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Aspettando il ritorno dell’Età dell’Oro

Marzo 25
12:12 2013

Tempo di crisi e tempo di meditazione, troppi errori sono stati compiuti e ormai come direbbe Cesare alea iacta est, ovvero, il dado è tratto! La crisi è giunta ad un declino collettivo. Non si sa più cosa inventare per risolvere questa situazione, tutti aspettano un ‘salvatore’. Eppure, molte volte la cultura del passato può offrire spunti di riflessione, esempi e stimoli, per migliorare.

In campo politico, un esempio di buon governo ci è fornito da Augusto, un uomo dalla personalità forte ed ambiziosa, che pur agendo per motivi di interesse ha garantito benessere al popolo. Quale genialità si nascondeva dietro la sua politica? L’abilità e l’astuzia di quest’uomo portarono Roma alla trasformazione da Repubblica a Impero, unendo idee monarchiche a esperienze repubblicane, in un sistema elaborato con la fusione del vecchio e del nuovo, saldando i modelli consolidati e allo stesso tempo aprendo varchi a innovazioni sia moderne sia progressiste.
Propose il suo intervento ad una Roma ormai dilaniata da altre politiche, cui non restava che sottomettersi pur di cambiare la situazione di stallo. L’astuzia di Augusto consisteva anche e soprattutto nel catturare la simpatia del popolo offrendo in cambio agevolazioni, fu, infatti, considerato dal popolo il “salvatore” di Roma, il “Divus“. La politica augustea mirava ad interessi personali di dominio su tutto il mondo, garantendo un periodo di pace e di prosperità, per suscitare la benevolenza dei cittadini, ed è proprio per questo che la sua strategia verteva ad esaltare la famiglia. Il nucleo centrale per il benessere delle persone. Il nido in cui gli individui si formano e crescono, imparano e maturano, dove trovano affetto e sicurezza. Un luogo che ai nostri tempi ha subito il declino, fino a quasi scomparire del tutto, dilaniata sia nel suo nucleo ormai frantumato, sia nell’economia, ridotta sempre più a tagli. Augusto, invece, non gravava imponendo tasse e garantiva un lavoro. Situazione ai nostri giorni ribaltata. Non imponeva una vita di sacrifici, ma concedeva premi, agevolando la prodigalità del nucleo familiare.
I giovani in età fertile avevano l’obbligo di sposarsi e chi aveva famiglie numerose riceveva premi in denaro. Maggiore libertà giuridica ed economica veniva assicurata, sia per gli uomini, sia per le donne. Era stata stabilita, anche, una gerarchia e, quindi, un concetto di rispettabilità verso i membri della famiglia. Oggi, ormai, in disuso, viviamo un tempo in cui assistiamo sempre più a episodi di giovani irrispettosi verso i propri genitori e di conseguenza, anche, verso le autorità e le istituzioni. Altro cardine della politica augustea consisteva nell’attivare leggi a favore della fedeltà, punendo i tradimenti, per garantire una sicurezza al nucleo familiare. L’adulterio era considerato un crimine. La donna era tutelata da diritti e non era sottomessa dal marito, la si considerava, infatti, una compagna di vita. Per celebrare il matrimonio non esisteva ancora un rito, bastava presentarsi in pubblico come coppia e convivere, eppure, questo era necessario per garantire uno stretto rapporto intessuto da vincoli.
Il divorzio esisteva solo se ben motivato, e, in alcuni casi, era richiesto il pagamento di un’ammenda. L’astuzia di Augusto verteva nel consolidare unione tra il popolo, al fine di poter vantare della loro attività produttiva. Oggi, invece, siamo esasperati da politiche che “mungono” sempre più l’individuo, stremandolo e rendendolo, ormai, sterile e scarno. Il continuo precariato e la disoccupazione sono le prime forme di epidemia che colpiscono la popolazione. I giovani in età fertile sono privati di ogni speranza per il futuro e non possono, neanche, progettare matrimoni con figli da mantenere. Si assiste, così, ad un arresto dello sviluppo dell’intero paese alimentando un malessere generale dettato da insoddisfazione, solitudine, ansia, depressioni, accompagnate, anche, da difficoltà concrete, per poter soddisfare i bisogni primari. Togliere i fondi alle famiglie equivale a distruggere l’equilibrio del proprio paese ostacolandone lo sviluppo e il progresso. Non ci resta che aspettare un nuovo salvatore dell’Italia!

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