Brunetti: “L’arte e la letteratura come medicina nella sofferenza”
L’ estetica cristiana di Dostoevskij, un grande autore moderno
L’arte e la letteratura possono avere una funzione positiva specie nei periodi difficili? Abbiamo chiesto un breve commento a Guido Brunetti, un autore che ha trattato questo campo di ricerca in numerose pubblicazioni.
“Soprattutto in tempi bui e tormentati, come quelli che stiamo vivendo, la creatività- arte, letteratura, poesia, musica, ecc.- ha un potere straordinario, in quanto valido mezzo per alleviare la sofferenza e le afflizioni della vita. L’ arte rigenera, ha una funzione terapeutica, fatto confermato da ricerche realizzate nel campo delle neuroscienze. Addirittura, qualche studioso ha parlato di un suo potere taumaturgico”.
Secondo Brunetti, questa concezione ha radici lontane. “Il legame che unisce queste realtà è stato analizzato già a partire dai miti greci. L’arte ci aiuta a ragionare sulla condizione spesso tragica della vita segnata dal dolore. Un dolore cosmico. Ma ci viene anche incontro nel comprendere noi stessi e gli altri, a immaginare il futuro, offrendoci molteplici prospettive e indicazioni. E’ dunque un medicamento. C’è una medicina della chimica e una medicina fatta d’altro. Nessuno ha mai scritto, dipinto, inventato se non per ‘uscire da una situazione di tristezza’. Essa cura l’artista, ma cura successivamente anche gli altri”.
C’è un autore- chiediamo- che si distingue in questo ambito? Ci piace indicare Dostoevskij, uno dei pilastri della letteratura mondiale, di grande finezza intellettuale e genialità, di cui in questi giorni ricorre il centoquarantesimo anniversario della sua morte (9 febbraio 1881). E’ uno e trino: scrittore, filosofo e psicologo. Una personalità pluridimensionale. Con Tolstoj, si distingue per ampiezza di visione e potenza espressiva.
Scrittore, dipinge il senso tragico della vita, una condizione umana violenta, complessa, notturna espressa attraverso una intensità drammatica e poetica. Psicologo, scava nel sottosuolo buio e profondo della psiche umana e dell’inconscio ancor prima di Freud. Spazia nei diversi campi della psicopatologia e dell’introspezione psicologica con la competenza e la capacità che non tutti gli psichiatri e psicologi possiedono.
Filosofo, analizza e approfondisce l’ontologica finitezza dell’uomo, riuscendo a rappresentare altezze e profondità di pensiero. C’è in lui il tormento sul mistero e l’esistenza di Dio. E’ lo spirito, per Dostoevskij, che fa per eccellenza l’uomo. Di qui, il primato della bellezza come perfezione spirituale.
L’uomo, per Dostoevskij, si costruisce in una interiorità a ‘immagine di Dio’. Ci troviamo di fronte a un’estetica cristiana che ha- conclude Brunetti- al suo centro l’immagine di Cristo. E’ una spiritualità che è l’unica in grado di spiegare la dimensione del trascendente e del sacro e di stagliarsi come potente strumento per placare le inquietudini, la solitudine, l’ansia e l’angoscia”.
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