Notizie in Controluce

 Ultime Notizie

Antonov Bozhidar: Kom-Emine di quasi 600km è la sfida più impegnativa

Antonov Bozhidar: Kom-Emine di quasi 600km è la sfida più impegnativa
Luglio 31
18:16 2024

Kom–Emine è un sentiero di alta montagna in Bulgaria che segue la cresta principale dei Monti Balcani che tagliano in due il paese e danno il nome alla penisola balcanica.

Kom – Emine è uno dei sentieri d’alta montagna ininterrotti più lunghi d’Europa; è il sentiero escursionistico più lungo, antico e famoso della Bulgaria. L’elevazione media del sentiero è di 735 m. La sezione centrale, la più alta di Kom-Emine, coincide con il Parco Nazionale dei Balcani Centrali e supera regolarmente i 2.000 m.

Il punto più alto del percorso è il picco Botev (2.376 m) che è anche la vetta più alta dei Monti Balcani. In totale, vengono scalate o aggirate circa cento singole vette.

In genere, il completamento dell’escursione Kom-Emine richiede dai 20 ai 25 giorni. Il sentiero fu percorso con successo per la prima volta nel 1933 dal pioniere dell’escursionismo Pavel Deliradev. La prima escursione di massa fu effettuata nel 1953 e la prima traversata invernale con gli sci seguì nel 1961.

Il bulgaro Bozhidar Antonov detiene il record per la traversata più veloce di Kom-Emine. Nell’agosto 2018 ha completato il percorso in 4 giorni, 8 ore e 27 minuti. https://kom-emine.bg/records/?lang=en

Di seguito, approfondiamo la conoscenza di Antonov attraverso risposte ad alcune ime domande.

La gara in cui hai vissuto le emozioni più belle? Le emozioni più belle non le ho vissute in una gara, ma in uno dei miei progetti che ho realizzato. Era durante una traversata invernale del percorso Kom-Emine in Bulgaria, si tratta di una traversata montuosa di quasi 600 km che attraversa tutta la Bulgaria. A oggi, è la sfida più impegnativa che abbia mai incontrato. È stata una montagna russa, emotivamente molto impegnativa sia mentalmente che fisicamente. Se devo nominare una gara, probabilmente X-Alpine (Verbier Ultra Trail) dove ho avuto un’esperienza simile. Verbier Ultra Il Trail (X-Alpine) è la mia gara ultra-preferita e l’ho fatta 7 volte, finendo tutte e 7. Il mio miglior risultato è stato nel 2022, classificandomi 2°.

Hai sperimentato il limite nelle tue gare? La tua gara più estrema o più dura? In una gara, non proprio. Ho iniziato tardi a fare le ultra-gare, e prima avevo avuto esperienze in montagna. Sapevo che non importa quanto tu possa essere duro o pensi di poterlo essere, la natura può spezzare chiunque nelle giuste condizioni. Lo ho sempre in mente e non mi spingo mai fino ai limiti reali. Nelle gare o negli eventi in montagna cerco sempre di avere un po’ di energia di riserva nel caso succeda qualcosa che non va. Devo saper aiutare me stesso, non sempre si può contare sugli organizzatori o sull’aiuto accidentale di qualcuno. La mia strategia di base per ogni gara è prendere i primi 2/3 dell’evento in modo conservativo e spingere l’ultima parte, non vado mai al massimo dall’inizio, sembra una pessima idea per una ultra-gara di montagna. Ho un’esperienza simile come stuntman e mi avvicino sempre alle cose con attenzione. Mi considero una persona molto abile in acqua (non dico nuotatore, perché non sono un grande nuotatore), ma sono stato bagnino in spiaggia, ho avuto casi gravi di persone che annegavano in preda al panico o molto mare mosso e sono sempre riuscito ad affrontarlo con disinvoltura. Tuttavia, durante una delle mie prove acrobatiche, in una piscina, cercando di superare i miei limiti, sono rimasto senza respiro o battito cardiaco per poco più di un minuto. Ho avuto fortuna e ho avuto la mia seconda possibilità, ma ho apprezzato ancora di più la vita dopo quell’incidente e ho deciso di allargare la mia zona di comfort, molto, per non inseguire i miei limiti. La mia prova più difficile finora è stata in inverno, la Kom-Emine. Per poco più di nove giorni, ho dovuto affrontare enormi escursioni termiche (15°C+/-20°C), neve alta, venti forti, bufere di neve, mancanza di sonno, mancanza di navigazione in alcuni luoghi, ecc. e tante emozioni in mezzo.

In genere, il completamento dell’escursione Kom-Emine richiede dai 20 ai 25 giorni. Il sentiero fu percorso con successo per la prima volta nel 1933 dal pioniere dell’escursionismo Pavel Deliradev. La prima escursione di massa fu effettuata nel 1953 e la prima traversata invernale con gli sci seguì nel 1961.

