Blatter sbaglia, sì alle preghiere dopo la partita
«Blatter e la Federcalcio della Danimarca sbagliano: è un errore epurare lo sport di quei valori etici che la fede cristiana e la Chiesa cattolica diffondono e difendono da secoli». La Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, per bocca del suo presidente Edio Costantini, interviene sulle polemiche sulle preghiere recitate dalla nazionale Brasiliana di calcio al termine della recente finale della Confederations Cup. I Verdeoro, infatti, dopo la vittoria sugli Stati Uniti d’America, si sono abbracciati ringraziando Dio della partita appena disputata. La Federcalcio danese, sostenendo che «non c’è posto per la religione nel calcio», aveva sollecitato un intervento della Fifa per scongiurare il “pericolo” che una partita di calcio possa in futuro trasformarsi in un evento religioso. Joseph Blatter, presidente della Fifa dal 1998, ha subito ammonito i calciatori brasiliani per il loro gesto, promettendo inoltre di vietare ogni manifestazione religiosa nel corso dei prossimi Mondiali di calcio (Sudafrica 2010).
«Blatter – prosegue il presidente Costantini -non è nuovo a questo tipo di infelici esternazioni. Il “lider maximo” del calcio, come del resto ho scritto in alcuni miei interventi sul quotidiano “Avvenire”, già nel 2002, all’indomani della conquista da parte del Brasile della sua quinta Coppa del mondo, aveva espresso un brusco ultimatum verso ogni festeggiamento di tipo religioso al termine della partite. Ritengo invece che proprio il progressivo svuotamento di valori etici e religiosi sia il responsabile della deriva morale di cui il calcio, e lo sport in genere, è ormai vittima. La Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport per fortuna è in buona compagnia se anche il grande Pelé, oggi, dalle colonne de ”L’Osservatore romano” (pag. 5, ndr), ha denunciato il pericolo di un calcio privato di ogni deontologia, un calcio in cui il “giocatore giovanissimo inizia a giocare pensando già a quanti soldi potrà guadagnare”. Seguendo il magistero di Papa Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, la Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport ritiene invece che solo una rivoluzione dal basso, che riparta dagli oratori come luoghi educativi capaci di formare atleti e uomini completi, possa restituire al calcio e allo sport il loro significato autentico, quel significato che violenza, doping, razzismo e denaro minacciano di togliergli».
La Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport -che recentemente, in occasione dell’Anno Paolino, ha organizzato la maratona Correre sulle orme di San Paolo (Gerusalemme, 23 aprile-Roma, 27 maggio) -ha patrocinato la terza edizione della Clericus Cup, il campionato di calcio per sacerdoti e seminaristi che prevede istituzionalmente la recita della preghiera al termine di ogni gara (il cosiddetto “terzo tempo”).
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