Carlo Borromeo, teatrante, artista, museologo – 2
Il secondo tema che illustro riguarda le veglie notturne, le processioni e i rituali ai tempi di San Carlo e il suo rapporto con esse. San Carlo rivolge particolare attenzione anche ad altri aspetti, come le veglie notturne, i contatti tra uomini e donne, le processioni con carri trionfali, conviti e agapi delle confraternite, e ancora impone una distinzione tra cena e lavanda dei piedi.1 Vari furono i conflitti di Carlo Borromeo con le autorità civili, nel tentativo di riportare ordine e decenza. Il Borromeo, infatti, individuava il teatro come liturgia demoniaca, e notava che nei momenti di festa si veniva a creare un turbamento al sacro. Uno dei provvedimenti attuati dal Borromeo riguarda la sospensione dell’ultimo giorno di carnevale, solitamente celebrato nell’ultima domenica di Quaresima.
Carlo Borromeo arrivando da Roma cerca di portare ordine nella liturgia milanese, in una Milano già in passato “liberata” dalla peste, attraverso la fede. Il cardinale sulla base di quest’esperienza di salvezza del popolo milanese stimola il ricordo come memoria di un Dio presente e quindi stimola il popolo ad una devozione profonda in cui non viene sottovalutato il timore di Dio e delle conseguenze del peccato. Rievoca la peste in Milano come castigo divino ad una vita spensierata, sottolineando con fermezza che la liberazione era stata ottenuta proprio alla vigilia della prequaresima. Il cardinale richiama rigidamente l’attenzione alla salvezza già avvenuta e invita a non ricadere nel peccato, per non attirare sulla città un altro castigo divino. Il Borromeo invita il popolo ad una vita di preghiera, come nella Lettera ai Colossesi di San Paolo: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!» (Col. 3, 1-3). Diversi sono i contrasti che si aprono tra il Borromeo e le autorità civili, alcune testimonianze sono: «Vediamo non senza continuo nostro dolor… scordate le riforme, niuno pensiero, nonché esecuzione di veri frutti penitenza, più dissoluzioni che mai delli giovani alle Chiese e per le Contrade ove si va alle Stazioni…, moltiplicati gli sfoggiamenti, e pompe, niun termine alle crapule, e alle detestabili conversazioni delle bettole e hosterie, e le Chiese… vote di popolo, e neglette, e quel che serve a disviar affatto, di nuovo introdotte maschere, conviti, giostre, balli, spettacoli… con migliaia di dissoluzioni che ne vanno appresso in questi tempi, specialmente di Settuagesima, sessagesima e Quinquagesima.2 «Stando il S.S. Sacramento… discoperto nelle Chiese dove si celebrano le quarant’hore conforme al laudabile costume, che in questa città e stato si tiene, acciò che il popolo concorra a prepagarlo con le sue devote orazioni nell’occorrenza e bisogni… è cosa di mal esempio e di sconveniente che siano e vadino mascare per la contrada dove si celebrano le dette quarant’Hore, che passino gridando, disturbando, inquietando e divertendo il popolo e devoti Cristiani che sono in la detta oratione. Pertanto… Sua Eccell. Comanda che niuna persona di qualunque qualità che sia, ardisca passare in maschera a piede, né cavallo, gridando, né facendo rumore, con parole dishoneste, né in altro modo di rumori e gridi per la contrada dove siano le dette Chiese…».3 «Strepitavano quasi sulle porte della Chiesa, et intorno, tamburri, trombe, carrozze di concorso, gridi e tumulti di tornei, corriere, giostre, mascherate e altri simili spettacoli profani con pubblico e scandalosissimo disturbo…Oltre che disturbi et impedimenti così fatti, erano spesse volte nella piazza istessa della Chiesa, e le strade per dove passavano le processioni, e per dove anco noi andavamo alla Chiesa, di maniera che alle volte fummo in un certo modo impediti».4
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1 Dallaj A., Le processioni a Milano nelle Controriforma, «Studi storici», 23 (1982), pp.176-177. Crf., Ferri Piccaluga G., Architettura e Controriforma: il «nuovo corso» in Valle Canonica, «Quaderni Comuni», 9 (1980), pp.17 ss.; Bernardi C., La drammaturgia della settimana santa in Italia, p.257.
2 Castiglione G.B., Sentimenti di San Carlo sugli spettacoli, Bergamo 1759, p. 94, (Lettera del Borromeo del 22 febbraio 1579).
3 Archivio Storico Civico di Milano, Gride 3, 61 (2.2.1571).
4 Dal’Editto per la prohibitione di giostre, e spettacoli nelle domeniche e feste, 7.3.1579, in AEM, op. cit., col. 1113-1116.
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