Ardea Giornata Europea del Patrimonio
Ardea Giornata Europea del Patrimonio – Domenica 22 Settembre, 2019 – Museo Manzù
Ardea – Uno degli eventi culturali più importanti dell’anno si è svolto al Museo Manzù domenica 22 settembre: La Giornata Europea del Patrimonio 2019, “Ardea tra storia mito e leggenda”. La prima, organizzata per volontà della Dott.ssa G. Di Monte, direttrice del Museo G Manzù con il patrocinio del Polo Museale del Lazio, affidata alla direzione artistica del Maestro Dario Volante dell’associazione Centro di cultura domus Danae il quale a voluto coinvolgere anche la Proloco di Ardea e l’Associazione Latium Vetus riuscendo così a creare una vera e propria giornata dedicata alla scoperta e alla valorizzazione della storia del territorio e all’esaltazione del Patrimonio Umano ed Archeologico di questa città. La giornata si e svolta nella meravigliosa cornice del Museo Manzù ed è proprio grazie a questa prestigiosa istituzione che è stato possibile ospitare spettatori incuriositi ed attenti alla rievocazione dei miti godendo della possibilità di vivere il Museo circondati dalle opere del Maestro e dove hanno potuto godere delle sonorità profuse dal Duo Kalamia che ha concluso la serata. Attraverso la voce di Valentina Colini che ha reso tutti partecipi dei suo appunti di storia di Ardea di cui è appassionata e la voce di Federico Biserna che ha presentato l’evento e declamato tutte le citazioni letterarie, si sono ripercorsi gli eventi passati che hanno portato alla costituzione del habitat di questo territorio, mai rimasto disabitato. Il fil Rouge pone l’accento sul tema di orgoglio di appartenenza alla cittadinanza, attraverso la memoria di artisti, letterati, personaggi storici che hanno vissuto questa città e reso importate Ardea, ponendo particolare attenzione alla sua nascita ed urbanizzazione, nei secoli. Sibilla Aleramo cosi descrive questo paesaggio durante la sua esperienza a contatto con i guitti dell’Agro Romano (1904-1909): “Le lunghe esplorazioni per la campagna, giornate intere a piedi, inverno, estate, polvere rossa tufacea, fango nero, rovi e macchia, poi ancora stoppie all’infinito, e sempre all’orizzonte l’apparizione di qualche divinità, la ghirlanda dei Colli Albani o la linea incandescente del mare, o il Soratte, o l’Artemisio, o la rocca d’Ardea, oppure la stessa Roma, laggiù, barbaglio lontano nel mezzo del gran piano ondulato e vaporante. Ad un tratto, dietro un rialzo di terreno, un gruppo di capanne si profilava: dieci, venti, cinquanta. Bimbi e donne si sporgevano dalle basse aperture, attoniti, con gli occhi cisposi, ci tastavano le vesti. Nessuno giungeva mai sin là. Nessuno, salvo l’arruolatore, il “caporale”, e l’agente delle tasse. Neanche il prete, neanche per i morti che venivano portati a spalla al cimitero più prossimo, a dieci, dodici chilometri. Né medici, né levatrice. E quasi tutti malarici, e tutti analfabeti” (S. Aleramo, Andando e Stando, pag. 8, Feltrinelli 1997). 30000 anni fa lapilli, lava, tufo furono eruttati dal vulcano dei colli Albani, le acque dei terreni si incanalarono nelle crepe dei colli, scavando una rete di fiumi e valli verso il mare, altre cercarono di riemergere, sotto forma di fonti ai piedi delle rocche e pianure di tufo.
