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ASSOCIAZIONE FRASCATI POESIA: A SCUOLA DA DON MILANI, EDUCATORE APPASSIONATO

ASSOCIAZIONE FRASCATI POESIA: A SCUOLA DA DON  MILANI, EDUCATORE APPASSIONATO
Ottobre 02
17:16 2023

In una Sala degli Specchi al completo, Iole D’Aiuto e Giuseppina Francesca Nieddu hanno presentato a Frascati, il 30 settembre scorso la figura di un educatore che ha lasciato il segno nella storia: un sacerdote che ha dedicato tutta la sua vita per  realizzare un ambiente educativo nel quale fossero garantite pari opportunità tra i ragazzi,  affinché tutti potessero ricevere un’istruzione che oltrepassasse barriere sociali, di ceto e d’origine: don Lorenzo Milani.

Sullo schermo  immagini che hanno sottolineato quanto le due relatrici  hanno posto in evidenza sulla sua figura di uomo, sacerdote, educatore appassionato e impegnato nella sua missione di rottura dei condizionamenti che imprigionavano i figli delle classi meno abbienti al loro destino, ostacolati nella crescita sociale, dalle loro stesse origini operaie o contadine.

Con le due relatrici è intervenuto Paolo Landi,  allievo di don Lorenzo che ha testimoniato  la sua esperienza di alunno,  figura   e l’opera straordinaria  e coraggiosa del suo maestro. L’evento, promosso in occasione del Centenario della nascita del religioso, è stato organizzato e presentato dall’Associazione Frascati Poesia e introdotto dalla Presidente Rita Seccareccia.

Ha dedicato la sua vita alla lotta per l’uguaglianza, la giustizia e i diritti civili, Don Milani: nato a Firenze il 27 maggio 1923  è stato l’ideatore di una scuola aperta a tutti. Fondata nel 1954 in una frazione fiorentina, dove egli  è stato mandato al confino – perché scomodo con le sue idee progressiste e di rottura con la tradizionale accettazione delle differenze di classe -,  la scuola di Barbiana offre ai ragazzi un approccio educativo con  un metodo completamente innovativo: si fa lezione all’aperto mettendo in pratica ogni iniziativa che possa favorire inclusione, facilitando e sviluppando le capacità degli alunni attraverso l’esperienza diretta, la partecipazione attiva, leggendo i giornali, discutendo di temi sociali, parlando di politica, facendo teatro… si studia storia, letteratura, filosofia e musica, come mezzo per eccellenza di espressione       e comunicazione. Infatti, ascoltare musica classica e leggere gli spartiti musicali offre agli alunni,  stimoli e possibilità di conoscere a fondo discipline fino ad allora riservate solo alle classi di un livello sociale più fortunato. Don Milani coinvolge musicisti e compositori suoi amici, nell’intento di avvicinare al linguaggio musicale i suoi ragazzi.

Vive a Barbiana, il coraggioso sacerdote, condividendo povertà e frugalità della vita quotidiana dei suoi  contadini, consapevole della reciproca compenetrazione tra la sua e la loro vita, con l’obiettivo di far crescere culturalmente e offrire stimoli ai componenti di quella piccola comunità; si batte e s’impegna, affinché  Gianni, figlio del popolo, possa essere accolto nella scuola  con le sue pregresse conoscenze ed  esperienze che costituiranno  la base sulla quale costruire il  bagaglio di nuove conoscenze.  Senza mai arrendersi alle difficoltà e all’incomprensione nello stesso ambiente ecclesiastico, don Milani persegue il sogno di una scuola che non faccia parti uguali tra diseguali e che offra anche al Gianni le stesse opportunità del Pierino  – figlio del dottore – già  pronto e preparato sin dal primo giorno.    Il nostro sacerdote s’impegna così, con un metodo rivoluzionario,  a stimolare nei suoi studenti una capacità critica, analizzando i temi legati all’attualità, leggendo i giornali e soffermandosi a lungo sui termini difficili che individua facendo leggere a un contadino un testo scritto e semplificando le parole a lui ostiche.

Del 1967 il libro denuncia “Lettera a una professoressa” scritto dai ragazzi della scuola di Barbiana con la sua supervisione:  redatto in un italiano semplice, in esso vengono sottolineate  le incongruenze della scuola italiana che non elimina arretratezza e disuguaglianza, favorendo i  più fortunati e scoraggiando i più disagiati con profonda mancanza di solidarietà e carenza di incentivi favorevoli alla crescita sociale.  Soltanto Pier Paolo Pasolini coglie la grande importanza della denuncia verso l’istituzione scolastica nazionale: il libro non riceverà l’attenzione che ne farà un caso letterario, solo dopo la morte di don Lorenzo a soli 44 anni,  il 26 giugno dello stesso anno.

L’esperienza della scuola di Barbiana attirerà sull’Appennino toscano insegnanti italiani e stranieri, gente di cultura e personalità della politica. Nel 1968 questo libro e l’insegnamento di don Milani diventeranno il simbolo di un cambiamento verso una scuola per tutti.

Quest’uomo di Dio, esigente, provocatore, scomodo per i benpensanti e le gerarchie ecclesiastiche, schierato dalla parte dei contadini e dei giovani operai, preoccupato a liberar la loro dignità attraverso la parola e la cultura, conia un’espressione che sarà il motto della sua scuola: I care, mi prendo cura, mi sta a cuore,  e un mosaico appeso alle pareti raffigurerà il santo scolaro, un ragazzo con l’aureola intento a leggere un libro.

Scrive don Milani ai suoi ragazzi, prima di lasciar per sempre questo mondo:

Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho la speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto.      Lorenzo

In molti dovremmo rileggere quelle pagine e riflettere sull’essenzialità e sui veri obiettivi dello studio, sulla socialità, sull’importanza dell’inclusione in una concretezza operativa, sulla vera solidarietà scevra da pastoie burocratiche e  sterili ingerenze.

Forse Don Milani dovrebbe ancora oggi far sentire la sua presenza e la sua voce…  rileggere le sue opere e meditare su un confronto costruttivo, aiuterebbe a far rifiorire il vero impegno che dovrebbe animare la scuola, creando umanità e crescita in itinere di tutti coloro che la vivono come alunni, docenti e dirigenti in un comune, concreto spirito formativo.

 

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