Carcerato n.48
Ognuno il suo numero,
ognuno la sua catena,
ognuno i suoi peccati.
Quasi tutti un unico destino:
pane acqua e lavori forzati,
due parole dietro le sbarre e,
all’alba, i sogni muoiono.
La libertà è un miraggio,
50 anni con queste catene
ti annullano qualsiasi sapore.
Ora come ora, se fossi libero
non saprei cosa fare, forse…
camminerei sulla sabbia
in attesa che un’onda
cancelli le mie orme;
oppure:
nuoterei fino all’estremo
per poi ritornare al mio
punto di partenza.
No, davvero non saprei
cosa farne di quella libertà
tanto ambita a simbolo
di vita e di rispetto.
In fondo io sono solo
il Carcerato n. 48, e
di una cosa sono certo:
che la vera libertà,
c’è solo dopo la morte,
perché in vita le catene
sono anche sotto la pelle.
Sì, le catene si spezzano
e i peccati si assolvono,
ma il male fatto resta.
Il Carcerato n.48
questo lo sa!
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