Cane e padrone
Dietro le sbarre di un canile
scodinzola afflitto un cane:
qualcuno con cui giocare,
qualcuno di cui parlare,
qualcuno che ha bisogno di te.
Con il desiderio di un bambino capriccioso,
cambia la vita del probabile padrone.
Shopping: manuale, osso di gomma,
corredino, medaglietta di riconoscimento.
Ah, trovare un nome che lo distingua,
pensare ad addestrarlo e a portarlo dal veterinario.
Una volta pronti, pioggia o vento non importa,
armati di guinzaglio, si va al parco.
L’orgoglioso padrone, sorridendo al mondo,
dà sfogo agli inevitabili commenti
e complimenti tra cinofili:
guarda come corre quel cane…
Il mio è più veloce,
il mio è da guardia,
il mio va a comprare il giornale,
invece il mio è un attore…
Intanto il cane semina escrementi qua e là
subito raccolti, col pensiero, dal padrone,
che fischietta disinvolto.
Se ci sono danni o imprevisti, lui pensa,
si paga o si ripara?!
Ma, al dunque, si scappa via alla chetichella.
Quando il padrone si rende conto
che non fa per lui avere un cane,
e che l’impegno è più grande del desiderio,
allora, lo vende o lo regala.
O la soluzione più facile: abbandonarlo.
Qualche volta il cane torna dal padrone,
anche se questi si è comportato da cane.
A volte, mi chiedo:”Chi dei due è il più cane?”.
Forse, dietro quelle sbarre,
bisognava rinchiuderci il padrone.
In fondo, il morso di un ipocrita
fa più male di quello di un cane.
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