Blocco studentesco: Suicidio giovanile? Omicidio di stato
Roma, 25 gennaio – Oggi in moltissime città italiane il movimento del fulmine cerchiato ha esposto un pensiero chiaro ed un’accusa precisa riguardo l’aumento di suicidi tra i più giovani: non si tratta di suicidi ma di veri e propri omicidi di stato.
“I dati Istat – inizia la nota del responsabile nazionale del Blocco Studentesco, Sergio Filacchioni – sono impressionanti. Secondo i dati dell’OMS il suicidio è al secondo posto tra le cause di morte nella fascia di età compresa tra i 15 e i 29 anni in tutto il mondo. Seconda causa di morte anche per i giovani italiani dai 15 ai 24 anni. Sui 4.000 suicidi annui registrati in Italia, più del 5% è compiuto da ragazzi sotto i 24 anni. La cura al Covid-19 è stata peggiore della malattia? È evidente. Infatti è a causa delle misure terapeutiche adottate dal governo se in questo periodo sono aumentati gli atti di autolesionismo e di suicidio, oltre alla crescita di disturbi mentali sia nei ragazzi che nei bambini.
In tutto ciò, riusciamo a trovare un solo colpevole: lo Stato, reo di aver dato il colpo di grazia fatale alla socialità dei più giovani. Con questi dati si sconta tragicamente il distanziamento, la vita virtuale, l’allontanamento dei giovani dall’ambiente e dall’attività sportiva e soprattutto quella colpevolizzazione perpetrata dall’opinione pubblica contro la gioventù”.
“Con questa azione – prosegue la nota – intendiamo fare un’accusa precisa. Lo Stato e il governo Conte preferiscono investire sui banchi a rotelle o sui monopattini, invece che sulla salute dei cittadini. Ma la salute non è una questione di mascherine e distanziamento: ma di salus, ovvero di dare sale alla vita. Ma il sale è stato tolto agli italiani che, numeri alla mano, non vanno a scuola da ben 170 giorni. Le conseguenze psicologiche di questa rinuncia forzata alla socialità sono pesanti e ovvie: solo le persone vuote e morte dentro non riescono a capirlo. Un vero e proprio omicidio di Stato perpetrato a colpi di solitudine, problemi economici, lockdown in salsa di delazione, impossibilità di esprimersi, incertezze: uno Stato che non da una ragione per vivere, ma una ragione per annoiarsi, una ragione per togliersi la vita”.
“Non suicidarti: vivi, respira, ribellati – conclude la nota – Ribellati a questo Stato infame e colpevole che ti tratta come una categoria protetta. Ribellati soprattutto alla noia, la vera morte che uccide ancora prima della fine biologica: scuotetevi dalla grigia routine virtuale, tornate nelle strade, nelle scuole e nelle piazze. Noi siamo già lì per darci da fare”.
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