Attesissimo ritorno di Alexander Lonquich a Roma nella stagione della IUC
Alexander Lonquich, uno dei pianisti più interessanti dei nostri giorni, in un insolito, curioso e stimolante programma bifronte: prima diciotto pezzi brevissimi e fulminei, poi le monumentali Variazioni Diabelli, la più grande – in tutti i sensi – opera pianistica di Beethoven
Attesissimo ritorno di Alexander Lonquich a Roma nella stagione della IUC, sabato 9 marzo alle 17.30 nell’Aula Magna dell’Università Sapienza (Città Universitaria, Piazzale Aldo Moro 5). Il pianista tedesco, che da anni si è stabilito in Italia e vive tra Firenze e Roma, ha ideato un concerto a due facce, con una prima e una seconda parte diversissime tra loro, ma complementari. È un programma pensato attraverso considerazioni che trascendono il significato puramente pianistico e si rifanno a una profonda visione dei lati più intimi e segreti della musica.
La prima parte, intitolata “Le affinità elettive”, accosta diciotto brevissimi brani di compositori molto lontani tra loro, che rivelano però somiglianze e parentele segrete: si va dal settecentesco Carl Philip Emanuel Bach al grande filosofo del ventesimo secolo Thedor Wisengrund Adorno, dal seriosissimo Anton Bruckner ad un innamorato della musica brasiliana come Darius Milhaud, dal romantico Robert Schumann all’ironico e graffiante Stravinskij di Circus Polka.
La seconda parte è invece interamente dedicata ad una delle più monumentali composizioni di tutta la letteratura pianistica, le trentatré Variazioni in do maggiore su un valzer di Diabelli op. 120, uno dei massimi capolavori di Ludwig van Beethoven, che negli anni della sua piena maturità artistica riuscì a ricavare sviluppi inimmaginabili da un banalissimo valzerino: un lavoro che lo impegnò per ben quattro anni, dal 1819 al 1823. Fu il compositore ed editore viennese Diabelli a chiedergli di comporre una singola variazione su questo valzer, da inserire in un’antologia comprendente brani di ben cinquantuno compositori, alcuni dei quali erano dilettanti. Beethoven rifiutò sdegnato, però quel tema gli rimase impresso nella mente e finì per comporre non una singola variazione ma un’intera serie.
Da quando ha vinto il Concorso “Casagrande” nel 1977 Alexander Lonquich ha dato in tutto il mondo concerti con grandi orchestre e illustri direttori, tra cui Claudio Abbado Ton Koopman, e Marc Minkowski. Una parte importante della sua attività è dedicata alla musica da camera. Alexander Lonquich, nel cui campo ha collaborato con artisti del calibro di Christian Tetzlaff, Joshua Bell, Steven Isserlis, Isabelle Faust, Carolin Widmann e molti altri. Ha suonato in festival prestigiosi come le Settimana Mozartiana di Salisburgo, il Festival Beethoven di Bonn e la Schubertiade di Hohenems. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti dalla critica internazionale quali, il “Premio Abbiati” della critica musicale italiana come miglior solista del 2016, il “Diapason d’Or” in Francia e il “Premio Edison” in Olanda. Da qualche anno si dedica con successo anche alla direzione d’orchestra. Questa ampiezza dei suoi orizzonti si riflette nella scelta dei programmi dei suoi concerti, che non sono mai assemblati a caso e offrono sempre stimoli molto interessanti all’ascoltatore.
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Mauro Mariani
Uffico stampa della IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti
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