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Appunti per un anno ‘politico’

Appunti per un anno ‘politico’
Gennaio 18
20:55 2024

«(…)Sto molto per strada, cammino tanto, prendo la metropolitana. Osservo. Negli ultimi anni mi pare di essere l’unica persona che presta attenzione. Tutti gli altri sono chini sui cellulari. (…) Lo schermo ti fa concentrare su te stesso, non su quello che ti sta intorno. (…) La gente non nota più nulla. È un’incredibile ricchezza: ho tutto il mondo per me.

(…) Sono l’unica persona che conosco a non avere iPhone e computer. Sarebbe impossibile non averli se avessi vent’anni. Significherebbe non partecipare alla vita. Ai ragazzi non succede nulla che non abbiano visto in rete; la loro vita è quel telefono. È per questo che quando qualche idiota lascia cadere per errore il cellulare sui binari della metropolitana, cerca di scendere a riprenderlo. Per me è meglio perdere il telefono che la vita; per loro, invece, non c’è differenza tra la vita e il telefono.» Intervista a Fran Lebowitz, scrittrice: Che fatica il mestiere della satira di Manuela Cavalieri e Dotanella Mulvoni, su: Robinson n. 371 del 14/01/2024

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Non è stato facile ‘finire’, per quell’insano senso di buio che pervade gli ultimi giorni dell’anno, ed altrettanto è stato difficile ricominciare, perché l’anno prosegue con guerre terribili, genocidi, omicidi…Non si può dire che non ce ne importi: tutto quel che accade, oltre la sofferenza di tanti esseri umani, di intere famiglie, porta con sé molti altri risvolti dolorosi, per i più aridi o pragmatici anche economici. Guardando la messa in onda de La storia, fiction tratta dal bellissimo romanzo omonimo di Elsa Morante, si ha contezza del fatto che è sempre stato così, almeno nel Novecento e così nel Ventunesimo secolo: le vite dei comuni cittadini vengono stravolte fino al cessate il fuoco e anche ricominciare a vivere non può essere mai più la stessa cosa. Assieme a pseudo politici, biechi guerrafondai, cresce un mondo di persone che vorrebbe la guerra già tabù per l’umanità.  

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Un pensiero va al giovane Alex Ivan, con la sua aria seriosa e sognante. Nelle poche foto che lo ritraggono sembra sereno e non sappiamo se qualcuno degli adulti che aveva intorno ha pensato che non ha saputo proteggerlo. Gli sia lieve la terra e luminoso il viaggio oltre questo mondo..  

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I social sono una delle tante piazze, uno dei tanti luoghi nei quali manifestare noi stessi: portare il nostro dissenso, la gioia, l’amicizia, i nostri gusti in fatto di letture, cucina, cinema, moda o quel che si vuole. Se si pensassero più come un luogo fisico, che alla fine c’è, con la sua tangibilità seppure diversa, forse smetteremmo di trattarli come una cloaca dove far convergere anche tutto il nostro peggio. Sui social valgono le stesse regole che ci siamo dati per vivere assieme civilmente. Forse il problema, però, è proprio questo. Molti non riconoscono più le regole scaturite dal patto sociale che si sono dati coloro che vivono in una democrazia. Forse non interessa più la democrazia perché nel nuovo ordine verso cui va il mondo per questioni storiche, geografiche e climatiche, questa, in molti pensano, non basterà più. Problema non di poco conto. Vincenti i molti ciarlatani che vanno dicendo che non c’è nulla di cui preoccuparsi, basterà un ‘po’ di pugno di ferro’ e ‘giusti provvedimenti’ calati dall’alto per ristabilire clima e disciplina…

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Ormai si può leggere ovunque, di tutto, sotto varie forme. Si può leggere molto anche in internet, dallo smart phone, dal portatile, e fare ‘fact-checking’ su quanto vanno diffondendo mitomani e ciarlatani. Però, anche fra queste categorie occorre ristabilire gradi d’importanza. Un conto è chi mitizza il colore dell’erba attorno casa, molto più verde di quella degli altri, o si vuole dipingere come buono e bello: questi sono peccati, tutto sommato, veniali. Un altro conto sono quei personaggi che ‘tirano’ nella loro mitizzazione buia e violenta altre persone (o intere nazioni) facendo del male, distruggendo vite.  