L’attuale fiume Incastro divenne navigabile, una grande biodiversità di flora e fauna venne a crearsi, e gli uomini di Neanderthal, trovarono un habitat ideale per la caccia, e numerose erbe medicamentose. Plinio il Vecchio descrive il paesaggio dal Tevere al Circeo (Naturalis historia III (v 56): “…. Aborigeni, Pelasgi, Arcadi, Siculi, Aurunci, Rutuli e oltre il Circeo, Volsci, Ausoni, da qui derivò il nome Lazio fino al fiume Liri. All’inizio c’è la colonia di Ostia fondata da un re romano, la città di Laurento, il bosco di Giove Indigete, il fiume Numico, Ardea fondata da Danae madre di Perseo”. Virgilio, nell’Eneide, narra la storia più antica di Ardea, la città dei Rutuli, i vinti che nessuno potrà cancellare fino a quando l’uomo avrà memoria storica, con la sua storia di “pace”, città del mondo antico, fondata, secondo la leggenda, da Danae, nel XV sec a.C. senza spargimento di sangue (Eneide libro VII, versi 409-413), settecento anni prima di Roma. Proveniva da Argo e fondò Ardea dopo aver sposato Pilummo, il primo re dei Rutuli Ardeates. Il nipote Turno, re dei Rutuli di Ardea, fu ucciso in duello dal Troiano Enea nel XII secolo a.C. Dopo la sua morte, Ardea fu distrutta dai nemici ma la città rutula rinacque dalle sue ceneri sotto forma di airone cinerino, simbolo di rinascita e di rigenerazione. Danae ed il suo bambino furono chiusi in una cassa di legno con un melograno come fonte di sostentamento, da Giove, lasciati in balia dei flutti, giunsero sino alla costa. Soccorsi da alcuni pescatori furono portarono al cospetto del loro re Pilumno che si commosse e sposò Danae. Risalendo il fiume trovarono un luogo ideale dove fondare una città, piantarono un melograno simbolo di coesione tra i popoli, simbolo ancora oggi presente nella piazza. La rete dei fiumi e canali rappresentava un sistema naturale di confini e di scambi con le popolazioni vicine, senza il quale non avrebbero potuto sopravvivere. Il sistema di cunicoli e canali, disseminati su tutta la rocca e nella zona circostante, avevano una funzione pratica sulla gestione delle acque del territorio. La costruzione dell’emissario del lago di Nemi, aveva probabilmente anche una funzione religiosa, mettendo in collegamento le acque del lago, con quelle del fiume e della foce; costituendo una via lungo la quale sorsero templi e santuari dedicati alle divinità tra cui quello dedicato a Giuturna, sorella del re rutulo Turno, presso una fonte ritenuta miracolosa per le sue proprietà curative, l’Artemisium, sulle rive del lago di Nemi e l’Aphrodisium alla foce del fiume Incastro. Entrambi i templi erano dedicati a divinità associate al culto delle acque, ed al ciclo della vita e della morte. Dall’alto del lago di Nemi la dea Diana, proteggeva donne e partorienti. Il tempio della Noce che sorge tra l’Artemisium e l’Aphrodisium è orientato verso il punto in cui il sole tramonta, il giorno del solstizio d’inverno, e la notte, la più lunga dell’anno. La presenza di tutti questi luoghi di culto, rese Ardea la capitale spirituale delle popolazioni latine. La storia di Ardea si è da sempre intersecata con quella di Roma, alternando fasi di ostilità a fasi di alleanza. Il mito della fondazione di Roma stessa, giuntoci attraverso l’Eneide di Virgilio, rievoca le lotte tra Rutuli e Romani, incarnati nelle figure di Turno ed Enea, per il predominio su queste terre, fino all’assedio di Ardea che determinò la cacciata di Tarquinio il superbo da Roma, e la fine della monarchia. Tito Livio “ab Urbe condita” Libro I 57-58 “Ardea apparteneva ai Rutuli, popolo che in quella regione e in quell’epoca spiccava per le sue ricchezze. La vera causa della guerra fu questa: il re (Tarquinio il Superbo) di Roma, dopo essersi svenato con la sontuosità dei suoi progetti urbanistici, contava di riassestare il proprio bilancio e, nel contempo, facendo del bottino sperava di placare gli animi della gente, esacerbati