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Attivismo politico

Aprile 12
12:21 2010

È difficile sostenere l’attività politica Italiana. Privilegi, impunità, interessi, arricchimento, questi gli obiettivi del politico italiano. Una società civile è tale se tra gli individui vi è il rispetto reciproco degli accordi presi, ovvero leggi e regole che coordinano i rapporti sociali. Quando decadono questi principi, elementari, ci si trova di fronte a due condizioni: il primo un abuso di autorità, anche restando nei contesti sociali (in pratica un condizionamento delle regole proposto dal ruolo che si occupa); il secondo dittatoriale, azzerando gli accordi intercorsi nella società. La differenza è un sottile filo che lega la società all’illusione di una libera scelta e al rispetto delle regole. Di fatto, chi può utilizza tutti i mezzi al fine di ottenere il consenso popolare, disinteressandosi del dialogo e di altre forme di confronto. L’obiettivo principale è denigrare l’avversario (divenuto momentaneamente nemico) definendosi vittima di un sistema sociale avverso. Sempre più spesso si sente parlare di golpe. Subito nella nostra memoria si rievoca la storia del ventennio Mussoliniano, con le tragiche conseguenze culminate nella seconda guerra mondiale. L’organizzazione democratica italiana, suddividendo le cariche militari, ha estremamente ridotto la possibilità che avvenga un golpe militare. Un nuovo tipo di pericolo ce lo siamo però costruito negli ultimi anni, con leggi elettorali disastrose. I fatti di questi giorni evidenziano una sorte di golpe istituzionale con il quale, a colpi di maggioranza, non si riconoscono altri poteri all’infuori di quelli necessari per portare avanti i propri interessi. Dallo scudo fiscale alla TV digitale, dal lodo Alfano al legittimo impedimento lungo il processo breve. Dalla divisione delle carriere per i magistrati al controllo dell’informazione, dalle grandi opere alla scelta energetica nucleare. Tutto senza discussioni parlamentari ritenute inutili e fastidiose. Un golpe istituzionale rivolto a verticalizzare il potere, dove il governo, a colpi di maggioranza e fiducia, intende modificare la Carta Costituzionale e l’indipendenza della magistratura, ponendola sotto il suo diretto controllo. È ordinario ascoltare facce di bronzo che tutti i giorni su tutti i telegiornali ci raccontano i drammi dell’esistenza di Berlusconi, vittima, a loro dire, di una magistratura politicizzata dal social-comunismo al potere in Italia.
Dove si muove il potere. Qualche fatto.
Il Presidente Napolitano, “un’ex comunista, cosa dobbiamo aspettarci” (Berlusconi dopo la bocciatura del lodo Alfano). “È sempre stato ragionevole e non si è mai messo contro il governo” (Bossi dopo la firma del decretino salva lista).
La giustizia ad orologeria pronta ad ogni tornata elettorale. Nella nostra bell’Italia ogni anno ci sono elezioni. È difficile che gli eventi non si incrocino, ed oltre agli inciuci berlusconiani, ci sono migliaia di processi che non fanno spettacolo.
Il processo breve, è l’auspicio di tutti gli Italiani, ma non per prescriverne i termini, per avere giustizia. Conosciamo certi avvocati, non lavorano per la verità dei fatti, sono pagati per annebbiare i processi e trovare cavilli burocratici, per attivare i rinvii delle sedute procedurali. Sono dei veri maestri (malattia, impedimento, ritardo nella notifica di atti o informazioni, virgole poste fuori posto, fascicoli rimasti sepolti nelle scrivanie, ecc.) nel portare avanti un giudizio fino ad un non giudizio: la prescrizione. Più che una “legge per il processo breve” servono magistrati, personale e fondi per snellire il pantano giudiziario.
La mancata ammissione del PDL della provincia di Roma alle elezioni è responsabilità della magistratura politicizzata e della sinistra comunista (che non conta assolutamente nulla) e si impedisce, di fatto, al popolo di votare, dichiara il Premier. Se qualcuno ha impedito al PDL di esprimere i propri candidati (cosa diversa dal non votare), è colui che, per una lotta interna al PDL, ha operato per sostituire, in zona Cesarini, alcuni nomi poco graditi nella lista.
Le intercettazioni telefoniche sono pericolose non per difendere una decantata privacy, bensì per difendere la malavita dalle attività criminose quali corruzione, falsi bilanci, appalti truccati, evasione fiscale. Credo che gli Italiani siano favorevoli all’individuazione e punizione delle fughe di notizie, che spesso sono più dannose alle inchieste che agli indagati e, ancor di più, alla distruzione, senza la divulgazione, di registrazioni su fatti non attinenti alle indagini.
La Politica, dialettica del rispetto sociale, è trasformata in “palcoscenico dei politici” dove i partiti hanno ceduto il passo al nominalismo presuntuoso individuale, alludendo alla difesa dei propri interessi come bene della comunità. La legge non è uguale per tutti, così come la crisi economica sociale. I politici difendono i privilegi acquisiti, gli industriali la ricchezza economica (legale ed illegale), i cittadini lottano per il lavoro, nonostante la continua emorragia dell’occupazione. Lo scollamento in atto tra cittadini e politica, di fatto, alimenta gli avventurieri in cerca di una poltrona nella ricca, arrogante casta di politici nostrani.

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