Bozhidar Antonov detiene il record per la traversata più veloce di Kom-Emine. Nell’agosto 2018 ha completato il percorso in 4 giorni, 8 ore e 37 minuti.

L’8 luglio 2022, Antonov ha corso il “Trail Verbier St Bernard by UTMB 2022 – X-Alpine 140 km”, dislivello positivo 9300 m+, classificandosi secondo in 22h10’56”, preceduto dal francese Antoine Bouchet 22h10’56”. Completa il podio lo svizzero Jean-Gregoire Luisier 22h46’51”. Tra le donne vinse la svizzera Emily Vaudan (ottava assoluta) 24h24’33”, precedendo la spagnola Natalia Roman 27h27’07” e la ceca Andrea Vlasakova 27h32’49”.

Cosa provi prima, durante, dopo una gara? Prima di una gara, soprattutto se è attesa da tempo, provo eccitazione per la sfida imminente. Una volta iniziato, mi calmo e prendo il ritmo. Ho partecipato a molte gare e ho attraversato molti alti e bassi durante gli eventi. A volte affronto i problemi molto bene, ma a volte mi sembra di non avere le risposte, immagino che dipenda dai miei obiettivi per l’evento. Il più grande vantaggio di una gara di successo è la grande sensazione di aver raggiunto il proprio obiettivo e il secondo vantaggio per il vincitore di un recupero molto veloce. Decisamente una differenza a questo riguardo tra vincere e fallire.

 Man mano che si avvicina la gara stabilita da tanto tempo, e dopo un congruo periodo di preparazione mirata con eventuali gare intermedie, si prova sempre più eccitazione e non si vede l’ora di essere alla partenza per mettersi in gioco per la grande sfida che può andare bene, sperimentando successo nonostante la grande fatica.

È importantissimo che poi si recuperi bene cercando di ritrovare la forma giusta per dedicarsi a un nuovo obiettivo, eventualmente più sfidante, e preparandosi con più fiducia di poterci riuscire.

Esperienze durissime si possono fare ma sempre con il massimo rispetto e attenzione di ciò che si sta facendo, con adeguata preparazione, conservando sempre un po’ di energie che potrebbe essere utile nell’ultima parte dell’impresa e apprendendo sempre da ogni esperienza che sia di successo o insuccesso per non farsi male e tutelarsi sempre, cercando di sperimentare non solo sfide e performance ma anche benessere.

Pensi che lo psicologo sia utile nello sport? Credo fermamente che una persona alla quale puoi esporre veramente e confidare nelle tue idee, nelle tue paure, nelle tue insicurezze possa aiutarti a riuscire a superarle. Quella persona può essere uno psicologo, un amico, un coniuge, a volte anche uno sconosciuto.

Sogni realizzati e rimasti irrealizzati? Sono decisamente un sognatore, forse un sognatore ragionevole, ma comunque sogno, mi pongo degli obiettivi, cerco di realizzarli. A volte lo faccio, a volte fallisco, ma bisogna sempre provarci.

 Provarci sempre, la vita è veloce e passano velocemente occasioni e opportunità di sperimentare, mettersi in gioco. Si tratta di treni che a volte non passano più, meglio approfittare ora e prenderli al volo, stabilendo obiettivi anche sfidanti ma non impossibili, osando senza strafare.

Prossimi obiettivi a breve, medio, lungo termine? Ti ispiri a qualcuno? Il mio obiettivo più grande è riuscire a fare le cose che amo e aspiro a farle il più a lungo possibile. Ciò significa prendermi cura del mio corpo e della mia mente e non smettere mai di giocare.

Cosa racconteresti a te stesso di dieci anni fa? Spreca il tuo tempo con cose che ti fanno sorridere.

Ti ispiri a qualcuno? Trovo ispirazione in molte persone e cose, ma mai nel tutto. Mi piacciono alcune cose particolari nelle loro idee o nel loro punto di vista, ma dopotutto nessuno è perfetto, tutti abbiamo il nostro sale e pepe.

 È importante avere sempre progetti, stimoli, aspettative, prepararsi per andare incontro a mete, sogni, obiettivi e documentarsi, confrontarsi con altri per prendere insegnamenti e consigli utili integrando tutto con la propria esperienza e formazione personale in modo da essere sempre più competenti, consapevoli, fiduciosi, resilienti.

Cosa dicono di te la famiglia, gli amici, i colleghi di lavoro, i fan? Di solito non presto molta attenzione a quello che la gente dice di me, soprattutto quando si tratta di sport, ma le persone che mi sono vicine e che sono importanti per me, mi sostengono perché sanno quanto lo amo e quanto mi fa sentire bene.

 Di solito le passioni che si coltivano rendono molto felici e danno molto senso alle nostre vite vissute molto più intensamente, chi ci è vicino di solito ci comprende, ci sostiene, sa che si tratta del nostro benessere che ci fa continuare a volerci bene e a fare bene anche negli altri nostri orti della vita, lavorativi, familiari, relazionali.    

