’ho atteso alla stazione nel freddo, nella nebbia. Passeggiavo tossicchiando, comprando giornali innominabili, fumando Giuba poi soppresse dal ministro
Dolcemente adagiato così come ignaro bambino sulle falde di un versante
Arriva un tempo in cui finisce il tempo e sempre più si assottiglia e aderisce alle rughe della terra e dei massi.
Quasi andavo a letto senza ricordarmi le quattro violette bianche che ho infilato nell’asola
… ho vissuto prima di me stesso in isole senza nome da qualche parte sul mare prima che affondassero
E’ già il tramonto, calano le tenebre Il vento fischia tra le stradine deserte. L’eco dei miei passi rimbomba lento Sulle pietre consumate dal tenpo.
ll cuore degli uomini… …scrigno segreto e magico di iridescente belleza,
Nel cielo terso all’improvviso una nuvola appare. Ancora un’altra all’orizzonte spunta. Oscura il sole, tutto tramuta. Un temporale si riversa sulla terra arsa, bruciata.
Gli occhi tuoi di camoscio, un cucciolo di capriolo sei; avvezzo al gioco; in tuo diletto Anima candida del bosco; scalpitante
Cadon le parole, sfolgoranti una dopo l’altra, inesorate come imperi al culmine, apogei cerchi dentro nemesi compiute
E finalmente cicale stridenti, pini curvi sul mare, odore di cipressi caldi nel sole,
Nembi sghembi e cocente sole, deraglia un treno, ritarda l’altro, cumulo rimborsi, capitalizzo emozioni meditando il viaggio,
(Alla memoria di Alessandra Ferretti) Bave di stelle composero la seta dei tuoi canti di vento. L’oro indossasti come una dea
Ti abbraccio padre contadino, amico della terra, umile e fiero di te stesso. Ti abbraccio e profumi d’antica zolla appena rimossa.
Taci. Salvata dal fuoco del vulcano – in quale lingua le tenui lettere scrivi?
Una superstite del lager ci accompagna, attraversiamo lentamente quel cancello, con sopra la scritta che ha girato il mondo, il lavoro rende liberi
Inchiodato su questa brandina, con gli occhi bendati, il mio corpo giace stanco e dissanguato.
Scusate la mia esistenza, scusate se non appago le vostre aspettative, scusate se imparo più di voi,
Si racconta ai bambini per farli addormentare, sognando principi e fate.
Uomini di parte, giovani idealisti. Piccoli gruppi di semplici cittadini. Soldati non soldati, semi organizzati, schierati per difendere la propria patria combattendo l’invasore.
Colpa tua,colpa mia,colpa di tutti quelli chenon fanno altro che incolparti.
Lo cercano in tanti, lo cercano ovunque, lo cercano attraverso la storia.
Sei ancora a Bagdad, il tuo abito è sempre lo stesso: tulle, seta, ricami dorati,
Parlami di quegli uomini Fratelli di sangue Parlami di quegli sguardi Fermati da sguardi di leopardo