Avevo denti ancora da latte e già disegnavo il mio sogno su lastre di ardesia. Limo le unghie spezzate su croste di ceppo.
Eravamo uguali, nel profondo. Ci distanziammo crescendo. Io aspettavo i colori del tramonto tu, la notte. Con l’intelletto sciabolavi misteri,
Padre irraggiungibile, quando all’inizio fummo esiliati dal cielo, creasti una replica, un luogo in un certo senso diverso dal cielo, essendo pensato per dare una lezione: altrimenti
La fortezza di fronte al quercetofu di Bruidge, fu di Cathal,fu di Áed, fu di Ailill,
Cavalli e fanti e corpi armati in guerraè l’ideale di certuni – navisognano altri – ma il più grande è l ‘amore.
Il cantante di strada è malatorannicchiato nell’androne, si tiene il cuore.Un canto di meno nella notte rumorosa.
E viene un tempo che la tua personasi fa maturando più dolce, si screziail tuo volto di bruna come i fioriche ami, i garofani e i gerani
T’amo come seicosìcoi tuoi silenzicon le tue dolcezzecon le tue durezze
Ma dobbiamo continuarecome senon avessse senso pensareche s’appassisca il mare.
Ed i piedini andavano armoniosiPortando i cappelloni battaglieriChe armavano di un’ala gli occhi fieri
Ramificata e saldamente ancoratarosseggia la vite selvatica sulla rete,preparandosi al riposo autunnale:
Domani di nuovoil chiarore dell’alba mi sveglieràcon un respiro di sollievocon un soffio di speranza
Liberi di parlare, di pensare,di fare ciò che si vuole.Liberi da ogni tabù,da ogni condizione.
Rimarranno riflessi fulgidi di cielodei laghi alpini ch’erano i tuoi occhi,Poeta che dialogavi con le vette.
Se dovessi rinascereVorrei essereacqua pura di sorgenteAcqua allegra e paziente
Dove sono finiti i ladridi fiori,la guerra delle arance,i gelsi e le libellule?
Hai cessato di sorriderementre il fragore dei fucilisono diventati bagliori di odio.
In ricordo di Andrea Zanzotto Treviso, 10 ottobre 1921,Conegliano, 18 ottobre 2011) Nel mio paeseLeggeri ormai sono i sogni,
Mai avuto, io, il doppio dei tuoi anni.Ma cosa dico? certo che li ho avuti,solo che tu non c’eri, eri, vediamo,
Caro, dammi parole di fiduciaper te, mio uomo, l’unico che amassiin lunghi anni di stupido terrore,fa che le mani m’escano dal buio
ehi musica edioma bianca,i capelli uno svolazzare difoglie autunnali
e mi è diffìcile narrareeppure ho fame talmente fame di parolela parola verrà in fondo al versetto
Di fronte la finestra: nello sfondoil cielo, tutto e nient’altro che il cielo,nel mezzo, cinto, da ogni parte, dal cielo,
Alberga nel tuo mondosimbolo di vitacongiunzionedi corpo e anima
Ho lasciato tracce lieviRivoluzioni pensateAmori desideratiApplausi sognati
Cuore mio, devastato da mali senza fine,svegliati! c’è da lottare, ai nemici fà guerra,faccia a faccia combattili, stà duro!