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Camminiamo per Velletri

Camminiamo per Velletri
Gennaio 08
23:15 2014

La Chiesa di S.Croce del Monte Calvario a VelletriIl tempo incerto non ha fermato, domenica 24 novembre, gli amici di “Camminiamo per Velletri”, segno di un crescente interesse per le manifestazioni culturali organizzate per conoscere sempre più la città e per il benessere di tutti i partecipanti. Guidati dallo storico Massimo Fabi e ‘indossato’ il fiocco bianco simbolo della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ci si è dapprima incamminati verso la Chiesa di S. Croce del Monte Calvario (o dei Cappuccini).

Qui il prof. Fabi ha ricordato che la semplice ed austera facciata della chiesa, ricostruita dopo i danneggiamenti del 1944, richiama le linee essenziali della costruzione originaria risalente al 1613 quando i frati Cappuccini, arrivati a Velletri nel 1555, portarono la loro sede dalla chiesa di S. Stefano, dentro le mura sud-orientali, a questo colle extra urbano che domina la città da settentrione. La nuova chiesa, e convento, che i Cappuccini qui edificarono (e che fu consacrata nel 1626) prese la stessa denominazione del colle anche se da quel periodo in poi chiesa, convento, colle e strada di accesso divennero nella dizione popolare, semplicemente, “dei Cappuccini”! Per l’ubicazione e la posizione strategica, il colle (e di conseguenza chiesa e convento) ebbero a soffrire di ogni evento bellico che colpì la città durante la sua lunga storia. In particolare egli ricorda la cosiddetta “guerra di Velletri”, tra napoletani e austriaci, del 1744 e la famosa “battaglia di Velletri” del 1849 che vide contrapposto l’esercito della Repubblica Romana, condotto da Giuseppe Garibaldi, a quello napoletano, guidato dal re Ferdinando I. All’interno della chiesa, oltre a dipinti del XVII secolo, sono di notevole interesse gli altari lignei, di pregevole fattura e risalenti alla metà del XIX secolo.
Il gruppo si è poi spostato verso la Chiesa di S. Lucia. Il prof. Fabi informa che era tra le più antiche della città; è attestata già nel XI secolo ed era connessa con una delle porte principali (oggi scomparsa) del circuito murario cittadino e che da essa prendeva il nome. I restauri più consistenti si ebbero alla metà del XIX secolo, quando più grave si era fatto lo stato d’abbandono. Nel 1869 crollò l’antico campanile medioevale connesso alla chiesa: molto modestamente ricostruito nel 1890, crollò di nuovo nel 1986 ed è stato di recente (2007) riedificato. All’interno, degni di nota gli affreschi absidali del XVII secolo di scuola locale, da poco restaurati.
Ulteriore tappa è stata l’Ex Oratorio della SS. Concezione (o della Coroncina). Sito in piazza Mons. Giuseppe Centra (addossato alla fabbrica della chiesa di S. Lorenzo) fu costruito, afferma la nostra guida, nel 1755, sotto l’influenza della predicazione del francescano Leonardo di Porto Maurizio, come luogo di culto per esercizi spirituali connessi alle pratiche devozionali della “Via Crucis”. Ha pianta ellittica e facciata d’ispirazione borrominiana. La frequentazione dell’oratorio era riservata ai soli maschi della Congregazione della Coroncina (dal loro recitare il rosario all’apertura delle adunanze) e solo nel 1854 (per le grandi occasioni) vi furono ammesse anche le donne. Nello scorcio tra XVIII e XIX secolo, l’oratorio cominciò a decadere fino al parziale abbandono dopo la seconda metà del XIX secolo. Nel 1915 venne adibito ad ospedale militare. I bombardamenti del 1944 lo danneggiarono gravemente e da allora fu definitivamente abbandonato.
Si è proseguito poi per la Chiesa di S.Lorenzo.
Anche questa è tra le più antiche chiese cittadine, dice Fabi, presente ben prima dell’anno Mille. L’attuale struttura è stata ricostruita dopo le distruzioni del 1944, conservando nella facciata il solo portale, ad arco a tutto sesto, delle più antiche edificazioni. Dal 1443 la chiesa preesistente conosce un nuovo, e più intenso sviluppo, con la venuta a Velletri dei frati Minori Osservanti di S. Francesco che costruiscono l’adiacente convento. Aumentano le richieste di “sepolture eccellenti” nella chiesa fino a farla divenire, con i secoli, l’ultima dimora delle famiglie più cospicue e delle personalità più importanti della storia cittadina.
Durante i lavori di restauro dell’interno, nella prima metà del XVIII secolo, venne alla luce da sotto un altare una notevole lastra sepolcrale paleocristiana del IV sec. (detta dell’Orante) oggi conservata presso il Museo Civico Archeologico.
Si cammina poi verso la Chiesa dei SS. Pietro e Bartolomeo. Già esistente nel XII secolo, ad unica navata, fu ristrutturata, informa Fabi, nella seconda metà del XVIII secolo, su disegno dell’architetto veliterno Nicola Giansimoni che nella facciata richiama le architetture contemporanee del Piranesi e trasforma l’interno portandolo a tre navate. Nello stesso periodo diviene luogo di culto per le adiacenti scuole pubbliche tenute dai Fratelli della Scuola Cristiana e in seguito del convento dei Padri Passionisti. Caduta in progressivo abbandono dopo l’ultimo conflitto mondiale è stata restaurata nell’ultimo decennio del secolo scorso.
