Carlo Borromeo, teatrante, artista, museologo – 1
Il Cardinale Carlo Borromeo, personaggio storico di notevole importanza, studiato ed approfondito da vari studiosi, viene qui presentato in qualità di genio pluridisciplinare, impegnato nella sua missione d’uomo di Chiesa, ben attento all’arte, come espressione di tutto un sapere che ha bisogno d’immagini esplicite per far vivere pienamente il suo messaggio. Vedremo come i suoi intenti di disciplinamento religioso, per la città di Milano, lo portano a vestire i panni di rigido educatore e riformatore in ogni campo, sia nella vita cittadina che dentro le mura della diocesi.
Innumerevoli sono state le sue azioni rivolte al ripristinamento del decoro nelle piazze al fine di proteggere il sacro. E ancora, il ruolo d’evangelizzatore, teatrante, artista e persino museologo, nel suo organizzare la disposizione di materiali liturgici. Un’importante figura che pur con la sua severità avvia il mondo del barocco, che celebrerà lo sfarzo della Gloria cristiana. Il Cardinale Borromeo si attiva per riportare l’ordine della festività religiosa, disturbata fino alla distrazione del vero significato evangelico su cui è costituito l’anno liturgico. Quindi, con un’azione di riforma, riporta l’attenzione al percorso di rievocazione della vita di Cristo. Il primo aspetto che presento, riguarda: La piazza ai tempi di San Carlo. Ai tempi in cui vive San Carlo, la pubblica piazza viene coinvolta, in modo particolare, diventando lo scenario di squilibratezze senza prestare attenzione ai luoghi sacri situati nelle vicinanze, come ad esempio le iconografie mariane poste nei vicoli, o le statue di devozione cristiana.1 Carlo Borromeo si attiva per riportare l’attenzione sul decoro nelle strade ordinando di raccogliere ogni forma d’arte, statue, icone, situata per strada per collocarla all’interno delle chiese al fine di proteggerle da comportamenti indecorosi e ritrarle in un ambiente protetto e sacro. Verranno, successivamente, formati dei gruppi di devoti con il compito di recitare il rosario, che prenderanno appunto il nome di Confraternite del rosario.2 Il cardinale Borromeo combatte contro gli spettacoli profani con la stessa arma, cioè con il teatro stesso, evocando una catarsi di questa forma d’arte, quindi volgendola alla catechesi. Così, come lo vediamo impegnato in una dura lotta contro la teatralità mondana, grottesca e chiassosa, allo stesso modo lo troviamo impegnato a promuovere una forma devozionale, ripulita dal fremito della festa e rivolta al contegno, alla disciplina della celebrazione liturgica, attraverso processioni carismatiche che rievocano i momenti della morte e passione di Cristo. Con San Carlo l’antica processione assume un carattere di evangelizzazione, in una città caduta nell’indecoroso baccano della festività incontrollata. «Innanzitutto alla ricerca di una netta separazione tra sacro e profano e, in secondo luogo, all’invenzione di forme devozionali che fossero competitive con gli spettacoli profani, con l’obiettivo di fare del teatro di ognuno un tempo totalmente sacro o almeno un tempo in cui il sacro per ognuno avesse precedenza assoluta su tutto».3 Una notevole testimonianza ci viene fornita dagli atti del primo concilio provinciale del 1565.4
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1 Cfr., Bachtin M., L’opera di Rabelais e la cultura popolare, Einaudi, Torino 1979. Ginsburg G., Folklore, magia, religione, in Storia d’Italia, I, Einaudi, Torino 1972; Pacciani R., La città come palcoscenico. Luoghi e proiezioni urbane della sacra rappresentazione nella città italiana fra Trecento e Quattrocento, in Ceti sociali ed ambienti urbani, Viterbo 1986; Rivera A., Il mago, il santo, la morte, la festa, Forme religiose della cultura popolare, Edizioni Dedalo, Bari 1988.
2 Cfr., Gatti Perer M. L., Per la definizione iconografica della Vergine del Rosario, L’istituzione della compagnia del Santo Rosario eretta da San Carlo e l’edizione italiana figurata del 1583 delle «Rosarie preces» di Bartolomeo Scalvo, in Aa.Vv., Carlo Borromeo e l’opera della «Grande Riforma», Cultura, religione e arti del governo, nella Milano del primo Cinquecento, Milano 1997. Cfr. in merito al tema delle Confraternite del Rosario: Meerssemann G.G.,op, Le origini delle Confraternite del Rosario e della sua iconografia in Italia, in Atti e Memorie dell’Accademia Patavina di scienze, Letteratura ed Arti, 1963-1964, vol. LXXVI, parte III, pp. 222-225 (I) e 301-327 (II); Rosa M., Pietà mariana e devozione del Rosario nell’Italia del Cinque e Seicento, in Religione e Società nel Mezzogiorno tra cinque e seicento, De Donato edizione, Bari 1976, pp. 217-242; Heinz Mohr G. – Sommer V., La Rosa, Storia di un simbolo, Milano 1988.
3 Bernardi C., La drammaturgia della settimana santa in Italia, Vita e Pensiero, Milano 1991, p.256. Cfr., Dallaj A., Le processioni a Milano nella Controriforma, «Studi storici», 23 (1982), p. 181.
4 Ratti A. (a c. di), Acta Ecclesiae Mediolanensi, a San Carlo Cardinali S. Praxedis archiepiscopo condita, Tipografia Pontificia, Sancti Iosephi, Mediolani , Milano 1890-1897, II, coll. 37-38. (d’ora in poi sarà citato con AEM).
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