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Bruno de Finetti e Luigi Moretti – 2

Bruno de Finetti e Luigi Moretti – 2
Giugno 01
02:00 2008

De Finetti e Moretti all’Istituto Superiore per la Direzione Aziendale nel 1959La seconda parte della relazione presentata da de Finetti, dedicata allo Schema dei Trasporti per l’E 42, spiega in dettaglio come i tre diversi mezzi di trasporto si rapportano fra loro, ciò che è anche indicato dalla planimetria, che riporta in rosso il tracciato della nastrovia, con cerchietti per le stazioni, in blu quello della teleferica e in giallo quello dei filobus. La terza e ultima parte della relazione è dedicata ad una minuziosa illustrazione del primo mezzo proposto, che è anche il più innovativo: la Nastrovia. Si tratta di due nastri trasportatori, a movimento continuo e uniforme, coprenti tutto il percorso e chiusi su se stessi a doppio anello, per l’uno e l’altro verso di rotazione. Nelle stazioni una serie di nastri scorrevoli, a velocità in graduale progressione da zero alla velocità della nastrovia, consente l’accesso e l’abbandono della nastrovia senza arresto di movimento. Secondo il suo ideatore, l’installazione per l’Esposizione Universale avrebbe dovuto costituire un banco di prova per un successivo utilizzo come normale mezzo di trasporto urbano, al posto della metropolitana, rispetto alla quale presentava notevoli vantaggi economici sia d’impianto per la ridotta sezione della galleria, sia d’esercizio per l’eliminazione totale del personale viaggiante e d’ogni dissipazione d’energia a seguito di frenate e fermate.
Non so quale sia stata la sorte di quel progetto (forse giace tra gli altri per l’E 42), ma Bruno doveva credere abbastanza alla sua validità, se nel 1946 lo illustra dettagliatamente in una lettera ad un suo lontano cugino, di qualche anno più grande, l’architetto milanese Giuseppe de Finetti. Di lui si ricordano in particolare la Casa della Meridiana, i progetti di sviluppo urbano di Milano e la rivista La città, da lui fondata, nella quale rivolge particolare attenzione all’economicità delle costruzioni. Ponendo a raffronto il costo dell’area e il costo della costruzione rispetto all’altezza dell’edificio con il reddito ricavabile dagli affitti vuole definire l’optimum d’altezza dell’edificio mediante formule matematiche per le quali ricorre all’ausilio del ‘cugino matematico’, proprio come farà qualche anno dopo anche l’architetto Moretti. Se per quest’ultimo, che già aveva al suo attivo importanti realizzazioni al Foro Italico, la sua partecipazione ai progetti per l’Esposizione Universale di Roma appariva naturale, non altrettanto si può dire per quella di Bruno de Finetti, matematico e non architetto, il quale, oltretutto, dal 1931 viveva e lavorava a Trieste. Un misterioso segno che i due erano destinati ad incontrarsi? Ma seguiamoli dall’inizio.
Bruno de Finetti nasce ad Innsbruck il 13 giugno 1906, Luigi Moretti nasce a Roma il 2 gennaio 1907, dunque appena sei mesi li dividevano. Entrambi enfant prodigieux negli studi, si laureano entrambi con il massimo dei voti, l’uno a Milano in matematica applicata e l’altro in architettura a Roma. Quando Bruno alla fine del 1927, appena laureato, viene a Roma, chiamato da Corrado Gini all’Istituto Centrale di Statistica, Luigi è ancora studente, ma si è già guadagnato il posto di assistente all’università. Mentre Moretti nel 1932 abbandona la carriera universitaria così precocemente iniziata, de Finetti ottiene la libera docenza in Analisi Matematica e, trasferitosi a Trieste, dal 1931 lavora alle Assicurazioni Generali, ma insegna anche nelle università di Trieste e Padova. La carriera dei due giovani riserba ad entrambi vari riconoscimenti, ma con la fine della guerra anche qualche traversia: Moretti, per le sue connivenze passate con il fascismo, viene arrestato e detenuto, anche se per un breve periodo, nel carcere di San Vittore; de Finetti viene ‘epurato’, a causa di alcuni suoi scritti di economia. In carcere de Finetti rischierà di finirci molti anni dopo, nel novembre del 1977, a causa di un mandato di cattura spiccato dal giudice Alibrandi, per alcuni suoi articoli antimilitaristi apparsi sul giornale Notizie Radicali, di cui era direttore. Fortunatamente, sosterà solo qualche ora nell’anticamera del carcere Regina Coeli, in attesa del contrordine. L’episodio, che per un giorno lo farà balzare alla ribalta internazionale molto più dei premi, della laurea honoris causa in Economia e di altre onorificenze, lo divertirà moltissimo e sarà l’occasione per far riemergere tanti ricordi, ormai lontani, della sua vita.
Ma le analogie non finiscono qui.
Moretti apre il suo primo studio in Via Panisperna, in quella stessa via dove de Finetti si reca al termine del lavoro all’Istituto Centrale di Statistica, per frequentare il Seminario Matematico che si svolge nella Sala dell’Istituto Fisico dove, all’epoca, lavorava Enrico Fermi con i suoi famosi ‘ragazzi’: Edoardo Amaldi, Ettore Majorana, Bruno Pontecorvo, Franco Rasetti, Emilio Segrè. Via Panisperna, una via che potremmo quindi definire un vero attrattore di geni!
Un altro filo invisibile sembra legare l’architetto Moretti con il matematico de Finetti. La rivista di critica letteraria Quadrivio, nel 1937, pubblica l’articolo Giotto architetto, di Luigi Moretti, e l’articolo Pirandello maestro di logica, di Bruno de Finetti.
Moretti dopo la guerra opera per alcuni anni a Milano per poi tornare nella sua Roma, dove fonda prima la rivista Spazio, pubblicata fino al 1953, volta alla ricerca di un collegamento fra le diverse forme d’arte, dall’architettura alla scultura, alla pittura, al cinema e al teatro. La rivista era quasi totalmente da lui gestita e redatta, ed era essenzialmente l’espressione della sua attività di ricerca. Successivamente, Moretti apre la galleria denominata anch’essa Spazio, cui si affiancheranno altri luoghi espositivi che alimenteranno il dibattito sull’arte informale tra Roma e Torino. Il suo interesse verso l’arte si palesa inoltre dalla tendenza al collezionismo d’opere, soprattutto, del Seicento e dell’antichità.
Anche de Finetti, già da diversi anni professore di ruolo a Trieste, approda a Roma nel 1954, avendo vinto il concorso per la cattedra di Matematica Finanziaria e Attuariale alla facoltà d’Economia e Commercio lasciata vacante da Francesco Cantelli per raggiunti limiti d’età. (Continua)

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