In che modo lo sport ti aiuta nella vita quotidiana? A volte aiuta, a volte no. Mi rende resistente a qualsiasi compito che potrei svolgere, ma potrebbe anche rendermi meno paziente con le persone che non rispettano le regole.

Cosa dà e cosa toglie lo sport? Lo sport può darti tanto. Ti fa socializzare, sviluppa il tuo corpo e la tua mente, costruisce la tua disciplina, ti rende responsabile e molte altre buone qualità e caratteristiche, l’ideale di kalokagathia. Tuttavia, può anche derubarti di quanto descritto sopra, è solo uno strumento che puoi usare per azioni buone o cattive.

Davvero interessante il punto di vista di Antonov, in effetti nella cultura greca del V secolo a.C., la kalokagathìa è l’ideale di perfezione fisica e morale dell’uomo. La parola deriva da due parole greche: kalòs (bello) e agathòs (buono).

Letteralmente, indicava l’identità tra ciò che è bello e ciò che è buono, sia negli enti corporei sia nelle idee immateriali. La kalokagathia, dunque, rappresenta la concezione greca del bene connessa all’azione dell’uomo e si sostiene quindi che vi sia una complementarità tra bello e buono: “ciò che è bello non può non essere buono e ciò che è buono è necessariamente bello”.

Cosa significa per te un podio o una vittoria? Potrebbe semplicemente significare che sono stato un corridore migliore degli altri in quella particolare giornata oppure potrebbe significare una grande soddisfazione dopo anni di duro lavoro per riuscirci.

Si tratta di due motivazioni che in genere coesistono ma sarebbe meglio seguire la motivazione intrinseca e cioè il piacere di farlo, la soddisfazione di esserci riuscito dopo un periodo di duro allenamento, rispetto alla motivazione estrinseca dell’essere riconosciuti e apprezzati per quello che si è riusciti a fare, meglio entrambe.

Quali sono gli ingredienti del successo? Gli allenamenti più importanti? La persistenza direi che è la chiave per raggiungere i tuoi obiettivi in qualsiasi campo. Devi crederci davvero, inseguirlo e divertirti un po’ lungo la strada. Si tratta più della strada che della destinazione finale.

 Concordo, bisogna capire cosa si vuole nella vita, cosa si vuole ottenere e raggiungere, crederci di poterlo fare capire come poterlo fare, se si hanno caratteristiche, qualità, risorse per poterlo fare e intraprendere un percorso, una strada, un periodo di allenamento, preparazione, potenziamento per arrivare al traguardo finale, faticandosi ma anche divertendosi, si può fare, provarci sempre.

Cosa ti spinge a fare sport considerati estremi? Sono divertenti, eccitanti, stimolanti, difficili.

 Più è dura la lotta e più glorioso è il trionfo, questo si sperimenta in genere alzando sempre un po’ l’asticella delle difficoltà, ma sempre con attenzione, modestia, umiltà.

C’è qualcuno che ti incoraggia o scoraggia nella tua attività sportiva? Molte persone stanno cercando di entrare nella mia testa, vibrazioni e idee buone o cattive, ma ho imparato ad ascoltare la mia povera anima.

Cosa hai scoperto del tuo carattere praticando sport di resistenza? Preferirei non parlare di me, ma abbiamo discusso di questo argomento con molte persone in più occasioni. Ho notato che le persone che praticano sport estremi o professioni ad alto livello di rischio sono solitamente molto calme, persino noiose nella vita normale. Di solito sono tipi malinconici e flemmatici. In situazioni estreme si eccitano al punto da poter essere molto produttivi, prendere buone decisioni, sviluppare i giusti algoritmi delle azioni necessarie, fondamentalmente comportarsi in modo appropriato mentre i collerici e i sanguigni tendono a sovraccaricarsi sotto pressione e a commettere più errori. Tutti noi abbiamo alcuni di questi tratti distribuiti in molte proporzioni diverse. Ciò che possiamo fare è metterci in ogni tipo di situazione diversa. Con ogni esperienza diventiamo sempre più bravi ad affrontarlo. Dobbiamo ampliare la nostra zona di comfort. Per farlo bisogna dimostrare carattere e volontà al momento giusto. Spesso è più facile a dirsi che a farsi e sto ancora imparando e godendomi la strada. Cordiali saluti, Boжидар Антонов, Homo Ludens.

 Matteo SIMONE

Tags
Condividi

Articoli Simili

0 Commenti

Non ci sono commenti

Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?

Scrivi un commento

Scrivi un commento

1995 Ricordiamo la terza “Sagra della ciambella e del vino” a Monte Compatri (video trasmesso da tva40)

MONOLITE e “Frammenti di visioni”

Categorie

Calendario – Articoli pubblicati nel giorno…

Luglio 2024
L M M G V S D
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
293031  

Presentazione del libro “Noi nel tempo”

Gocce di emozioni. Parole, musica e immagini

Edizioni Controluce

I libri delle “Edizioni Controluce”