Captain fantastic
Captain fantastic, regia di M. Ross, con V. Mortensen, G. Mackay, F. Langella e K. Hahn; USA, 2016, 118′, drammatico.
Un uomo, Ben, decide insieme alla moglie di crescere i propri figli al di fuori dellla società capitalista, andando a vivere nella natura selvaggia e dando loro un’educazione a tutto tondo. Scelta non condivisa dal resto della famiglia e che subirà un’evoluzione all’interno della storia.
Vari sono i temi che vengono affrontati dal regista, dalla critica rivolta alla società contemporanea al concetto di libertà , ma quello a cui si è voluto dare maggiore rilievo è l’educazione dei figli.
Nel film vengono riportati differenti modelli di educazione: netta è la distinzione tra il tipo di formazione che Ben decide di adottare per i suoi figli, un’educazione attiva, volta ad analizzare e a comprendere i vari aspetti della realtà così com’è senza nessuna pillola che la addolcisca, e l’educazione scelta invece dai cognati di Ben per i propri figli, una formazione che si avvicina a quella “classica”, dove la realtà non viene mai riportata così com’è e i bambini sono costretti ad assimilare passivamente qualsiasi tipo di nozione. Questa distinzione non è resa solo da un punto di vista concettuale, ma il regista l’ha accentuata in diverse scene del film.
Una di queste è la scena della prima cena condivisa da tutta la famiglia insieme dopo tanti anni: oltre ad evidenziare la differenza tra i due diversi modelli di educazione, questa scena permette di cogliere i pregi ed i difetti di entrambe le formazioni e sostanzialmente ci fa capire che, alla fine, nessun tipo di educazione è perfetta.
Il film ruota intorno alla figura del padre, Ben, che nonostante sia l’adulto della situazione, ha un’evoluzione maggiore rispetto agli altri personaggi della storia; c’è una maturazione del personaggio che lo porta a posporre se stesso per il bene dei figli. Maturazione che lo (ri)definisce il Captain fantastic della storia.
Questo film può ricordare un analogo lungometraggio, ‘Into the wild’: anche qui il protagonista decide di allontanarsi dalla società capitalista e di ritirarsi nella natura selvaggia, ma non vi è un lieto fine. ‘Captain fantastic’ può essere considerato un ‘Into the wild’ più maturo e consapevole.
Molto appropriato il finale, in cui si riesce a trovare il giusto equilibrio e ad andare avanti insieme e in armonia, senza però andare contro ai principi in cui si crede. Un finale di spessore, che suggerisce di trovare sempre il giusto equilibrio nella vita, altro tema fondamentale del film.
Molto stimolante è la scelta del regista di lasciare molte scene, tra cui il finale, a ‘libera interpretazione’, come se incitasse in qualche modo lo spettatore a riflettere sui temi riportati e a sviluppare qualcosa autonomamente.
Marika Dioguardi
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