Assenza di dolore
Si tratta di un romanzo psicologico edito da Albatros. L’autrice, Silvia Gentile, è sociologa; ha pubblicato altri due libri. Questo racconto si svolge in un paese nordico (il Belgio) e s’intreccia in due storie d’amore: una, al tramonto (quella tra Vito e sua moglie, lui italiano e lei belga); l’altra, all’alba, con una donna che appare quasi improvvisamente nelle giornate del protagonista, combattuto tra la necessità di tornare in Italia a causa del lavoro e l’intrigo familiare dei suoceri che non vedono di buon occhio la decisione (a dire il vero hanno delle riserve anche su di lui, in quanto siciliano).
Tuttavia la più combattuta è Karen, la moglie, la quale gioca un ruolo difficile tra i suoi genitori, la sorella e la propria giovane famiglia.
In questo dissidio di desideri contrapposti freme la sostanza di un romanzo in continua sospensione, con ritorni di dubbi, anafore spirituali, quasi un blocco del destino in un’atmosfera che sembra stagnante, ma non è così: infatti l’apparire di un amore per Vito scombina le carte e da lui scaturisce la decisione di annullare il ritorno in patria, però con la risultante che Vito fugge sia da Karen, sia dai figli, sia – soprattutto – dai suoceri, pur restando in Belgio. Una beffa del caso turlupinatore? Forse. Siamo pedine nelle mani di un potere più forte al quale dobbiamo ubbidire, anche se a noi pare di essere i protagonisti assoluti della nostra vita.
La narrazione è calibrata sulla lentezza di una decisione, che tiene il lettore sospeso fino alla tensione finale, la quale scioglie la matassa attraverso un bandolo che, in fondo, non risolve il problema fondamentale della famiglia, ma lo elude. Forse qui sta la calibratura migliore della scrittrice.
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