Casa del Maratta
La storia della Casa del Maratta riconduce ad un’antica vicenda naturalmente legata alla figura del pittore ed ad una sua opera che avrebbe dovuto essere accolta all’interno dall’abitazione e che avrebbe dovuto distinguere la casa da quelle ad essa attigue. La presenza dell’artista nella residenza ed il suo sostare nei suoi ambienti per la realizzazione dell’opera ha fatto sì che la casa si impossessasse del nome dell’artista in questione. Lo stesso Marco Bellori nei suoi scritti ricorda il palazzotto che il Maratta acquistò a Genzano per “ripararsi dalle fatiche e dagli incomodi che sogliono apportar gl’anni e l’età lunga” e che ha sede lungo la strada Livia voluta dagli Cesarini-Sforza come asse principale di espansione del paese. La larghezza dell’arteria, l’attenzione per gli edifici costruiti lungo la sua via, la sua posizione defilata rispetto al cuore stretto e scomodo del borgo preesistente favorirono la scelta dell’artista per la strada seicentesca. L’edificio originario venne rinnovato dagli ambienti interni: di questo periodo sono le numerose sinopie a carbone oggi scomparse ma note grazie ad alcune foto degli anni Venti. Sinopie preparatorie per gli affreschi che avrebbero preso forma sulle pareti della casa. Tale opera non vide mai la luce a causa di un improvviso arresto dell’attività artistica del Maratta a Genzano. L’interruzione dei lavori è legata al tentato rapimento della figlia dell’artista da parte di uno dei rampolli Cesarini-Sforza. Tale drammatico episodio non solo indusse il Maratta a lasciare l’attività iniziata, ma lo spinse anche ad abbandonare il paese. La residenza oggi appare composta da sobrie e pulite linee decorative che la rendono simile alle case adiacenti.
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