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Buon compleanno, Colazione da Tiffany!

Buon compleanno, Colazione da Tiffany!
Settembre 20
22:00 2011

bozzo-colazione“Colazione da Tiffany”. Tre parole, come le tre scene che si insinuano nell’immaginario collettivo di ognuno di noi. Audrey Hepburn davanti le vetrine della famosa gioielleria scaccia-paturnie alla fine della quinta strada di New York, all’alba, che fa colazione con Rayban Wayfarer nel vestito di Givenchy battuto all’asta da Christiès a Londra per 410.000 sterline, circa 600.000 euro. Ancora, Audrey Hepburn che canta e suona l’intramontabile Moonriver in una finestra del Village, con tanto di asciugamano nei capelli e jeans. Nomination all’oscar, non per niente. Infine, Audrey Hepburn in trench beige, sgridata dal giovane Paul Varjak per essere codarda ed insicura. Successivamente baciata sotto la pioggia, perché amore è accettare i difetti dell’altro senza che siano un peso. Questi i momenti che tornano alla mente quando si pensa al film di Blake Edwards che oggi festeggia i suoi cinquant’anni come cult. Viene certo da chiedersi se qualcuno dei tanti che mitizzano questo film abbia realmente visto tutta la pellicola o se si sia accontentati degli spezzoni che offre youtube sulla rete. Passi ovviamente per il successo di Henry Mancini: un testo romantico e un’intonata Hepburn in turbante beccata in flagrante dal vicino, il suo hackelberry friend, in un dolce scambio di sorrisi. Nulla a che vedere insomma con gli acuti che l’attrice non riuscì ad affrontare in “My fair lady” e per i quali fu necessario il doppiaggio del soprano Marni Nixon. Ma le scene restanti rappresentano molto più semplicemente l’inizio e la fine del film. Come spesso accade in mezzo c’è la storia.
Qualcuno ricorda una deliziosa signorina Golightly in vestaglia di seta arancio dare il primo bacio al signor Varjak, nella cornice della cucina di lei? Per poi andare in giro a fare cose mai fatte prima. Oppure, vi torna alla mente l’intrusione di Holly nella camera di un quasi sconosciuto Paul, la quale si addormenta tra le sue braccia con l’innocente proposito di essere “buoni amici”?
E, giusto per concludere in tre punti una lista che diventerebbe altrimenti troppo lunga, il momento in cui il caro Paul decide di chiudere una storia di vantaggio (economico e lavorativo) per aiutare una che si deve difendere soprattutto da sé stessa ma della quale è follemente innamorato?
Già, innamorato di una così. Perché la Holly che piace a noi nostalgici non è quella moderna, che si è costruita da sola, che ha abbandonato l’illusione di essere felice, che ha imparato a vivere senza possedere particolari talenti se non quello riguardo la cattura di ricconi a scopo matrimoniale. No, la Holly che noi ricordiamo è quell’essere elegante prima per sé stessa poi per gli altri, che crede nella possibilità di un futuro in una fattoria della California con le persone che ama ed i cavalli. Il tutto a colori, perché il bianco e nero non le si addiceva nemmeno nel 1961.

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