Bestiario italico
Gli antichi imbonitori da circo equestre invitavano il pubblico allo spettacolo mediante un’esortazione caratterizzata da un alto tasso d’involontario umorismo: “Venghino, siori, venghino, che più gente entra e più bestie si vedono“. È tuttavia un fenomeno che si verifica ancor oggi. Accanto a poche persone serie e autorevoli – fra loro anche diversamente orientate culturalmente – milita un ben più nutrito esercito di presuntuosi saccenti che ogni giorno pretendono di insegnare al Papa come si fa il Papa. E’ una pittoresca Armata Brancaleone fatta di tuttologi, tribuni della plebe, intellettuali falliti, incantatori di serpenti, moralisti privi di morale, presenzialisti televisivi, decerebrate stelline dello spettacolo, avventurieri della politica. Personaggi tanto abituati a parlarsi addosso che perfino s’interrompono fra loro accusandosi a vicenda di non capire un piffero. Tutta gente che ha in comune un elemento: oltre a non aver alcun titolo di merito, non conosce assolutamente nulla circa l’argomento di cui straparla. Ma questo è solo un aspetto di un più ampio problema di costume dei nostri tempi, ossia l’incompetenza elevata al rango di scienza esatta, poiché costoro sono gli stessi che in genere pontificano con temeraria sicumera anche di politiche planetarie, di alte strategie, di economia globale, di nuovi modelli di civiltà. Senza dimenticare poi un ampio ventaglio di altri nobili saperi che svariano dalla cucina cingalese all’antropologia marziana. Il fatto ancor più grave, però, è che molta gente, pur in assoluta buona fede, prende per oro colato gli insulti all’intelligenza operati da simili cialtroni. Un effetto collaterale e perverso di tanto pericoloso dilettantismo è che le opinioni diventano fatti acclarati e i fatti diventano opinioni soggettive. La percezione individuale di un fenomeno diventa dunque il fenomeno stesso e nulla importa all’irremovibile sapientone che i documenti, i numeri, l’oggettività stessa di taluni eventi dicano altro. Non è affatto vero che tutti hanno il diritto alla libertà di parola: agli imbecilli dovrebbe essere inibito. Ne ricaveremmo fra l’altro un più sommesso mormorio di fondo, sempre preferibile a tanto inutile cicaleccio urlato a squarciagola.
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