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Ardea – Francesco Guagagnuolo . “Tra sogno e transrealtà”

Ottobre 26
07:07 2016

Guadagnuolo interpreta con una scultura“C’era una volta in America”di
Sergio Leone, la scena nel cimitero di Riversdaletra sogno e transrealtà

Nel 1984 debuttava nelle sale cinematografiche italiane “C’era una volta in America”, film-testamento del regista Sergio Leone.Rievochiamo, questo film capolavoro con l’artista Francesco Guadagnuolo, in occasione della Commemorazione dei defunti 2016,proprio nella scena riguardante il cimitero di RiversdaleincuiNoodles interpretato da Robert DeNiro‘ricerca il suo tempo perduto’, come in un Proust alla ricerca del significato della realtà attraverso la memoria.Francesco Guadagnuolo interpretacon una scultura il luogo tra sogno e transrealtà, la scena nel cimitero di Riversdale, nell’abbraccio metafisico tra l’immagine femminile vista di spalleche piange e l’uomo-manichino,poste sull’urna cineraria.L’intento dell’artista è quello di manifestare leverità soprannaturaliche pervadono la nostra vita. Le immagini, scolpiscono “quello che non si percepisce”,cioè l’indefinibile, tanto che il gruppo scultoreo produce nel pubblico sincere commozioni. Il tempo viene dilatato,e neemerge il distacco dalla vita terrena in unapacesurreale.Il film “C’era una volta in America”, narra l’episodio quando Noodles nel 1968 parte per il cimitero di Riversdale cercando il monumento sepolcrale per ritrovare i suoi amici sepolti, incontra la Direttrice del cimitero (Louise Fletcher) dallo sguardo oscuro e rigido, che attribuisce alla scena una situazione di tensione emotiva.All’interno Noodles impersonato da De Niro vede il proprio nome su una targa commemorativa,chiede spiegazione alla Direttrice circa il suo passato in un colloquioquasi irreale.L’espressione delusa dell’attore,divenuto nel frattempo anziano, che ricorda i suoi amici morti fra passato, presente e futuro, ma anche nella meditazione sull’importanza che intercorre tratempo e reminiscenza. La coppia nell’opera scultorea di Guadagnuolo è costituita da duesimulacri atemporali indicanti l’afflizione dell’attimo del commiato,dunque della morte e la separazione dalla vita. Sono figure incorporee nonostantel’esteriorità, sono due essenze-presenze che cercanol’incontro del sentimento-umano.La scenaindubbiamente esprime melanconia e fa apparire la tremenda solitudineche a volte ci troviamo a subire durante la vita terrena. Inoltre il transrealismo delle due figure “immobilizza” l’istante e lo contraccambia senza un tempo, presentandolo al di là della realtà, in un’altra dimensione trans-metafisica mortale.
Il poeta e critico teatrale Paolo Guzzi scrive: «Un abbraccio, un ultimo abbraccio, già impossibile, un ultimo tentativo, mal riuscito, di trattenere l’amato, l’amata, ciascuno nel proprio mondo che chiama ineluttabilmente. Non sappiamo se l’uomo/manichino abbracci o sia abbracciato dalla donna, che quasi gli si arrampica addosso. Vediamo un manichino senza volto e immaginiamo che sia trattenuto a fatica nel nostro mondo fatto di carne e di bellezza carnale, appunto, ma il tentativo della donna è inutile. Abbraccia colui che sta scomparendo, la cui corporea realtà è ormai lontana, le sue fattezze indistinte provano a restare, la donna cerca di trattenerlo, ma anche lei, di cui non vediamo il volto, sta per lasciare la presa. La disperazione si immagina per entrambi. Ciascuno scivolerà nel suo mondo, che li separerà. Speriamo soltanto che un giorno l’abbraccio diventerà definitivo, e che si ritroveranno definitivamente abbracciati, insieme».
Infatti, nell’abbraccio scultoreo di Guadagnuolo è come comprendere l’opera di Wagnerne “L’anello del Nibelungo” che per il suo finale immaginò che l’amore rimarrà e rimane la sola salvazione dell’umanità: “…Lasciate che, nel dolore e nella gioia, esista solo l’amore”.

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Francesco Guadagnuolo (Caltanissetta, 1956) è un pittore, scultore, incisore italiano.
L’Opera per la quale è maggiormente conosciuto è Il debito estero – verso una nuova solidarietà che si trova, dal 1997, permanentemente esposta nella sede dell’ECOSOC all’ONU – New York. Altre opere per le quali è conosciuto a livello internazionale sono i ritratti sui Papi Giovanni Paolo II, Paolo VI e Benedetto XVIesposte anche in Vaticano
“Sa comprendere la realtà in cui vive e, conservando sullo sfondo delle cose il suo acceso calore siciliano, sa essere, in questi anni irrequieti, un testimone di riflessioni giuste e di poesia”” Arcivescovo Giovanni Fallani * Ed. Sez. Antichità e Belle Arti Roma – Guadagnuolo – 1986
“È considerato uno dei rinnovatori dell’iconografia dell’arte sacra” – Corriere della Sera, pag.16, 12 febbraio 2010

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