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Caro Paolo Borsellino….

Ottobre 24
15:48 2010

Lettera aperta all’uomo che darà il suo nome alla mia scuola. Pubblichiamo il lavoro di Giulia Casagrande, classe III D, I.C. Montecompatri (RM), plesso di Laghetto; Anno scolastico 2009/2010, borsa di studio “Premio Lares et Urbs 2010 – Cittadinanza e Costituzione”. Caro Paolo Borsellino, so bene che tu non ci sei più, ma per oggi voglio pensare che tu sia ancora tra noi e di avere la possibilità di scriverti una lettera. Io mi chiamo Giulia, ho 14 anni e frequento la classe III media di Laghetto di Montecompatri, in provincia di Roma. Ti è mai capitato di sentir uscire dalla bocca di uno straniero la parola “mafia”? E magari come risposta alla domanda su cosa c’è in Italia…La mafia, secondo il “resto del-mondo”, l’abbiamo esportata noi, l’abbiamo creata noi, l’abbiamo fatta sviluppare noi…Camorra, ‘Ndrangheta, Sacra Corona Unita, tanti nomi, ma è sempre lei che vi sì nasconde dietro, coperta dall’omertà di coloro che sono vittime e dagli spettatori. Io fortunatamente non ho esperienza diretta della mafia. Mi è venuto però in mente un paragone, forse un po’ azzardato, ma vicino a me… Secondo me il fenomeno mafioso è un po’ come il bullismo: c’è un boss, i sostenitori, coloro che assistono e le vittime…In questo caso a noi hanno insegnato che conoscere qualcosa significa iniziare a combatterla e a vincere. Anche la mafia non è invincibile, e questo grazie a persone come te che non si fanno abbattere dalla paura di una bomba, dalle minacce, e vanno avanti, parlano…Questo coraggio, come è capitato a te, può portare alla morte, ma contribuisce a salvare molte vite e, soprattutto, la “testa” delle persone. Cambiare la testa, la mentalità: solo questo può minare alle radici la mentalità mafiosa. Con questo obiettivo sono stati scritti libri, canzoni, poesie, prodotti film, spettacoli: per me nessuna arma può competere con la parola di un uomo. Oggi di fronte a noi c’è il luminoso esempio di uno scrittore, Roberto Saviano, un giornalista coraggioso che, sfidando tutto e tutti, ha pubblicato il principe dei libri sulla mafia: “Gomorra”. Come è stato per te, anche lui è costretto a vivere perennemente con la scorta. Saviano ci ha costretto a riflettere, ad andare oltre un’immagine del sud Italia tutta gioiosa, solare, con aranci, limoni, pizza…Siamo stati obbligati a guardare la realtà e a confrontarci ancora. Quest’anno ricorrono i 150 dall’unità d’Italia: ma dove sono i valori di solidarietà, di cultura e di istruzione, di uguaglianza di diritti, di uguali opportunità per tutti gli italiani dal nord al sud per i quali si è combattuto? La cosiddetta “questione meridionale” oggi è più attuale che mai. Non c’è dubbio che le attività mafiose vadano anche contro i principi fondamentali della nostra Costituzione. Quando sento le notizie riguardanti gli affari mafiosi al telegiornale mi rattristo, mi viene l’amaro in bocca perché mi domando come è possibile che una terra così bella sia dominata da gente così perfida? Che persone così gioiose, allegre come i siciliani, calabresi, campani, pugliesi ed altri si sottomettono a personaggi crudeli? Probabilmente non troverò mai risposta alle mie domande. Penso che ci sia un modo per far diminuire gli interventi mafiosi, cioè con l’aiuto dei giovani. Anzi penso che i giovani siano proprio fondamentali; infatti sono loro il futuro. Se già essi capissero che la mafia è sbagliata, i boss non avrebbero più seguaci. Un’istituzione che potrebbe aiutare i ragazzi a maturare un’idea contro la mafia sicuramente è la scuola che, nella vita dei ragazzi occupa un posto fondamentale. A proposito di scuola, sai che la mia si potrà chiamare con il tuo nome? Sono proprio felice di questo perché mi fa piacere che la scuola in cui vado faccia onore ad un grande uomo come sei stato tu e lo proponga come modello alle nuove generazioni. Baci.

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