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Bene ricordare Lorenzo Ciocci. Bene intitolare a lui una strada ma nessuna indulgenza a distorcere il suo lascito politico

Novembre 12
21:04 2014

Per chi ha apprezzato, ed apprezza – con le parole, coi silenzi, e con la coerenza dei comportamenti politici – il grande comunista scomparso, sa bene che il miglior lascito che ci ha voluto consegnare è quello di stare sempre dalla parte dei deboli e degli sfruttati per perseguire una emancipazione delle classi subalterne.
Per chi voglia “collocare” Lorenzo, lo indico alle errate deduzioni di Silvagni, alla “corrente migliorista di Napolitano”, dico che sono in grado di smentire ufficialmente e come testimone politico oculare questa affermazione.
Lorenzo Ciocci, nel serrato e teso dibattito politico sulle correnti nel PCI e su quello che avrebbe potuto diventare il partito secondo le indicazioni (allora comunque minoritarie) di Napolitano, aveva una posizione decisa. Oggi diremmo che era per un Partito unito ed unitario e senza correnti e gruppi di potere. Infatti, e qui cito cosa ho toccato con mano, una sera in Consiglio Comunale, mi mostrò una lettera (che potranno confermare le carte del Presidente Napolitano) in cui rispondeva ad una richiesta di Napolitano (che se non ricordo male era capogruppo dei deputati alla Camera) di aderire alla corrente dei “miglioristi”. In quelle righe di risposta, Lorenzo scrisse, in sintesi, “caro Giorgio ti ringrazio per la stima e per la proposta, ma la mia cultura politica e la mia coerenza mi inducono a riconoscere un solo Partito, non diviso in correnti, il Partito Comunista Italiano”.
Quindi, evidentemente, Silvagni, forse catechizzato da parti del partito renziano (nazionale) che si spaccia per prosecutore della storia del pci, – col quale ora non ha quasi nulla a che vedere – ha preso fischi per fiaschi. Io non so se oggi Lorenzo sarebbe un dirigente dei comunisti italiani; sicuramente sarebbe un profondo uomo di cultura, e di coerenza comunista lontano dal PD.
Tutto ciò, viene riferito perché la storia di tutti noi è fatta anche di racconto e di fonti primarie. Soprattutto perché nella sua umanità della esperienza di Sindaco della città, Lorenzo ha saputo e potuto difendersi da incredibili attacchi politici e personali (come avrebbe potuto testimoniare con me Mario Mercuri, e come può fare Ezio Tramontozzi). Attacchi alla democrazia marinese e alla lotta contro potentati economici che si trasformarono in violenti attacchi mafiosi, incendiando perfino il Comune e la scrivania del Sindaco, su cui venne lasciato un guanto di sfida.
Allora, i comunisti tennero duro e tutta la forza unitaria della città venne fuori.

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