Caro Omero.. ipocrisia religiosa
Molte persone vivono pienamente e intensamente le loro giornate. Alcune di queste sono gestite da uno scambio internazionale “falso”, o comunque strutturato per rappresentare una maschera. Tanto più grande è il grado di complicità, o “felicità”, maggiore è la probabilità di finzione. Il numero statistico delle adesioni ad una religione è in costante diminuzione, vuoi per mancanza di tempo,
vuoi per una cultura molto diversa da quella che ci ha preceduti. In controtendenza, il numero di predicatori tra i fedeli è aumentato, così come la scarsa attenzione per il prossimo – fondamento trascendentale di numerose religioni – che determina un’apparenza effimera e molteplice degli individui che incontriamo ogni giorno. È dunque questa la speranza che ci si presenta? Tanti giudicati e altrettanti giudicanti tentano una purificazione del proprio animo, turbato dal loro comportamento “troppo” distante dai valori religiosi. Gli individui diventano macchine, i predicatori sfiorano la divinità, innalzando ogni qualvolta il loro grado di onnipotenza, superando di gran lunga il loro Dio, poiché “affabili” bestemmiatori. Una soluzione è possibile, ma difficile da raggiungere; si è continuamente sottoposti a stress psicofisici, generati dal denaro e dall’invidia, e ricercare un equilibrio interiore, trasferirlo ad altri, risulta estremamente complesso. Ora l’abitudine è quella di cercare sempre il meglio per restare competitivi, si studia più per compiacere che per piacere, l’uomo, come descrive Machiavelli, tende a volere tutto disponendo di mezzi limitati.
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