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CALDO ESTREMO, MONITORAGGIO DI GREENPEACE CON TERMOCAMERA A INFRAROSSI

CALDO ESTREMO, MONITORAGGIO DI GREENPEACE CON TERMOCAMERA A INFRAROSSI
Giugno 21
14:35 2024

 credit delle foto (©Greenpeace) 

CALDO ESTREMO, MONITORAGGIO DI GREENPEACE CON TERMOCAMERA A INFRAROSSI: «L’ONDATA DI CALORE IN CORSO È CONSEGUENZA DELLA CRISI CLIMATICA»

ROMA, 20.06.24 – Per verificare la situazione relativa al picco di calore che sta interessando in questi giorni ampie parti del nostro Paese, i volontari di Greenpeace Italia hanno effettuato questa mattina un monitoraggio per le strade di Roma, realizzando immagini foto e video grazie a una termocamera a infrarossi che misura istantaneamente la temperatura delle superfici. 

Secondo quanto registrato infatti dal Climate Shift Index, un indicatore messo a punto dal gruppo di esperti del Climate Central per quantificare l’impatto del cambiamento climatico sulla temperatura, in diverse città italiane – Roma inclusa – oggi l’Indice di Cambio Climatico è al massimo livello. Questo significa che la temperatura misurata in queste ore sarebbe stata altamente improbabile in un mondo senza il riscaldamento causato da attività umane come lo sfruttamento delle fonti fossili. 

Secondo le rilevazioni del Climate Shift Index, in città come Perugia – in cui oggi secondo il Ministero della Salute la situazione è da allerta rossa – la temperatura registrata è 5,7°C più alta della temperatura che si sarebbe misurata senza l’effetto della crisi climatica. Nella Capitale, l’incremento della temperatura è di 7,3°C, mentre in città come Potenza, Palermo e Trento l’aumento dovuto alla crisi climatica è rispettivamente di 8,9°C, 7,3°C e 4,7°C. 

I dati messi a disposizione dal Climate Central si aggiungono al bollettino sulle ondate di calore diramato quotidianamente dal Ministero della Salute, secondo il quale domani in ben otto città tra le 27 monitorate (Ancona, Campobasso, Frosinone, Latina, Palermo, Perugia, Rieti, Roma) il livello di allerta sarà massimo, “con possibili effetti negativi sulla salute di persone sane e attive e non solo sui sottogruppi a rischio come gli anziani, i bambini molto piccoli e le persone affette da malattie croniche”.

Durante l’attività di monitoraggio effettuata oggi a Roma, Greenpeace ha raccolto immagini con la termocamera intorno al Colosseo, a Piazza San Pietro e all’esterno della Stazione Termini, aree in cui si formano delle isole di calore, con temperature elevate e presenza di numerose persone. Le temperature delle superfici inquadrate dalla termocamera sono risultate ampiamente superiori ai 50°C, a cui sono esposte in questi giorni migliaia di turisti, pendolari e persone che vivono o si spostano nella città. I volontari di Greenpeace hanno inoltre mostrato dei cartelli con la scritta “Chi paga?”, in riferimento ai costi in termini di salute ed economici che ricadono sulle spalle della collettività nonostante siano conseguenza delle attività delle grandi aziende del settore fossile.

«La temperatura del pianeta continua ad aumentare e la comunità scientifica avverte che le ondate di calore stanno diventando più probabili e intense a causa della crisi climatica, aggravata dall’irresponsabilità delle grandi compagnie petrolifere», dichiara Federico Spadini di Greenpeace Italia. «Ogni evento estremo, come il caldo straordinario che stiamo vivendo in questi giorni, è riconducibile anche ad aziende come ENI e alle altre multinazionali dell’oil&gas, che da decenni si arricchiscono devastando il nostro pianeta. È ora che queste aziende si assumano finalmente la responsabilità per la crisi climatica e ne paghino le conseguenze, anche in tribunale»

Proprio per chiedere e ottenere giustizia climatica, e far sì che ENI cambi il proprio piano industriale rispettando l’Accordo di Parigi sul clima, dodici cittadine e cittadini, Greenpeace Italia e ReCommon hanno avviato una causa legale presso il Tribunale di Roma nei confronti del Cane a sei zampe, per i danni subiti e futuri derivanti dai cambiamenti climatici, a cui ENI ha contribuito con la sua condotta negli ultimi decenni, continuando a sfruttare combustibili fossili come gas e petrolio, pur sapendo da tempo quale effetto avesse questa attività sul clima del pianeta.

 

 

 

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