non soltanto dalla sua ferocia, ma incapaci di perdonargli di essere stati così a lungo impegnati in lavori faticosi e servili. Si tentò di prendere Ardea al primo assalto. Visto il fallimento del tentativo, i Romani scelsero la via dell’assedio e scavarono una trincea intorno alla città nemica”. Il suicidio Lucrezia, costretta a sottostare alle voglie di Sesto Tarquinio, figlio di Tarquinio il Superbo, durante l’assedio esercitò un fascino tale da ispirare persino un’opera di William Shakespeare (1594, The rape of Lucrece 1-7) : “From the besieged Ardea all in post, Borne by the trustless wings of false desire, Lust-breathed Tarquin leaves the Roman host, And to Collatium bears the lightless fire Which, in pale embers hid, lurks to aspire And girdle with embracing flames the waist Of Collatine’s fair love, Lucrece the chaste” . Lucrezia ha fatto la sua prima comparsa nelle pagine di Ovidio, ma la sua storicità è documentata da un lungo racconto di Tito Livio. La vicenda è ambientata durante l’età monarchica i cui re sanguinari provenivano da famiglie etrusche. Durante l’assedio di Ardea, i figli del Re assieme ai nobili, per passare il tempo si divertivano a vedere ciò che facevano le proprie mogli durante la loro assenza, tornando di nascosto a Roma. Collatino sapeva che la sua Lucrezia era la più fedele e virtuosa tra le mogli. Così portò con sé gli altri nobili, tra cui Sesto Tarquinio, a vederla e venne effettivamente constatato che la matrona si stava dedicando ai lavori domestici. La vista di Lucrezia provocò in Sesto Tarquinio, un desiderio insopprimibile di possesso, e la stuprò. La giovane, distrutta dalla violenza a cui era stata sottoposta, non sopportò l’onta e si suicidò per la vergogna, dopo aver rivelato la tragedia accaduta al padre e al marito. Bruto porterà il corpo della giovane a Roma come simbolo della crudeltà dei re etruschi nella speranza che questo spinga il popolo a cacciarli. Ha inizio la Repubblica. Ardea avrebbe avuto un ruolo chiave nella storia di Roma, anche in fase repubblicana. Nel 391 a.C., Marco Furio Camillo venne in esilio volontario ad Ardea. Nel 390 a.C., i Romani furono attaccati dai Galli e Camillo, reclutò un esercito tra la popolazione ardeatina, portò il suo aiuto e sconfisse duramente i Galli. Probabilmente senza l’intervento della popolazione di Ardea, la storia romana sarebbe stata differente e fu durante la seconda guerra punica, combattuta tra Romani e Cartaginesi nel III secolo a.C. che i rapporti si conclusero definitivamente, perché si rifiutarono di inviare a Roma gli aiuti militari ed economici richiesti per sconfiggere Annibale, e così ad Ardea fu tolta l’indipendenza e fu condannata a non essere più ricordata, infliggendo la damnatio memoriae. Abbandonata a sé stessa, come una sorta di embargo, la fine di Ardea, fu determinata dall’interruzione di ogni rapporto commerciale con il resto del mondo. Senza la manutenzione necessaria, le opere idrauliche smisero di funzionare, e il territorio venne invaso dalle paludi. Già in età imperiale, ad eccezione di qualche villa patrizia, era quasi del tutto disabitato. In epoca medievale, I nuovi culti cristiani si erigevano su quelli che erano stati gli antichi ninfei, come quello di Santa Marina. Si narra che suo padre si rifugiò in un monastero portando la figlia, travestita da monaco, e si fece chiamare Marino. Marino fu accusato di aver sedotto la figlia di un locandiere e per non rivelare la sua vera identità accettò l’esilio, in una grotta vicino ad una fonte di acqua benefica, curando i malati col potere delle erbe ed esorcizzando gli indemoniati. Marino fu in seguito riammesso tra i monaci che solo alla sua morte scoprirono la sua vera identità. Il culto di Santa Marina si diffuse in tutto il Mediterraneo. In onore della Santa fu edificata una chiesa, e da secoli a maggio si celebra l’evento per il ritorno della primavera, quella che era