Archeopatie II: mostra al Vittoriano
La mostra, che si propone di mettere in luce le qualità artistiche dell’autore piceno, si compone di 66 opere, esiti di una ricerca creativa iniziata negli anni ’80 basata sul principio di “scavare nella memoria, documentare, ricostruire e riappropriarsi”, così come si può leggere nel catalogo ufficiale dell’evento, edito da Giorgio Mondadori.
Il modo di operare dell’artista rievoca un processo di “stratificazione archeologica” fino a perdersi tra i “relitti del naufragio del passato”. Queste opere, secondo quanto dice il critico e storico d’arte Sabrina Falzone, devono essere interpretate come delle “specifiche annotazioni della memoria”.
L’aspetto peculiare della mostra ruota attorno alla metafora di continuità e di sviluppo per l’umanità, rappresentata da una monumentale opera di dimensioni pari a 7×1,50 metri – nata tra il 2005 e il 2006 – avente come protagonista il Cavallo, simbolo costante nel percorso creativo dell’autore ed ispirato al detto di origine islandese: “Un uomo da solo è un mezzo uomo, un uomo con un cavallo è un uomo e mezzo”.
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