Aliti di vento si alimentano.In un istante improvvisoun fresco contatto ormai inatteso.
Con dispiegate velela nave s’inoltranel buio liquido specchioormai lontanadalle bianche spumedella rivaUn’immensità di stelleaccende il nero mareluminosa isola appareombra viva del tempoAmo il bludel cielo ampie disteseladdove umana folliagenera i
Quando gli ultimi rairendon rossastroil mondo a me vicinoohimè comprendoche un altro giornosenza tua voceè passato
A braccetto attraversano la via,Il ragazzo negro e il bianco,Il dorato splendore del giorno,L’orgoglio oscuro della notte.Dalle imposte socchiuse la gente negra osservaE qui la gente bianca parla,Indignata per questi
Ha conservato il suo colore rosa il fiorenel buio della notte.Quando una lama lo tagliò non ci fu terrore,non ci fu dolore, per il fiorefu come un improvviso colpo di
Questo buio che grondasui capelli, sulle pieghe di case,antiche tappezzeriequesto buio di mezzomattino invernale, di fine cementosciacquato dal temposi fa più vivo di me che pocoa poco con te lo
a dimenticare la sera ogni volta…sera…sera t’osservo tramontotutte le volte come la prima,e a riscriverti mattinail foglio a mutare rossosenza che nel pensarsi sia mai mosso
Piove!La finestra sulla stradaaccoglie acqua e vento,sui vetri l’interminabile ticchettio.Non è più pioggia,è un uragano.Il camino in casascalda il cuore e l’ambiente,mentre fuori l’albero di Natales’illumina ancora.La pioggia non conosce
Ho preso del fangoNe volevo fare un uomoMigliore di meMa era troppo melmosoAllora ho aggiunto terraÈ diventato troppo duroVi ho versato dell’acquaMa scivolava viaAllora ho capito…Io non sono Dio.
Cosa c’è dentrogli occhi di vetrodel cane travoltoa bordo stradaLa corsa sfrenataverso una carezzavitale o assassina
Ben oltre le ruvide zolleSvanita da un pezzo la stradaScintillano l’ultime polleE il culmine colma l’arcataDi su da la cresta del colleDi là dalla vetta argentataDa sopra il profilo un
Non ho vogliadi tuffarmiin un gomitolodi stradeHo tantastanchezzasulle spalleLasciatemi cosicome unacosaposatain unangoloe dimenticataQuinon si sentealtroche il caldo buonoStocon le quattrocaprioledi fumodel focolare
“Farai un lungo viaggio”disse la zingara e rinchiusele dita nel palmo della mano,insieme al mio destino.Ora so quel che non volle direLa zingara dal volto di cartone,la gonna colorata, i
Cosa vuole ? Chi è ?Com’è finito dentro la mia vita?Può esistere per meSe a malapena esiste per se stesso?Mi sento illanguidita.Che faccia ho ? Che faccia ho adesso?Da un
Ieri ti ho vista triste,anch’io mi sono rattristito.Condivido con te ogni emozione,tu ci sei sempre stata.Noi due siamo come il mare e la spiaggia,sempre insiemea godere i raggi luminosi delle
Anche se ho imparato bene la mia parte,trema il corpo bagnato di freddo sudore.Non ho creduto con fiducia in me stesso,per dimenticare la prima e l’ultima parola.Tutt’intorno da tempo si
Adesso fa notte – fa preghiera.Apre le serrature del silenziofa apparire la mappa sideralee ci inginocchia per quello spazio immensofra qui e l’orlodel cominciamentoquando le spine dorsalistanno tutte stese. (“Senza
Vero faro di Alessandria,figlia della ragione,utero delle idee.La furia di quel DioChe non ti vide mai sulle ginocchiaTi travolse,forse perché invidioso della tua luce.Da quel giorno non vi furonoPiù navi
mi ammirano dalla portineriaquella di fronte, non c’è a casa mia,do un tono al condominio popolare.ricevo libri con disinvolturae fiori, dal baobab fino al bocciolo;quello che loro ignorano, lo ammetto,è
Era lìbella fra tuttel’isola del sognoUn sovranola visitòper un breve momentoSubito lei si nascosesi riaccese di blucolore di lontananzaMa l’istantefugacedurò un’eternità
Caro papàio credo (sono sicuro)che quando sei arrivato làle nuvole hanno preso a fiorireper formare boschi pieni di fagiani,acquitrini dove guizzano pizzarde,montagne da cavalcarecon scarponi e gambali leggeri(dimenticati quelli duri
Una cassetta postale all’angolo della vianon è una cosa qualunque.Fiorisce d’azzurro,la gente l’apprezza molto,le si affida interamente,letterine d’amore vi getta da ambo i lati,da un lato tristi, dall’altro allegre.Come polline
Con graziadispiegate son l’alinel volo della vitaconfidente e sonnolenta
La tristezza mi assale,le mie lacrime cadonocome chicchi di sale.La felicità condizionata,perduta nell’ariain un immenso d’ombra.L’umore umano:un cane bastonato.
Un pianto arriva dalla lontananzadei millenni,un pianto attesodisperato e dolce.Un vagito che s’alzasopra livori eterni,sopra le rocce sgranocchiatedai fulmini,sopra le case senza pacee gioia.E vola su deserti e marisopra foreste
Odore di limoniColti appena dalla piantaMi giunge nel caldo pomeriggioSapore aspro sulla linguaAgro in golaE dolce al mio cuorePoggiato sull’erba.
Il madonnaro osserva il suo dipintostintoe il fondo del bicchiere.L’esistenza trascorsa sul sagratosbiadiscecome il celeste mantodi Maria di Nazaret.
Si accodano gli attempati giocatorialle fila della speranza.I casinò sfoggiano luci e colori,il fruscio delle carte si mischiaal suono delle slot,al rollio della pallinae la puntata massimaè il risparmio d’una
Non rispondono all’appello, sonodispersi ai bordi della terra, hannoil segreto della linea che trema, sono uscitidalle vene dell’essere amato e orapotete vederli, di sera, verso le tangenzialichiedere silenzio con un
Locvizza il 30 settembre 1916Si chiamavaMoammed Sceab.Discendentedi emiri di nomadisuicidaperché non aveva piùPatria.Amò la Franciae mutò nome.Fu Marcelma non era Francesee non sapeva piùviverenella tenda dei suoidove si ascolta la