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ATTENZIONE AL POPULISMO

ATTENZIONE AL POPULISMO
Dicembre 26
21:43 2023

Il libro di Antonio Scurati Fascismo e populismo, Bompiani, 2023, 12 euro, rappresenta un utile e agile testo di meno di cento pagine per comprendere la natura del populismo.

E’ la seconda parte del libro che illumina il lettore su un tema che si ripropone nel corso della storia, descrivendo le principali caratteristiche del populismo a partire dall’esperienza del regime fascista.

L’autore individua i sei caratteri essenziali del populismo.

Personalizzazione autoritaria. Questa dimensione si compendia nell’affermazione “Io sono il popolo” e al contempo “Il popolo sono io”. Poiché io sono il popolo e il popolo sono io, chiunque non sia con me, chiunque non appartenga al popolo, sarà contro il popolo, fuori dal popolo, suo nemico. Chiunque si opponga a questa regola riceverà non soltanto critiche, ma attacchi sul piano personale, sarà insultato, additato come nemico del popolo, indicato come traditore del popolo.

Polemica antiparlamentare. Il parlamento viene visto come luogo della mediazione, della lentezza, della corruzione, di degenerazione patologica, di ruberie, di privilegi di casta, il centro di un inutile caos cronico, insomma è considerato una perdita di tempo. Vi è dunque una politica di discredito del parlamento, di lenta erosione dei fondamenti della democrazia liberale che conduce – può condurre – al suo abbattimento.

Guidare seguendo. Nell’era delle masse, esse vanno guidate da un leader che non sarà dinanzi a loro, che non precederà, come la parola inglese leader suggerirebbe – to lead significa condurre stando davanti – ma anzi le dominerà seguendole, stando un passo dietro a loro. Il leader populista non ha e non deve avere idee proprie, non ha convinzioni irrinunciabili, non ha fedeltà, non ha lealtà, non ha strategie di lungo periodo, non guida le masse verso un obiettivo lontano, alto, che lui vede ma che le masse non vedono. Al contrario, quel leader conosce solo la tattica e nessuna strategia, solo prassi e nessuna teoria.

Politica della paura. Nei periodi di crisi economica e sociale il malumore personale e collettivo diventa il carattere dominante della vita. All’origine di questo stato di cose vi è la paura, che genera malinconia, inquietudine, delusione, risentimento, e che conduce a uno stato emotivo di apprensione e repulsione in prossimità di un pericolo vero o presunto. Il leader, per uscire da questo stato di cose, invece di prospettare speranze (il sol dell’avvenire), pratica la politica della paura indicandone le cause, a seconda delle circostanze, nello straniero, nell’appartenente alla “casta”, nell’appartenente ad un’altra religione, nel nemico di classe, e così via.

Commutare la politica in odio. Il populista, sostituendo una politica della paura alla politica della speranza, passa alla fase successiva in cui opera una commutazione alchemica dalla paura all’odio, passando da un sentimento passivo, ripiegato, depressivo, quale è la paura, a un sentimento attivo, espansivo, euforizzante come l’odio. Riferendosi al fascismo, il messaggio del populista è: “La minaccia è gravissima, è incombente, è mortale; il pericolo sono i socialisti, che sono stranieri, vogliono invadere il nostro Paese; sono stranieri ma sono accampati sul nostro territorio. Tu devi averne paura. Ma tu non ti devi limitare ad averne paura, devi odiarli; non basta temere, bisogna odiare.”

Semplificare la vita moderna. La regola consiste nella brutale semplificazione della complessità della vita moderna. Il mondo è troppo complesso per essere compreso dall’individuo che è oppresso dalle mille difficoltà della vita. Semplificare, dunque. E per uscirne la vocina del populista sussurra: “Non ti devi guardare alle spalle, non devi scrutare con terrore il cielo sopra di te. La morte non arriva da tutte le parti. Devi sono guardare davanti a te. Lì c’è il tuo unico problema, il tuo nemico, lo straniero invasore: invece qui, al tuo fianco, ci sono io. Tutta la realtà si riduce a questo.”

Guardando allo ieri e all’oggi, l’autore afferma che “La differenza tra i populisti sovranisti di oggi e i nazionalisti fascisti di Mussolini sono molte e cruciali, a cominciare dall’uso della violenza fisica, sistematicamente praticato dai secondi ma non dai primi. Rimane però il fatto che i populisti di ieri e di oggi sono accomunati dal rappresentare una minaccia per la qualità e la pienezza della vita democratica liberale, una minaccia riassunta nella centralità autoritaria del “capo”, del leader in cui il popolo si incarnerebbe, quel capo che non precede ma segue, che pratica la politica della paura, che poi commuta in odio, che attua una brutale semplificazione della complessità della realtà. E che parla al corpo elettorale attraverso il suo corpo.”

Impiegando la chiave di lettura alla situazione del nostro Paese offerta dal libro di Scurati si possono fare alcune riflessioni.

I partiti politici sono diventati i partiti del “capo” che, con la sua ostentata fisicità,  mette financo il proprio nome sul simbolo e che assume su di sé una quota sproporzionata del potere (nel caso di Berlusconi il partito è di proprietà del suo leader); il parlamento, spesso inconcludente al punto di non riuscire a trovare un accordo per la nomina di due presidenti della repubblica, si trova sempre più nella condizione di irrilevanza, come evidenziato dalle sistematiche ratifiche dei decreti legge del governo senza poterli discutere; la paura (fortunatamente non – ancora – tramutata in odio) viene alimentata nei confronti dei migranti e addirittura dell’Europa, considerata non una espressione di solidarietà e di autotutela del continente e dei suoi valori, ma un nemico a cui opporre la sovranità nazionale; la complessità del mondo (tema su cui Giorgio Parisi ha ricevuto il Premio Nobel) viene sistematicamente negata nel dibattito politico e nei talk show in un continuo contrasto tra il bianco e il nero, dall’opposizione dialettica tra l’amico e il nemico, dall’assenza della ricerca del dialogo e dei necessari, faticosi, approfondimenti sui problemi.

La lezione di Scurati è benvenuta e invita a riflettere su cosa sta avvenendo a casa nostra e quanto sta accadendo nel mondo, a partire dall’elezione del populista Milei – con la sua motosega  – in Argentina.

 

 

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