“Cara Europa che ci guardi (1915 – 2015)” di Gabriella Sica
È difficile riassumere questo libro di Gabriella Sica dal titolo “Cara Europa che ci guardi”. Un’opera ben strutturata nella sua complessità e varietà di argomenti presi in considerazione e che, non appartenendo a uno specifico genere, reputo alquanto singolare. Il libro di una studiosa di poesia, docente universitaria e poetessa con attivo diverse pubblicazioni e con importanti riconoscimenti ottenuti. Un’opera con la quale viene offerta testimonianza del proprio vissuto in rapporto alla personale cultura all’insegna di un destino legato al continente Europa; in qualche modo la ricerca della propria identità e, nello stesso tempo, una testimonianza d’amore e di passione per la cultura e la poesia; come pure la ricerca di senso di un impegno intellettuale di studiosa oltreché d’insegnante mossa dal desiderio di fare chiarezza in se stessa.
Un libro scritto con impeto chiarificatore e, nello stesso tempo, uno sfogo culturale liberatorio, un testamento spirituale di una donna che si interroga intorno alla propria vicenda umana legata ad un destino di libri e poesia.
Tante le suggestioni culturali che ci offre l’autrice lungo il percorso lasciandosi andare anche a sentimentalismi e nostalgie: la famiglia, l’amore per la vita, sono elementi che emergono da questa lettura con la quale Gabriella ci offre uno sguardo inquieto sul futuro, ma anche con apertura speranzosa confidando nell’imprevedibilità della vita alla quale sono legati gli esseri umani con le loro improntitudini.
Un libro che sfugge ad una precisa classificazione, come ho accennato, se non quella di essere un’opera di letteratura rispondente ad una pressante necessità dell’autrice di dare testimonianza di sé, del suo lavoro culturale, frutto di anni di riflessioni, di studi e letture concentrati in una scrittura densa, prodotto di una pratica scrittoria lunghissima. Un ribollio di pensieri e considerazioni di carattere vario espresse con un linguaggio letterario elegante e coinvolgente, rappresentanti anche le inquietudini del nostro tempo.
Gabriella non dimentica neppure gli autori da lei più frequentati, i suoi amori librari, i viaggi compiuti, ecc., tutti elementi che offrono un ritratto umano della donna di pensiero e, di tutto questo la scrittrice ce ne parla con piglio sostenuto ed appassionato.
“Scrivere in versi”, “Sia dato credito all’invisibile”, “Emily e le altre”, e questo “Cara Europa che ci guardi”, sono le tappe in prosa del percorso di studiosa di Gabriella Sica. Tutti libri originali, con i quali l’autrice ci conduce lungo itinerari culturali fascinosi e, con quest’ultimo, si interroga sul passato e il presente, e guarda con preoccupazione il futuro.
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