Canto XLVI
Aprile 23
16:32
2011
Già il tepore che scioglie le nevi
riporta primavera, e già al dolce
soffiare dello zéfiro si quietano
i furori del cielo equinoziale.
Lascia, Catullo, la pianura frigia
e i campi fertili di Nicea torrida
e vola alle famose città d’Asia.
Già freme il cuore in ansia di vagare,
già lieto il piede sente nuova forza.
O care compagnie d’amici, addio!
Lasciata insieme la patria lontana,
là ci riportano ora varie vie.
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