BAMBINI INNOCENTI E ADULTI COLPEVOLI
Fino a qualche tempo fa il tamburo battente sulle pagine dei giornali, le drammatiche sequenze televisive, marcavano stretto il territorio annientato delle donne maltrattate, ferite, uccise, dagli uomini costantemente divorati dal delirio di onnipotenza, di possesso. Ultimamente sta prendendo piega un’altra devastazione dis-umana, una follia lucida, una piaga che incancrenisce la ragione, un disagio che altera la propria consapevolezza di essere umano, al punto da perdere contatto con la propria dimensione-ruolo di madre, di padre. Ci sta attraversando un tempo dove le ore sono scandite dalla miserabilità in-umana, dalla inaccettabilità di comportamenti annichilenti, è un tempo in cui ci stanno andando di mezzo i bambini, i più piccoli e indifesi, quelli che mai e poi mai dovrebbero essere anche solo sfiorati con un dito. Bimbi martoriati, picchiati, uccisi, bambini non più amati, venerati, protetti, soltanto rifiutati e oltraggiati, traditi da chi li ha messi al mondo, da chi riponevano piena fiducia, da chi avrebbe dovuto difenderli a costo della propria vita. Bimbi di due, tre anni, malmenati fino a spezzar loro le piccole ossa, condotti al pronto soccorso e poi nuovamente a casa, all’inferno dei maltrattamenti, delle umiliazioni, delle sofferenze e delle tragedie che incombono. Ma come è possibile rimandare al mittente un bambino percosso brutalmente, quando i genitori mentono spudoratamente, quando le ferite non sono il risultato di una caduta, ma sono la sintesi di un rifiuto. Come è possibile che il mondo adulto, parentale, amicale, volga lo sguardo da un’altra parte, faccia finta di non sapere, di non conoscere, di esser all’oscuro di tanta infamia? Come è possibile fare gli omertosi in una situazione simile, come è possibile? Si tace per la paura di eventuali ritorsioni, per il quieto vivere innanzitutto? Anche di fronte alla vergogna di un bimbo con gli occhi spalancati dal terrore e dal dolore? La paura si vince con l’indignazione, con il bisogno profondo di consentire giustizia a chi non vede riconosciuti i propri diritti fondamentali, un bimbo ha diritto di vivere più di chiunque altro, non certamente di silenzi colpevoli. Qualcuno si ostina a ripetere che fare, essere, diventare genitori, è un mestiere davvero difficile, complicato, complesso, forse è necessario approfondire questa tragedia dell’innocenza violata, non solamente con l’uso delle parole, ma con la consapevelozza dell’umanità di ognuno e di ciascuno che non può e non deve rimanere prostrata alla violenza più irraccontabile.
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