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Babette e la “Belle Epoque”

Marzo 01
02:00 2007

Grande magia del teatro, quella di ricreare un intero mondo di sensazioni con poche cose: una credenza ottocentesca, un tavolo con quattro signori bene che giocano a carte, la colorata fantasmagoria delle luci ed ecco ricostruita ai nostri occhi l’immagine di una casa della borghesia di provincia. E ancora: una mastodontica scrivania di legno massello, una grande finestra alle spalle, una bandiera francese, una cassapanca intarsiata e due commessi in divisa ministeriale ed ecco trasformarsi quello stesso spazio nell’austera stanza del ministro di Giustizia, nella Parigi primo Novecento.
Ma ciò non è sufficiente, i veri artefici di questa magia sono gli attori: le parole, con le loro intonazioni, le gestualità dei corpi e dei volti completano e danno anima a quella straordinaria metamorfosi spazio-temporale che è la rappresentazione teatrale. Babette e la Belle Epoque, commedia musicale costruita sui canoni del ‘vaudeville’ e ispirata alla Presidentessa di M. Hennequin e P. Veber, ci restituisce per un paio d’ore l’atmosfera giocosa e spensierata della Belle Epoque, con l’accavallarsi incalzante e comico di situazioni amorose in un continuum di ambiguità, di cui la stella del varieté Babette è il fulcro sensuale, e che si risolve felicemente in un finale che accontenta tutti.
Giancarlo Ripani è ormai ben noto ai frequentatori del Teatro Flaiano di Roma, per molte altre felici commedie che portano la sua firma di autore e regista, di cui ricordiamo le più recenti: Donna Lucia e Er Papa Tosto. Ripani predilige ambientare le sue commedie nella Belle Epoque, che “è stata veramente un’epoca bella per l’eccezionalità dello sviluppo civile, economico e culturale”,come lui stesso afferma. La nota originale di Babette e la Belle Epoque è senza dubbio l’inserimento nella commedia di brani musicali della Belle Epoque e di altri che, pur non essendolo, risultano felicemente funzionali al racconto della commedia. Ma le gambe, Ti darò quel fiore, Baciami piccina, La Spagnola, Ciribiribin, Ho un sassolino nella scarpa, Lucciole vagabonde, La Cammesella sono le musiche d’epoca, o quasi, riesumate dalla sapiente ricerca dell’autore e del maestro Spartaco Bertollini.
La rappresentazione serale di Babette del 31 gennaio scorso ha avuto un particolare significato: regalare un’ondata della spensieratezza e speranza di quell’ epoca felice a chi purtroppo non lo è: le famiglie dei bambini affetti da leucemia, cui stata dedicata la serata da Ali di Scorta, associazione per la lotta contro le malformazioni e i tumori cerebrali infantili, rappresentata dal presidente Sandro Massimo. Non è casuale questo binomio Ali di Scorta- Teatro per la compagnia dell’Ortica, interprete della commedia, avendo essa fin dal 1992, anno della sua costituzione, finalizzato gran parte delle proprie rappresentazioni teatrali a scopi umanitari e culturali.

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