Non si poteva mancare di contemplare la Chiesa di S. Antonio Abate. Edificata, assieme al tozzo campanile, sicuramente tra XIV e XV secolo in selce locale (stesso materiale dell’abside della Cattedrale, della Torre del Trivio e di buona parte degli edifici medioevali della città), risulta essere posseduta, racconta la guida, con l’annesso convento ed ospizio-ospedale, dall’ordine ospedaliero francese dei Canonici di Vienne, almeno a tutto il XVI secolo. Subito dopo fu affidata, pur mantenendone i frati il possesso, alla locale Università (corporazione) dei Mulattieri. Notevole il portale in materiale di spoglio di antiche e preziose costruzioni di età imperiale (forse dall’anfiteatro cittadino o da un tempio del circondario). Era presente un ampio rosone sulla facciata, che risulta essere stato abbattuto nella prima metà del XVIII secolo per strutturare la cantoria all’interno. Stesso periodo in cui si procedette a coprire le selci dei muri perimetrali esterni con spesso intonaco che verrà rimosso soltanto all’inizio del XX secolo! L’interno è ad unica navata, con capriate lignee, e anche qui sono stati coperti, come risulta da alcuni parziali saggi restitutivi, i preesistenti affreschi di cui non si conoscono ancora qualità e quantità. È presente una lastra sepolcrale riproducente il rilievo e le indicazioni del defunto monaco francese Claudio Doyon, morto a Velletri nel 1586.
Adiacente alla chiesa era il convento dell’Ordine e posto sull’altro lato della strada di accesso doveva esservi l’originario hospitium dedicato all’accoglienza di poveri e pellegrini e che diverrà in seguito il primo ospedale presente nella città (a cui si aggiungerà poi l’altro, e più cospicuo, di S. Giovanni tenuto dalla Confraternita del Gonfalone). La continuità del culto del santo (protettore degli animali domestici) è ancor oggi mantenuta dall’antica Università dei Mulattieri e Carrettieri con la tradizionale “cavalcata”, corsa all’anello e asta dello stendardo del santo.
Il gruppo ha poi raggiunto la Chiesa di S. Martino, anch’essa documentata dall’ undicesimo secolo e oggetto di numerosi rifacimenti e ristrutturazioni. L’ultimo di una certa consistenza nella seconda metà del XVIII secolo (periodo di grandi fermenti e rinnovamenti, non soltanto architettonici ed urbanistici) su progetto di Nicola Giansimoni, che poté svilupparsi per il solo interno (che perse l’antica struttura medievale). La facciata, infatti, puntualizza Fabi, fu realizzata soltanto nel primo quarto del secolo successivo dall’architetto Lovatti che ne accentuò l’orientamento, per privilegiarne la vista a quanti arrivassero nel centro cittadino percorrendo da meridione l’antica via Corriera (che attraversava l’intero abitato).
Dall’inizio del XVII secolo vi officiano i Padri Somaschi, dediti all’accoglienza dei fanciulli e all’insegnamento (per molto tempo a loro saranno affidate le stesse scuole pubbliche).
La passeggiata si è conclusa con la fermata alla Chiesa di S. Apollonia. Costruita, dice la nostra guida, assieme all’annesso convento, nel 1631 dai frati del Terzo Ordine di San Francesco su questa che era una nuova strada della città: la via Bandina (in onore del card. Bandini), oggi L. Novelli, destinata a diventare la “via degli studi” per la presenza di importanti istituti scolastici. La chiesa fu poi affidata, nel 1816, alla Confraternita della Carità (Orazione e Morte) che, provenendo dalla Chiesa di S. Martino, portò con sé il prezioso quadro della “Madonna della Carità” (di Antoniazzo Romano) tuttora esposto sull’altare maggiore. Restaurata di recente, la chiesa mantiene ancora, come tutte le chiese “francescane” della città, quella semplicità e gradevolezza architettonica che ben rappresentano lo spirito dell’Ordine che le ha volute.
Prima di concludere la passeggiata ci si è fermati a piazza Cairoli, dove la psicologa Sara Solinas insieme alla Presidente della Commissione “Pari Opportunità” Romina Trenta e alla consigliera Sabina Ponzo, hanno ricordato il fenomeno della violenza alle donne, una tematica drammatica che impegna tutti noi a prendere coscienza e a promuovere maggiormente azioni di contrasto. Si è parlato della diffusione della violenza, dei suoi meccanismi e delle sue conseguenze, ma anche delle possibili vie d’uscita. “La violenza non è solo nei gesti, a volte si nasconde nella parole. Ma toglie sempre la libertà. Il primo passo è non rimanere sole” hanno ricordato le nostre consigliere.
Mentre la pioggia decideva di far correre i coraggiosi, si è rientrati al punto di partenza con un intenso desiderio di conoscere ancor più la storia della nostra città, ma anche di mantenere maggiormente l’attenzione su chi ci vive.

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