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Buon compleanno, Roma!

Buon compleanno, Roma!
Aprile 21
21:00 2022

2775 anni, l’età della Città Eterna, genetliaco oggi 21 aprile: nell’impressionante numero potremmo includere circa 154 nuove generazioni e il susseguirsi di 35 vite della durata media di 80 anni. 2775 ‘primavere’ come si dice a Roma e provincia, e sentirle tutte. Invecchiata, stravolta, sporca o pulita, sovrapposta a strati, benedetta o maledetta secondo le giornate. Capitale d’Italia e perciò ombelico della penisola verso cui volgono oneri e onori: ogni corteo di protesta arriva con le sue immani file di torpedoni; ogni forma di ribellione meno che civile o vandalismo anche, ma nella città fondata miticamente sul Fratricidio ed il Ratto, arrivano anche le migliori intenzioni della società civile con convegni, incontri, dibattiti, simposi, congressi, musica, teatro e spettacoli. E a proposito di Ratti famosi, arrivano anche quelli meno famosi che non si vorrebbe sapere nemmeno che esistono ma quelli, poveracci, fanno parte anche loro dell’ecosistema anche se ogni tanto sono così grossi, amano anche loro uscire al tramonto, che nella penombra li si scambia per gatti.

I gatti di Roma: le più belle colonie feline d’Italia, accanto ai monumenti carichi di storia fanno la loro bella figura specialmente i tigrati e i figli di nessuno tinti di una miriade di colori. Loro strizzano gli occhi al sole prima di chiuderli in un loro ‘eterno’ sorbire luce e calore, le vibrisse captano ogni umore della strada. I gatti sembrano l’incarnazione dello spirito del cittadino romano: che romano ‘da sette generazioni’ o ‘villico’ fattosi romano, dopo un po’ fa suo lo spirito della cariatide metropolitana: “fai domani quel che potresti fare oggi e non farlo bene, fallo come ti viene”, ché sotto questo sole, vicino all’acqua lucente delle fontane di candido marmo tutto diventa eroicamente relativo. Eppure non è nemmeno così: la città che non dorme ‘quasi’ mai, e non dorme più come prima nei mesi estivi dove, credeteci, si poteva fare scuola guida nei vicoletti del centro guardati di sghimbescio da qualche pizzardone amante delle ferie settembrine, questa città si sveglia rombando la mattina e va avanti così tutto il giorno, e tutto quel che si deve fare lo si fa prima che tramonti il sole.

Quando arriva il tramonto la luce rossa, rosata, aranciata del sole passa fra i platani le cui fronde stormiscono al Ponentino o a qualche suo fratello moderno, poco più grigetto e inquinato: il Tevere, biondo o no, scorre placido, ma deciso, verso il mare. I raggi colorano di mille sfumature marmi e vetri delle cattedrali: le molte statue assumono pose più drammatiche continuando a cadere o ad arrampicarsi sui palazzi, sulle fontane, gli angeli sembrano volar giù da spericolate architetture da multipli di cent’anni. Se la giornata è stata lunga e allucinante, qualche volta, quando va bene, la si potrà concludere da turisti con un bicchiere di vino gelato dei Castelli Romani fra le dita, al suono dell’ennesima fontana argentina e se i cibi artefatti non vi piacciono, assaggiando una pizza storica o i dolci fragranti dei forni del Ghetto.

Vista così, Roma, si capisce perché c’è chi non la dimentica mai, turista o abitante che sia…La storia è tanto più complessa e il ricordo è sleale: si dimenticano in fretta le cose belle trattenendo al setaccio della mente sole quelle che non vanno della Bella secolare, ma nessuno potrà negare l’effetto ipnotico di questa città “metà giardino e metà galera” (F. De Gregori) dove chiunque arrivi, e qualunque aspetto abbia, dopo un po’, fa parte dell’arredo: memori del flaianesco marziano Kunt il quale additato al suo arrivo come si conviene, in quanto tanto eccezionale e strano, si sentirà apostrofare “A Marzia’, te scansi?” magari da chi deve scattare il suo sacrosanto selfie.

Perché tutti, quì, in un brevissimo lasso di vana notorietà, fanno presto il loro tempo. Roma resta Città Eterna e non desidera concorrenze (di politici, attori, scrittori, bellezze in erba ‘o rifatte’, parvenu d’ogni provenienza, est od ovest che sia); specialmente quelle concorrenze che tra gioie e dolori alternati tanto freneticamente (è romano il motteggio “Mai ‘na gioia!”), non riuscirebbero MAI a tenere il passo…

Non ci si chiede nemmeno se Roma è donna:

«Lo so, assomiglio alla mia cavalla, un animale nobile, coraggioso, nervoso. Più che dalla ragione la mia vita è guidata dall’istinto. Corro contro il vento, gli ostacoli, i dolori e, nonostante le mie gambe storte e magre e la mia groppa un po’ troppo generosa, sono bella» Anna Magnani

Roma è persona in tutte le sue declinazioni:

«(…) Nella mia casa è tutta Roma
Perché è qui che sono nato
In mezzo ai preti, i gladiatori, gli avvocati, i senatori, i tassinari, gli impiegati, le bariste, gli artigiani, i rigattieri, i poliziotti, i cravattari, le puttane
E le duemila fontanelle per le strade
Dove l’acqua scorre sempre e non si ferma
Come se l’acqua fosse Roma
Come se fosse eterna» Daniele Silvestri

O bestiola…

«(…) Dar tempo der peccato origginale
tutto è rimasto eguale.
Dall’Aquila a la Pecora a la Biscia,
chi vola, chi s’arampica, chi striscia;
dar Sorcio a la Mignatta a la Formica
chi rosica, chi succhia, chi fatica,
ma ogni bestia s’adatta a fa’ la vita
che Dio j’ha stabbilita.

Invece l’Omo, che nun se contenta,
sente er bisogno de l’evoluzzione
e pensa, studia, cerca, scopre, inventa…
Ma sur più bello ch’è arivato in cima,
quanno se crede d’esse più evoluto,
vede un pezzetto d’oro… e te saluto!
È più bestia de prima!» Trilussa

Grazie Roma!, omaggio da tifosi oppure no; o daje!, come hanno imparato a dire anche i ‘polenta’, (ops, pardon!). (Serena Grizi)

Nell’immagine web: gatti e monumenti a Roma; copertina di Un Marziano a Roma e altre farse di Ennio Flaiano

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