Caro-libri
In sella. Si parte. Sì, fra pochi giorni inizierà il nuovo anno scolastico. Mi coinvolge l’euforia di Alessandro che avverto attorno a me. Già, ha ragione: ha 13 anni e il 10 settembre frequenterà la terza media. Invece l’altro mio figlio, il ventunenne Gabriele, si iscriverà al terzo anno di Giurisprudenza. Ma smetto subito di sorridere. Sto pensando, infatti, al caro-libri. Problema vecchio. Gli editori dicono che da anni i prezzi sono mantenuti sotto l’inflazione e che con l’autonomia didattica si deve offrire un’ampia scelta di testi. È vero che c’è libertà di scegliere i libri, ma è anche vero che spesso per poche variazioni si stampano nuove edizioni con l’obiettivo di i scoraggiare l’uso del libro usato e di rendere impraticabili i mercatini tra studenti. La scuola è un diritto che va garantito soprattutto nella tutela delle fasce più deboli. Ho saputo che in Francia, per esempio, i libri scolastici non pesano sui bilanci delle famiglie, dato che le sovvenzioni pubbliche sono erogate da Comuni e Regioni. Si vede a colpo d’occhio che da noi , in fondo, non c’è la volontà di risolvere la questione. Colpa degli editori? Degli editori e di certi politici. Già: e dire che l’educazione scolastica andrebbe sostenuta. No. Qui in Italia molti la pensano diversamente. A quanto sembra. Per una frazione di secondo ho la sensazione di avere sbattuto contro un muro. D’istinto. Superato il momento di sbandamento, penso che forse c’è ancora tempo per ridare slancio alla scuola italiana. Va bene, d’accordo! Vediamo se il Governo troverà la forza di muoversi in questa direzione. Mi costringo a illudermi. D’ora in avanti sarò meno critico nei suoi confronti. Per qualche mese, almeno. E poi? Poi vedremo. Altroché!
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