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La cittadinanza digitale sarà utile. Ma né divertente né così interessante, se non per addetti ai lavori. La cittadinanza è più interessante perché non ha contorni d’inconsistenza: su questa buona base si può disegnare tutto il digitale che si vuole. La cittadinanza digitale sarà utile ma né divertente, né interessante: i giochi sono finiti già qualche anno fa con l’epoca dell’invenzione dei joystick, delle stazioni di gioco. Soprattutto deluderà molti con la sua idea di ‘servizi a distanza’: qui è l’interazione vera di cui si ha bisogno e i ‘servizi a distanza’ se non intesi a corredo di migliori interazioni umane, se occorreranno solo per ‘non sporcarsi le mani’, saranno un fallimento.   

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Scrive Concita De Gregorio da: Allenando la mente – La necessità di immaginare – D di Repubblica del 19/12/2023

«Una delle persone con cui è più bello passare il tempo al mondo è, per me, Francesca Della Monica. Donna di multiforme ingegno, oratrice formidabile e grandissima ascoltatrice, persona di rara simpatia ed enciclopedica cultura. Nella vita, oggi, si occupa principalmente di didattica: educa all’uso e alla consapevolezza della voce. Lo fa a partire da una storia, la sua, che viene da studi accademici di filosofia, musica, archeologia. È una grande esperta di arti contemporanee e di paleolitico, una maga delle associazioni – dal mito al rap. Mi diceva, l’altro giorno, di volersi occupare più approfonditamente di fisica e di voler approfondire le sue competenze di neuroscienze. (…) Qualche sera fa, partendo da Maria Callas, ha iniziato a parlare di funzionamento delle sinapsi, di aree cerebrali, di corteccia e di reti neuronali. Lo faceva per dire che la voce arcaica attinge da aree del cervello assimilabili a quelle attive nell’infanzia, quelle che nel corso della vita si “educano” e sovente si perdono. Mi ha fatto ascoltare un intervento di Maurizio Pincherle, neuropsichiatra infantile. Quel che infine ho trattenuto, di quella formidabile conversazione, è che esiste un fenomeno chiamato “pruning”, grosso modo potatura delle aree cerebrali: quelle che non usi si sfoltiscono, decadono. Si riduce quell’area del cervello. (Sono poi andata a studiare. Il pruning, lo sfoltimento delle sinapsi, è quello che il premio Nobel Gerald Edelman nel 1987 chiamava darwinismo neuronale: sopravvivono nel cervello solo le sinapsi più utilizzate). Vengo al punto, le generazioni cosiddette native digitali. Le reti neuronali funzionano in modo diverso e le aree cerebrali hanno funzioni diverse. Per secoli l’apprendimento e lo sviluppo cognitivo hanno seguito lo stesso percorso: si è imparato attraverso l’osservazione dell’ambiente circostante, della lettura e della scrittura. Il flusso di informazioni visive era ridotto e molto viva la differenza tra realtà e immaginazione. Molto attiva, dunque, la corteccia frontale da cui dipendono tra l’altro l’organizzazione e la pianificazione dei comportamenti, l’autocontrollo, la regolazione dell’emotività e l’inibizione delle risposte non appropriate. La corteccia frontale si sviluppa attraverso la lettura, la musica, lo sport. La inibiscono, al contrario, le attività visive (per esempio videogiochi, tv). I lobi frontali raggiungono il massimo sviluppo fra 11 e 12 anni. Le immagini in movimento attivano altre aree del cervello e quello meno utilizzato, la corteccia frontale, si sfoltisce. In definitiva: se tu smetti di leggere, di immaginare quello che non vedi e concentri tutta la tua attenzione su quello che vedi il tuo cervello cambia. Ma non nei millenni, cambia subito. La potatura avviene nel corso della nostra esistenza. La corteccia, che gestisce – ripeto – l’autocontrollo, si assottiglia. Molto si spiega. Decerebrato in senso tecnico: dotato di minor materia cerebrale a causa della paralisi di quella porzione di materia grigia.» (Serena Grizi)

Letture:

Scheletri di Zerocalcare

Il potere del ciarlatano di Grete De Francesco

Film:

100 domeniche di Antonio Albanese

C’é ancora domani di Paola Cortellesi

Captain Fantastic di Matt Ross

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