È questo, il mio volto? – Incastonato in uno specchio barocco dove guardo e ascolto il sorriso che smosse i ghiacci e li ricompose Ma quante bugie!! Io mi assolvo
Silenziosa, una voce vola nel Cielo sussurra versi agli Angeli emozionando…
D’attorno le siepi odorose di mortella; in alto, il verde chiaro dei tigli che ombreggiano il prato. Poi, il verde tappeto d’erba che sale il pendio su,
Mi consigli, perché smussare una punta affilata? perché appiattire le creste alle onde ? perché
La mia scrivania. Due foto, mamma e papà. Lei le nozze di rubino, lui un compleanno. Nessuna insieme, entrambe venute male.
Parte dei pensieri ch’emergono in me sembra non appartengano a me il mondo esterno penetra
Già da più notti s’ode ancora il mare, lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce. Eco d’una voce chiusa nella mente
Come la paura non uccide mai ma alimenta la morte che diviene paura di morire come la paura arrischio dentro di me la veglia della vita
A vederlo magro così stranito un gomitolo grigio accanto a una scarpa fuori di senno quasi a sentirlo tutte le mattine
Una volta intrapresa la Via Tutto gli ostacoli che incontri Diventano opportunità Come può intimorirti il buio
Sul lungomare zona di operai e badanti seggiolina di plastica rattoppata col fil di ferro
Troppo breve la vita per coglierne essenza, troppo lunga per sopportarne l’empito.
L’ incontro dell’anno Il matrimonio del secolo La gara della vita Volare troppo alto uccide la vera vita
Una sera, Galatea m’ha sbattuto la porta in faccia, lanciandomi dietro come saluto parole d’offesa.
Fin da precoce età Imparai a montare i cavalli Che pascolavano nella tenuta di mia nonna
Ci separeranno, non avranno pietà di noi oltre la ruota dei secoli. «Si amarono umanamente, disperatamente. Non hanno avuto figli».
Se avessi sollievo nel ricordare correndo con il pensiero ritornerei a quei giorni in cui ero bambina
Tutta la mia vita passata non è più mia, Le ore volanti sono andate Come sogni passeggeri abbandonati Le cui immagini sono tenute in serbo
Se fosse un uomo,peccherebbe di ambizione.Se fosse un’opinione,si perderebbe nel dubbio.
Anche a me capitanegli intervalli d’esistenzaritrovarmi dentro una domandauno degli infinitiimmensi
Onde neretornanodall’orizzontesenza novelleSi frangonosu sabbia nera
Scrivo il tuo nome sul vetro e sul ghiaccio lo scrivo sulla barchetta di carta sulla sabbia scrivo il tuo nome lo scrivo sul minareto.
se tu venissi come allora agile nei miei occhi quando mi nascondevo dietro i capelli
Finita è la notte e la luna si scioglie lenta nel sereno, tramonta nei canali. E cosi vivo settembre in questa terra
All’alba, piccolino, avverto il peso immenso dei libri che porti.
Mi hai donato una rosa con tanti petali e tante spine. Dopo tre giorni i petali caduti
Eternamente dato alla distanza e risospinto a riva, senza posa a macerare i giorni, a digerire i cicli delle andate e dei ritorni
Milioni di ragionamenti per due sole opzioni: osare o no. Ad ogni passo della propria vita c’è un bivio,
La mano è stanca di scrivere, il mio acuminato strumento non è più saldo. La penna, becco sottile, lancia uno spruzzo, scuro come scarabeo, di vivido inchiostro blu.
Che fai laggiù bambinetta Con quei fiori da poco tagliati Che fai laggiù giovinetta