CANTO DI VERA FEDE, MADONNELLA …
Una piccola icona dall’incarnato pallido, lo sguardo rivolto verso il basso, la delicata mano che indica devotamente un inchino verso il Creatore: un’aureola di stelle d’oro unite da un filo sottile e sui capelli castani pettinati con una scriminatura centrale, una corona d’oro. È l’immagine della devozione e dell’umiltà questo piccolo quadro a olio su tela, dipinto da Pietro Labruzzi, modella una giovanissima ragazza di Rocca di Papa; venne stato donato alla Chiesa da un cittadino, Paolo Carnevali, nel 1791. Il culto della Madonna della Pietà ebbe un picco crescente quando il piccolo quadro venne ritrovato intatto, dopo il crollo del Duomo nel 1814, lesionato dal sisma avvenuto qualche anno prima.
La profonda devozione verso questa Madonnina fece sì che venisse collocata sull’altare centrale, al posto del grande quadro dell’Assunta e successivamente venisse contornata da una gloria di angeli. Da allora, ogni terza domenica di settembre con una grande partecipazione dei fedeli, la Madonna della Pietà viene calata, condotta in processione e successivamente ricollocata al suo posto. Tra le tante preghiere e invocazioni un canto coinvolgente ed emozionante riempie l’anima e commuove i presenti: nasce dal cuore, popolare e semplice manifestazione di vera fede… Madonnella.
Semplice e spontaneo il testo, nato da una devozione pura proveniente dal cuore, cantata a braccio, senza alcun bisogno di accompagnamento musicale. Il canto è caro a ogni fedele, gli occhi brillano di commozione ogni volta che lo si ascolta o lo si intoni.
Tramandato nel tempo da una generazione all’altra, grazie all’impegno e alla bravura del Coro Polifonico dell’Associazione musicale dei Castelli Romani Ottava Nota, questa nostra preghiera cantata, è stata registrata e filmata: l’obiettivo iniziale era quello di chiudere i concerti con il canto più partecipato della nostra tradizione religiosa.
Proprio in quei giorni di una decina di anni fa, però, il Presidente Eugenio Ferrario cogliendo la palla in balzo, decise di inserirlo in un Progetto bandito dalla Regione Lazio: obiettivo quello di riscoprire, recuperare, registrare tradizioni popolari su musiche e canti, interpretate da cori e bande musicali: in un’occasione venne coinvolto anche il nostro Concertino Gli Screpanti.
Racconta Ferrario che è Presidente dell’Associazione dal 2007, che all’epoca, quando di questo brano tradizionale religioso non esisteva uno spartito musicale, egli venne incitato dall’allora Parroco Massimiliano Paiè e si recò con l’amico Mimmo Di Francesco in Duomo; dopo la recita del Rosario, alcune fedeli intonarono Madonnella che fu prontamente filmata e registrata. Su questa base, il Maestro del coro Fabio De Angelis, ne arrangiò la musica e il brano venne cantato dai componenti del Coro Ottava Nota e dal coro Giovanile Diapason. Il prezioso filmato venne inviato e inserito, secondo un progetto della Regione Lazio, tra i canti popolari nel sito Musiche nel Lazio: una splendida iniziativa che dal 2007 al 2012 ha consentito di raccogliere e catalogare, come precisa il responsabile Maurizio Cristofori, oltre seicento video sulla musica, danza e in generale sul folklore laziale Purtroppo tra l’indifferenza politica dopo quattro anni il portale finì tra le mani di una società tedesca e quel filmato non venne mai reso pubblico sul web, con grande rammarico di tutti i componenti del coro polifonico. Raccontando oggi sul social questo episodio, è avvenuto il miracolo: grazie alla disponibilità del signor Cristofori di Musiche del Lazio, che comunque fa sapere che di sua iniziativa ripubblicherà tutto nel sito Musiche nel Lazio, un rinnovato portale.
Grazie a lui, questo inedito è stato recuperato ed è stato visto e condiviso da tutti noi, ma la commozione più grande per tutti i componenti del coro è quella di riascoltare coloro che ora non sono più tra noi: la loro voce è viva in una memoria storica che per sempre resterà ai posteri.
E proprio a loro, resterà la grande emozione di poter riascoltare ogni volta il canto che nonni e bisnonni intonavano in penombra nella grande chiesa in continuo restauro, per il quale pagavano salate gabelle, ch’ elargivano di cuore per garantire un riparo sicuro e adeguato alla loro Madonnella.
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