Archeo-loghia
Messico – Durante i lavori per un campo di basket in un campus universitario (come si chiamano lì i campi di pallacanestro in una città universitaria), è stata riportata alla luce una struttura con le caratteristiche architettoniche di un complesso pre-ispanico, con un tipico campo di “pelota”. Il complesso di Maxcanú, 65 km da Mérida, nello Stato sud-orientale di Yucatán, dovrebbe risalire al cosiddetto periodo “Clásico Temprano” (250 aC-600 dC). Il campo è situato ai piedi di una collina seminterrata in una spianata di terra rossa chiamata kankab, ovvero in un luogo strategico, coperto da una terra privilegiata dagli agricoltori.
Alcuni contadini della regione Maya dello Yucatán collegano i campi di “pelota” a riti che accompagnavano la stagione agricola e ritengono, fra l’altro, che servissero a celebrare la rinascita del dio mais.
Egitto – Come tutti i faraoni, anche Tutankhamon ambiva a essere ricordato per l’eternità, ma sicuramente non immaginava di diventare il più celebre della storia anche per la giovane età nella quale morì. Carter, archeologo inglese, scoprì la sua tomba intatta nel 1922 e da allora una processione continua di turisti è disposta a soffrire la mancanza d’aria e la fatica di risalire le ripide scale, con il rischio di svenimenti e attacchi di panico, pur di ammirare i dipinti della camera mortuaria.
E qui cominciano i problemi per gli archeologi, che non sapevano più come fare per non trasformare la camera mortuaria in una serra, con muffe e batteri da tutto il mondo. Ma nell’era della realtà virtuale basta replicare le cose. Da aprile si visiterà una copia perfetta della tomba di Tutankhamon, facendo felici gli studiosi che potranno osservare l’originale in tutta tranquillità e i turisti che potranno magari toccare i disegni “proprio simili agli originali”.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento