“Buonasera (varietà di fine stagione)”
Gigi Proietti, l’istrione del palcoscenico per eccellenza, ha presentato dal 18 aprile al 3 giugno al Teatro Politeama Brancaccio di Roma lo spettacolo “Buonasera (varietà di fine stagione)”, di cui è autore e regista. Una stagione quella del Brancaccio che si chiude con i festeggiamenti per i sei anni di direzione artistica del Teatro da parte dell’attore romano, che ha spaziato da Shakespeare alle grandi commedie, passando per i musical conosciuti ed apprezzati dal pubblico. Lo show, in una sorta di viaggio a ritroso nel tempo, ha ripercorso i luoghi del varietà e dell’avanspettacolo, fatti di lustrini e di soubrette, con sketch d’autore esilaranti, accompagnati da una straordinaria orchestra di dodici elementi, diretta dal maestro Mario Vicari.
Il sipario si è alzato con un omaggio di Proietti ad un grande del teatro italiano, Eduardo De Filippo, autore dell’atto unico “Pericolosamente” del 1938, in cui viene messa in scena la sarcastica storia di un marito Arturo, che è costretto a sparare alla collerica moglie Dorotea, nel tentativo di renderla docile. La donna però, si ammansisce solo ad intermittenza, convinta di ricevere ad ogni lite la grazia dalla Madonna, non rendendosi conto di rimanere puntualmente illesa, solo perchè la pistola del marito è caricata a salve. Ma la sua isteria ben presto tornerà a minare il rapporto della coppia e, come in un gioco al massacro, sotto gli occhi increduli di Michele amico del marito, la bisbetica apparentemente domata, tornerà ad essere la scorbutica di sempre.
“Buonasera (varietà di fine stagione)” è andato avanti fra battute, poesie, racconti e pezzi di repertorio attingendo da i più celebri personaggi, fonte di grande ispirazione per Proietti, ricordando primo fra tutti il grande Ettore Petrolini, passato alla storia soprattutto come attore, geniale fantasista, formidabile osservatore sarcastico, noto per le sue spassose e beffarde macchiette romanesche, presenti alla memoria di un pubblico attento, divertito e sorpreso. Al fianco del mattatore le sue figlie: Carlotta bravissima interprete del memorabile brano “The man I love” di George Gershwin; accompagnata dal suo complesso Lotta’s con il quale ha interpretato il brano inedito “Mentimi”, e Susanna impegnata in un momento di comicità a tinte fosche, con suo padre nel ruolo di Fulgenzio, un impresario di pompe funebri, ed il tetro collaboratore il “cassamortaro” Felice La Gioia.
Un “Buonasera”quello di Proietti, inteso come saluto cordiale, nei confronti di quel pubblico tanto caro all’artista, che lo segue dagli esordi, indimenticabili due spettacoli che lo hanno visto protagonista: la commedia musicale “Alleluja brava gente!” del 1970, di Garinei e Giovannini, in cui Proietti fu chiamato per sostituire Domenico Modugno e, lo strepitoso successo di “A me gli occhi please!” di Roberto Lerici del 1976.
Il nostro è un Paese che vanta di avere nell’Olimpo teatrale un attore completo, capace di incantare con la sua bravura intere platee, Proietti è un genio, un Maestro, dotato di una singolare capacità di improvvisazione eclettica, istrionica. È un artista a tutto tondo, serio, impegnato, un one man show che incanta per la sua saggezza e la sua umiltà di uomo. Un talento comico naturale, una grande capacità di improvvisazione, che racchiude in sé un segreto, quello del tempo, o meglio dell’istante, fondamentale per chi fa il mestiere di comico; tutti i momenti di comicità del grande attore sono infatti da sempre giocati su quella frazione di secondo indispensabile alla riuscita di una battuta pronunciata né troppo in anticipo né troppo in ritardo, ma fulminea, secca senza inutili fronzoli, quella che fa venire giù le platee dal divertimento!
Proietti è stato anche capace di momenti intensi e drammatici, indimenticabile la sua interpretazione dei versi tratti dalla poesia: “Testamento” di Kriton Athanasulis poeta greco morto nel 1979, un testo raro, prezioso, profondo, attuale, un canto di speranza per non morire e, per ricordare il sacrificio di tanti innocenti e di chi ha solcato le pagine di cronaca nera, per le stragi che continuano a perpetrarsi da secoli.
Momenti di spensierata musicalità quelli in cui Proietti ha invece ricordato due brani intramontabili: “I’ve got you under my skyn” di Cole Porter e “Fly me to the moon” di Bart Howard, resi celebri dal grande The Voice, l’indimenticabile Frank Sinatra, in cui l’attore ha dato prova, ancora una volta, delle sue doti canore, esibendosi in una performance musicale strepitosa.
Si è passati così da Ovidio, all”Otello” di Shakespeare, intervallando con divertenti canzoni da hosteria, rispolverando gli stornelli romani, in particolare quello che Puccini utilizzò per la “Cantata del Pastorello” all’inizio del terzo atto di “Tosca”.
Una carrellata unica nel suo genere, belli e colorati i costumi di Alida Cappellini e le coreografie di Fabrizio Angelici, impeccabili le scene di Alessandro Chiti.
Un plauso al grande Gigi Proietti, acuto osservatore della vita, che ha saputo inchiodare lo spettatore alla poltrona, grazie al suo eclettismo, che lo rende da sempre protagonista indiscusso, per il suo talento, la passione che lo anima, che ne conserva viva e intatta la freschezza, la simpatia, l’entusiasmo, l’amore per il mestiere di attore e per la sua Roma, che gli ha dimostrato l’affetto di sempre, tributandogli applausi a non finire!
Bravo Gigi! Arrivederci!
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