Campaniliana, la parola a Guido Ciranna
Campaniliana, la parola a Guido Ciranna: “Ampio coinvolgimento di scrittori, cultori e di un pubblico nuovo”
Il Presidente della Casa di Cura “Madonna delle Grazie” di Velletri, nonché membro della Fondazione di Partecipazione Arte & Cultura Città di Velletri Guido Ciranna anche quest’anno ha confermato il suo supporto all’iniziativa del Premio Nazionale Teatrale “Achille Campanile”, inserito nel più ampio contesto della rassegna “Campaniliana”. Un Premio, quello dedicato allo scrittore che visse fra Velletri e Lariano negli ultimi anni della sua vita, in continua crescita grazie alla collaborazione con la UILT e alla partecipazione dei tanti autori emergenti. Ecco quello che il presidente ha dichiarato in merito all’edizione 2020 (il bando di concorso scadrà il 15 luglio).
Presidente Guido Ciranna, anche quest’anno la “Campaniliana” prosegue ed approda alla quarta edizione. Facciamo un passo indietro: lo scorso anno il successo è stato tanto, sia per il numero di copioni pervenuti al Premio sia per le iniziative della rassegna, inaugurata da un convegno con sei ospiti di fama nazionale. Che giudizio dà all’edizione 2019?
Credo di poter dire che l’edizione 2019 sia stata non solo estremamente positiva, ma la prima in cui la scommessa fatta sulla cultura, e la dedizione nel portare avanti caparbiamente questo progetto, abbia iniziato a produrre i frutti sperati, frutti rappresentati dall’ampio coinvolgimento di scrittori, di appassionati cultori ma anche di un pubblico, che definirei nuovo, attratto o incuriosito dalla dimensione via via crescente dell’evento e che, nell’edizione 2019, ha condotto alla visibilità effettivamente avuta.
Nonostante l’emergenza coronavirus la “Campaniliana” è molto attiva in questa prima parte dell’anno: il 23 aprile c’è stata una maratona virtuale con letture del Maestro alla quale hanno partecipato molti appassionati, attori, lettori e settimanalmente vengono prodotti contenuti di divulgazione sull’opera di Campanile. Ritiene che queste iniziative possano impreziosire il lavoro della rassegna e tenere alta l’attenzione?
La cultura, a mio avviso, è principalmente condivisione, confronto e comprensione e, pur avendo una formazione professionale fortemente orientata alle nuove tecnologie (aspetto che si rispecchia, e chiarisce poi molto, nella digital transformation che la Clinica Madonna delle Grazie ha avuto negli ultimi dieci anni) non credo che il modello a cui vorrei tendere, per il futuro, sia quello dell’aggregazione virtuale. Auspicherei, per il bene di tutti, innanzitutto di lasciarci alle spalle questa terribile pandemia, per rivalutare gli abusi di social network e virtuale che in questi giorni tanto ci stanno stretti, ritornando a confrontarci e discutere, fianco a fianco, di tutte le tematiche che si vogliono affrontare, ma da persone e non più da avatar.
Parliamo del Premio: ormai dopo tre anni di buoni risultati, sia in termini di partecipazione che di qualità degli scritti, approdiamo al quarto. Anche quest’anno sono numerosi i copioni già pervenuti e c’è molto tempo fino al 15 luglio. Pensa che si possa ormai considerare vinta la scommessa della Fondazione e della Clinica nel dare fiducia ad un’iniziativa nazionale?
Precedentemente parlavo di frutti raccolti da una scommessa fatta sulla cultura, tuttavia questa non è una scommessa che si vince bensì una scommessa che si rinnova anno dopo anno, mettendo a frutto quanto di buono si realizza, ed utilizzandolo come base di partenza per la sfida dell’anno successivo. Se continuerà ad essere questo lo spirito, e non ho motivo di credere diversamente, ben difficilmente verrei meno dal supportare le iniziative che ci sarà modo di varare in futuro.
Quale presidente della Clinica e membro della Fondazione, come pensa che si stia comportando il mondo della cultura in questa fase? Concorda con chi dice che l’arte e la cultura siano state medicinali in questa quarantena, pensando ai tanti artisti che hanno tenuto compagnia via internet alle persone in casa?
Come operatore della sanità in questo momento ho avuto poco tempo per soffermarmi ad analizzare i comportamenti del mondo della cultura recenti: alla stessa maniera, però, leggendo i quotidiani e seguendo i tanti programmi televisivi di attualità, ho avuto contezza di quanto lamento da anni, ovvero di una scarsissima informazione di cosa sia e come funzioni la sanità nel suo complesso e, da operatore del settore, vedere raccolte fondi, opinioni e testimonianze – a volte anche di sostegno, ma non sempre – del mondo della cultura ma indirizzate verso solo alcune direttrici, maggiormente, ma anche clamorosamente, più visibili di un mondo invece estremamente complesso e che nella maggior parte dei casi opera nel silenzio, notare lo stupore per accadimenti percepiti come eccezionali laddove gli stessi sono semplicemente il frutto del compimento del dovere di ogni operatore del sistema sanità, non mi ha colpito particolarmente, o meglio, mi ha colpito per il fatto che, all’organizzazione sanitaria ed alle sue difficoltà, ma anche alle sue eccellenze, il grande pubblico ha approcciato solo in occasione della grande emergenza. Troppo spesso la visione di questo mondo è stata raccontata con messaggi errati, parziali o di parte ma comunque frutto di una visione poco approfondita di un mondo, quello della sanità, complesso e di cui, se non ce n’è bisogno, normalmente ci si disinteressa e, temo, quando passerà tutto questo, si tornerà nuovamente a disinteressarsi, a disinteressarsi delle problematiche di cui ha sofferto dal 2011 in avanti (ed anche delle cause e le “visioni di sistema” che hanno portato a tutto questo), ed a dipingere in maniera iniqua coloro che oggi dipingiamo come angeli. Ricordiamo sempre che tutto il personale sanitario è principalmente composto di persone che, nelle difficoltà quotidiane, assolvono al proprio dovere confrontandosi costantemente col dolore e con la malattia di pazienti e, né la malattia, né il paziente, è mai uguale ad un’altra malattia o un altro paziente.
Una domanda personale: qual è il suo libro preferito di Achille Campanile?
Ho sempre apprezzato la produzione Campaniliana e lo stile di Achille Campanile, conservo con grande cura alcune raccolte e romanzi, e ne rileggo spesso e con piacere alcuni passi; ultimamente ho riscoperto il Manuale di Conversazione ma, ripeto, non ho un libro preferito, bensì una lettura allargata della sua produzione che spesso viene stimolata, o meglio influenzata, dagli accadimenti del contesto attuale ed in cui Campanile risulta essere ancora attualissimo;
Pensa che la risposta dei tanti autori emergenti al bando possa dimostrare che c’è bisogno di una scrittura umoristica in Italia, visto che il genere è sempre stato un po’ snobbato dalla critica?
Ritengo che l’Italia, caratterialmente ormai, tenda a nascondere i suoi tanti tesori, tra cui tanti scrittori emergenti, o semplicemente amatoriali, che meriterebbero di essere portati al grande pubblico. Spesso dimentichiamo la nostra storia e che l’Italia raccoglie il 70% del patrimonio culturale mondiale: forse riprendere contezza di questo, e affrancare la cultura da un concetto di esclusività ed appannaggio di pochi “circoli” potrebbe contribuire al rilancio complessivo del sistema nazione, dell’orgoglio di essere italiani e dello spirito di appartenenza a questa meravigliosa nazione.
Intervista a cura di Rocco Della Corte
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