#Nonleggeteilibri – Camilleri e le altre storie di Vigàta
La cappella di famiglia – e altre storie di Vigàta di Andrea Camilleri, Sellerio 2016 € 14,00 isbn 9788838935664 e-book € 9,99 ; disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Quando Andrea Camilleri ha voglia di divertirsi e divertire sa bene come fare. In questa raccolta pubblica otto storie, scritte nel corso di quindici anni, suddivise ognuna in quattro capitoletti. Sono gustose, non perdono il gusto del paradosso e neppure quello per la critica di costume, macari ammucciata sotto le mentite spoglie d’una storiella esemplare come Il palato assoluto. Mascoli e fimmine, poi, in questi racconti hanno sempre gana d’affaccinnarisi, a tirare su vesti e calare giù brache come in un carnevale osceno e grassamente ridanciano, eppure così vicino alle fantasie più o meno espresse d’un popolo divenuto sempre meno ‘guardone’, in materia di fantasie sessuali, e sempre più protagonista attraverso i social, sui quali crede di dover raccontare tutto della propria intimità. Ogni espressione è schiacciata sotto un non meglio precisato ‘degustare’, carni e desideri della stessa, così chi volesse mantenersi snob, fuori dal coro, dissentendo e divergendo da tutta l’orda carnascialesca reiterata, non avrebbe che da starsene zitto in un canto e osservare. Il maestro Camilleri è diventato ipovedente e si fa aiutare nelle stesure dei suoi libri dalle due assistenti Floriana e Valentina che, come avverte egli stesso nelle gustose poche righe che regala sempre ai lettori, fanno fatica, mischine, a vedersela coi suoi continui cambi di registro linguistico perché a ben vedere, anzi, ascoltare, un viddrano non può parlare come un parrino, e un nobile non come un borgisi e via discorrendo. Qui, in una realtà voltata quasi sempre al riso (le storie restano impresse per i loro risvolti burleschi come avverte Salvatore Silvano Nigro nella sua indispensabile nota di copertina), Il duello è contagioso, nel vero senso della parola in quanto gli iscritti ad un circolo cominciano a risentirsi nell’onore d’ogni più piccola baruffa; La cappella di famiglia può diventare un luogo giocoso d’incontri galanti, Teresina, si vendica come può d’una infanzia che con lei è stata molto cattiva, Il morto viaggiatore la racconta da sé, simbolo suo malgrado d’un paese reticente. Negli altri titoli persino eredità boccaccesche e l’accenno, per certe questioni familiari, ad un grande della nostra letteratura come Luigi Pirandello che già ‘apparve’ in alta uniforme sulla porta di casa ad un Camilleri bambino che conservò di quell’incontro, per lungo tempo, un sentimento di gran paura. (Serena Grizi)
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