la festa in onore di VENUS FRUTIS fu dedicata a Santa Marina. L’oratorio ipogeo di San Michele, sorge vicino alla rocca e la sua costruzione si fa risalire al periodo rutulo probabilmente collegato col culto delle acque sotterranee, e trasformato in epoca romana in un ninfeo, dove si riunivano i cristiani per celerare i propri riti (V secolo d.C.). Nel Medioevo, forse commissionati dall’Antipapa Anacleto II, nel XI secolo furono realizzati al suo interno un ciclo di affreschi e per la prima volta nel Lazio appare la Madonna col Bambino seduta sul trono e circondata dai santi, l’Agnus Dei che sanguina in un calice posizionato ai suoi piedi. Il Santo Graal. Dopo essere salpato da Marsiglia, per partecipare alla III crociata Riccardo Cuor di Leone (I d’Inghilterra), il 26 agosto 1190 arrivò ad Ardea, e si fermerà nell’oratorio Ipogeo a pregare. Leone V, nato ad Ardea nel IX secolo fu eletto Papa nel 903, ammirato da tutti perché “uomo di fede senza potere”. Giovanni Caetani, l’abate del monastero di San Paolo fuori le Mura a Roma, nato ad Ardea, fece edificare ad Ardea la chiesa di Santa Marina (1191). Livia Sforza Cesarini, duchessa di Ardea tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700, rinunciò alla sua vocazione di prendere i voti per salvare il patrimonio di famiglia. Maria Bordoni, nota ad Ardea come “la signorina Maria Bordoni”, fondatrice dell’opera Mater Dei, ha trasmesso a tutti coloro che la conobbero una profonda fede. La signorina Maria aveva apparizioni della Madonna solamente quando si trovava ad Ardea. Papa Francesco il 6 marzo 2018 ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i decreti riguardanti le virtù eroiche della Serva di Dio, ora Venerabile, Maria Antonella Bordoni. Giuseppe Fabrizi, parroco di Ardea (1898-1906), fu perseguitato per le sue iniziative umanitarie e sociali. Emigrò in America dopo essere stato interdetto dal Vescovo di Albano. Tornato in Italia fu rinchiuso in manicomio e nel 1915 fu accusato di “apostasia”, e dichiarato un “sovversivo”. Nel 1926 fu trovato morto alla foce dell’Incastro e la sua morte archiviata come un strano caso di suicidio. È sepolto nel cimitero di Santa Marina. Giacomo Manzù, è l’artista che scelse di vivere ad Ardea “tra questa gente semplice” dove è morto nel 1991. La sua ultima volontà è stata quella di essere sepolto nell’antica terra dei Rutuli, e la sua tomba è nel parco antistante il Museo di Ardea a lui dedicato che l’artista donò, nel 1979, allo Stato Italiano con tutti i suoi capolavori d’arte. E impossibile riassumere in poche righe millenni di storia, di miti, di personaggi famosi che sono transitati ad Ardea, se non sminuendone l’importanza storica e l’entusiasmo che ha visto questa Associazione organizzare l’evento gratuito aperto a tutti. Il concerto fine serata è stato eseguito dal sassofono Laura Venditti e fisarmonica Fabrizio Causio, il programma è stato dedicato alla danza e folklore. Il Duo Kalámia, diffondono un repertorio fondato sulla ricerca di nuove sonorità derivanti dall’ inedita interazione di strumenti molto conosciuti ma non ancora del tutto rivelati. Entrambi i musicisti si sono formati presso il Conservatorio di Musica “O. Respighi” di Latina e svolgono un’apprezzata attività concertistica in Italia e all’estero.
I prossimi appuntamenti del Centro di cultura “domus Danae” da non perdere assolutamente al momento sono due e sono tutti a Ingresso Libero.Il 17 Novembre presso il Museo Manzù grazie alla collaborazione del Centro di cultura “domus Danae” con la prestigiosa associazione di Roma, Nuova Consonanza, ci sarà il concerto dei “Arya Sax Trio” concerto che è all’interno del 56° Festival di Nuova Consonanza. Il secondo appuntamento è il tradizionale concerto di fine anno il 20 Dicembre presso la Villa “domus Danae” con la serata “I Tasti del Cuore”giunta alla quarta edizione.
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