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Bari: Sacrario dei Caduti d’Oltremare

Bari: Sacrario dei Caduti d’Oltremare
Settembre 09
12:45 2023
Domenica tre settembre, ultimo giorno di vacanza a Bari, di prima mattina abbiamo deciso Roberto e io di terminare il nostro giro chiudendo un cerchio di spiritualità: non la partecipazione alla funzione eucaristica già presenziata in quella vespertina del sabato in una chiesa poco distante dal nostro alloggio, ma qualcosa di terreno e sacro nello stesso tempo, qualcosa che intendeva rivolgere il nostro pensiero a chi, giovanissimo o con più esperienza, non ha avuto la fortuna di tornare a casa dopo la guerra.
A Luigino Giansanti, sfortunato artigliere di Rocca di Papa avevo già pensato il primo giorno, appena arrivata nel capoluogo pugliese raggiungendo a piedi attraverso il bel lungomare barese, il porto della città: là, infatti sono tornati gli sfortunati Caduti della folle guerra in Grecia e Albania e tra questi, accolto dai familiari, il nostro giovanissimo soldato: avrebbe compiuto vent’anni quindici giorni dopo esser rimasto vittima sul fronte tra le montagne dell’Epiro il 16 novembre del 1940.
Vedere il porto ovviamente dalla strada, mi ha emozionata, ho inviato un saluto silenzioso e commosso a tutti i soldati e alle loro famiglie, e poi ci siamo avventurati alla scoperta della città.
Domenica, invece la nostra destinazione è stato il Sacrario dei Caduti d’Oltremare che si trova in periferia, a pochi chilometri dal centro barese, in Via G. Gentile, 31. L’edificio è una costruzione che simboleggia un grande abbraccio ed è frontalmente rivolto verso il mare: accoglie i visitatori tutti i giorni feriali e festivi, tranne tre giorni l’anno, in prossimità di alcune feste solenni. Accoglie è la parola giusta.: spiegare la motivazione di questo verbo è superfluo, credo.
Anche questa volta abbiamo avuto la possibilità di essere guidati, in questo caso da un gentile funzionario del Sacrario. Ha offerto il suo tempo illustrando e consultando per noi documentazioni sul computer e su un grande libro di bronzo nel quale sono riportati i nomi dei Caduti e le loro essenziali generalità. La sua voce e il suo atteggiamento erano di grande rispetto e grato riconoscimento verso tutti coloro che hanno posto nel grande edificio. Mi ha colpita la sua disponibilità, il suo mettersi a servizio dei ricordi nella commemorazione di ogni singola presenza nel Sacrario.
Questo luogo custodisce le urne con i resti mortali di oltre 75 000 Caduti e solo di trentamila se ne conoscono le generalità. Sono soldati italiani rimasti sul campo in Germania (una volta dell’Est), ex Jugoslavia, Albania, Africa Orientale e Settentrionale, Libia, Marocco, Tunisia, Algeria, Grecia… i loro resti sono raccolti in trentuno colombari divisi, oltre per luoghi, anche in settori che indicano gli anni delle guerre combattute (primo e secondo conflitto mondiale) e il settore aero-navale. Recentemente, proprio in quello relativo all’Africa settentrionale sono stati raccolti quarantadue dei quarantanove Arditi del sommergibile Sciré, affondato durante un’incursione al porto di Haifa il 10 agosto 1942: lo sfortunato equipaggio ebbe la bandiera di guerra insignita di medaglia d’oro al valore militare.
Il Sacrario è circondato da un esteso parco ed è composto da due piani: nel piano rialzato si accede attraverso un’ampia scalinata e comprende una sala “Albo d’onore” e il chiostro centrale. Nella prima vi sono quattro armadi di bronzo contenenti un volume con i nomi dei Caduti che riposano nel Sacrario e tre che raccolgono i nomi e le notizie di Caduti e dispersi in Russia. Tra questi, sicuramente Valdimiro Gentilini, nostro concittadino i cui resti non sono mai tornati in patria e con lui quanti altri dei quali non conosco la storia. Mi pare doveroso inserire alcuni nomi segnalati dai parenti: Luigi Castri, morto d’inedia prigioniero in Grecia, Giuseppe Luigi Radatti, Francesco Greci morto in combattimento nel 1916.
Nel chiostro, come si diceva, si accede ai colombari divisi da uno spazioso cortile. Sui lati vi si legge: “ I loro corpi sono sepolti in pace e il ricordo vivrà in eterno” – “ Ottennero il regno della gloria e la mano del Signore li protegge”. Ragazzi e uomini che le famiglie attendevano, vite spezzate dalla follia dell’uomo che dà voce alle armi.
Non tutti i Caduti riposano in questo Sacrario: in fondo al chiostro sono riportati i nomi di coloro che riposano in altri Sepolcreti d’Oltremare.
Tra i Caduti e i dispersi dal 1940- 1945 nel Secondo conflitto mondiale, tra forze di terra, mare, aeree e semplici civili si legge la spaventosa cifra totale di 444.523.
Ampie pareti di marmo bianco illustrano sei grandi tavole geografiche, dove sono illustrate le zone nelle quali hanno combattuto i soldati italiani.
Scendendo al piano terra si accede alla cripta: le pareti presentano grandi lapidi con i nomi di Caduti accertati, ma non identificati, presenti nel Sacrario, recuperati senza piastrina di riconoscimento, provenienti da tombe collettive. I loro nomi sono riportati in ordine alfabetico e tra questi onore è riconosciuto anche a centoquaranta Ascari eritrei e libici che combatterono a fianco dell’Italia: sono resti trasferiti nel 1972 quando venne dismesso il Sacrario militare di Tripoli.
Una scritta in latino si legge sulle pareti di tombe di 45 000 Caduti ignoti, tradotta recita: “Insieme con sangue, anche il nome dedicammo alla Patria”.
Continua la visita con una preghiera in una Sala liturgica e si accede poi in un ricco museo storico, dove sono raccolte documentazioni, foto, armi, divise militari e non manca una documentazione riferita alla precedenti guerre coloniali in Eritrea, Somalia, Tripolitania e Cirenaica con un arco temporale che va dal 1882 al 1945.
Molto altro avremmo voluto leggere, vedere, osservare con attenzione, documentarci… la commozione è stata tanta, le date che confermavano la giovane età dei soldati mai tornati a casa, il pensiero per le lacrime versate dalle loro famiglie, il vuoto lasciato come figlio, marito, fratello…
Al tramonto, la campana nel parco suona tutte le sere nove rintocchi: è l’accoglienza del silenzio che dà voce a tutte le vittime della follia umana.
Luca ha detto congedandosi da noi: “Prestare il mio servizio in questo luogo è un privilegio che la vita mi ha dato, offrendomi la possibilità di sentire la loro presenza e di onorare il loro ricordo… è qualcosa che va oltre ogni incarico”.
Una grande testimonianza che abbiamo portato con noi, che sentiamo nel cuore e che lasciamo defluisca, con l’onorare il ricordo, in un unico corale pensiero: no alla guerra.
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