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Maggio 02
10:47 2021

Dalla Politica di Aristotele: <<Raccontano i dotti che uno degli abitanti di quella terra, un certo Italo, diventò re dell’Enotria, che dal suo nome, mutato l’antico, si chiamarono Itali invece di Enotri, e che da lui prese la denominazione d’Italia tutta quella penisola l’Europa compresa tra i golfi Scillentino e Lametico, i quali distano tra loro mezza giornata di viaggio.>>  Da <<Ad Urbe condita libri”, Libri dalla fondazione Roma, di Tito Livio, Leggiamo: “(…)Passato così a Numitore lo Stato Albano, Romolo e Remo ebbero desiderio di fondare una città nel luogo in cui erano stati esposti e allevati…Poiché eran gemelli, e il riguardo all’età non poteva per ciò creare diritti di precedenza, affinché gli Dei protettori della contrada indicassero con segni augurali chi dovesse dare il nome alla nuova città, chi dovesse dopo averla fondata regnarvi, per prendere gli auspici Romolo occupò come luogo di osservazione il Palatino, Remo l’ Aventino… Si narra che apparissero primi a Remo come augurio sei avvoltoi, e che, essendone apparsi il doppio a Romolo quando già l’augurio era stato annunziato, le rispettive schiere salutassero re l’uno e l’altro, quelli appellandosi alla precedenza dell’ apparizione, questi al numero degli uccelli. Da ciò venuti a contesa, nel fervore dell’ira furon tratti al sangue, e Remo cadde colpito nella mischia. Più comune è la leggenda che, a scherno del fratello, Remo fosse saltato oltre le mura novelle, e che per ciò fosse stato ucciso da Romolo adirato il quale, inveendo anche con le parole, aggiunse: “così muoia qualunque altro osi mai varcare le mie mura!” Così Romolo ebbe egli solo l’impero; la città fondata ebbe nome dal fondatore.>> Nel “D. FELICIS NERINII DE TEMPLO ET COENOBIO SANCTORUM HISTORICA MONUMENTA”, ROMAE MDCCLII” leggiamo: “(…) Nam in Chron. Sublacensi ad An. 1090. Narratur, Agapitum Comitem Tusculanum duas filias habuisse; quarum alteram nuptui tradidit Odoni Frajapani, cui reliquit castra Mareni, Turricelle, Montis Albani, Nemoris, suam partem castri Montis Compatri; alteram vero Annibali Annibaldo, cui reliquit castra Arcis Perjurae (Rocca Priora), Montis Porculi, Molariae c. unde Gens Molaria nomen defumpsit, quae ab Annibaldis originem, traxisse dicitur. Vide Zazzeram Famiglia di S. Eustachio lit. B.” E’ riportato nel Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica del Gaetano Moroni Romano (MDCCCXLIV) che:  “(…)nel Chronicon Sublacense, anno 1090, narrasi come Agapito conte tusculano ebbe due figlie, una ne diè in moglie ad Oddone Frangipani, alla quale lasciò castra Mareni, Turricellae, montis Albani et Nemoris et suam partem castri Montis Compatri, l’altra poi la maritò ad Annibbale Annibaldi, a cui lasciò Arcis Periuriae, Montis Porculi et Molariae…”

 

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