Zattera di corde intrecciateil corpo dell’amatomi sostiene e dirige.
Come coperta troppo cortaè la ragioneSe la tiri da una parteDio ti illumina
Bevi vino, rinfrescati: la stellad’estate tornò in cielo e lo sciroccocalò pesante e regna su ogni cosa la sete.
Non so dove vive la mia Musa:forse in una conchigliain fondo al marein un soffione dissolto dal vento
Alla taverna dei peccatisconfina leve il guardoverso allegre prostituteimmerse nei banchetti;
Masticare rumori di casacolorare sedili in cui si posala lunache riposa in fienili di ricordi
La chiusa angoscia delle notti, il piantodelle mamme annerite sulla neveaccanto ai figli uccisi, l’ululato
Cristo e Karl,Karol e Fidel,lo spirito attraversail vento del mondo.
Sarà un cielo chiaro.S’apriranno le stradesul colle di pini e di pietra.Il tumulto delle strade
Che cosa è venuto a cercareAll’incrocio dei continenti alla derivaQuesto fanciullo fragile allattato alle mammelleaffamate di mondi deformi?
Fu un amore, amici, che doveva finire;credemmo che gli uomini fossero santi,i cattivi uccisi da noi,
Già il tepore che scioglie le neviriporta primavera, e già al dolcesoffiare dello zéfiro si quietanoi furori del cielo equinoziale.
Case anguste e freddea lume di candelaassistite alla megliodalla nonna del nascituro
Pini, figli di Roma,tronchi incrinati, specchi del tempo,streghe che siedonosui collie che sanno.
Ho guardato ad una porta che non si è mai aperta.Ho camminato per strade a me ignote.Ho cercato una persona mai nata,Ho sposato la solitudine come compagna.
Ben oltre le ruvide zolleSvanita da un pezzo la stradaScintillano l’ultime polleE il culmine colma l’arcata
Fratelli d’Italia L’Italia s’è desta, Dell’elmo di Scipio S’è cinta la testa.
Signore delle nubiche sei così lontanovieni scendi tra di noida’ un’occhiata in giroc’è una tale confusionel’uomo ha perso la ragione.
Se tu fossi un edelweissIo scalereiLa montagna azzurraPer coglierti
Tu dov’eri? Ti aspettavoin uno stupore giovanile.Il canto inseguiva la tua gola,il tuo assoluto andirivieni.
Le rime sono più noiose delledame di San Vincenzo: battono alla portae insistono. Respingerle è impossibilee purché stiano fuori si sopportano.
Inutilela ragionetra le rovine dell’anima,dove risuonanogli echi profondidelle emozioni
La tristezza mi assale,le mie lacrime cadonocome chicchi di sale.
Perla di luce di stelleDipinta nel verde del mareGemma preziosa e lucenteDiamante di terra solare
Se mi chiamassi, si,se mi chiamassi!Io lascerei tutto,tutto io getterei;i prezzi, i cataloghi,l’azzurro dell’oceano sulle carte,
C’è, io credouna terra anterioreda cui si viene:è persa nello spazio,per questo è eterna,
Uomini o animali,baci o carezze,non muoiono mai,vanno solo un pocoin archivio,
Signore, non sei con me anche se ti nomino sempre.Sei là, tra le nubi, dove la mia voce non giunge,e se a volte risorgi, come il sole dopo la pioggia,