Attuare il bioregionalismo per salvare il pianeta
“Diciamo carne e dimentichiamo l’essere vivente. Diciamo legno e dimentichiamo gli alberi. Diciamo acqua e dimentichiamo l’origine della vita” (Saul Arpino)
L’attuazione del bioregionalismo potrebbe creare un grande cambiamento positivo. Aprire la nostra mente alla consapevolezza di convivenza con tutto il pianeta, un progresso che non si contrapponga più alla vita, chiedendoci ogni volta se il nostro vivere ed agire sia ecologicamente compatibile, per il rapporto con le altre specie, per il nostro abitare, la tecnologia usata, i macchinari, le fonti energetiche, lo smaltimento dei sottoprodotti e dei rifiuti…
Le risorse del pianeta non sono inesauribili e noi le stiamo distruggendo nell’arco di una sola generazione. Ma la vita dei nostri successori e la biodiversità devono essere salvaguardate, se vogliamo continuare come specie. Perciò occorre rivedere tutto il ciclo produttivo e riqualificare l’industria e l’agricoltura, considerando la nostra posizione, il nostro vero posto, all’interno dell’organismo naturale.
Purtroppo i cambiamenti richiesti sono completamente contrari al sistema consumista e guerrafondaio attuale, e metterli in pratica significherebbe dover modificare tante cose soprattutto nelle economie più avanzate. Ma non bisogna demordere dai nostri intendimenti e percepire con il nostro “lume” quelle forme pensiero positive, utili all’intera comunità dei viventi.
I cambiamenti -come dice I Ching- si operano prima nel mondo delle idee e poi nel mondo delle forme. La creazione di “forme pensiero” idonee è necessaria come pure –di conseguenza- è necessario un retto comportamento.
La continuità della nostra società, in quanto specie umana, richiede una chiave evolutiva, una visione globale, per mezzo della quale aprire la nostra mente alla consapevolezza di condividere con l’intero pianeta l’esperienza vita. Questa è la visione dell’ecologia del profondo, la scienza dell’inscindibilità della vita.
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